OTTOBRE
19

Diario dal Consiglio del 19 ottobre 2018

Il Consiglio si raggiunge attraversando P.zza Indipendenza. E’ singolare che l’organo di Governo Autonomo affacci proprio su un luogo denominato in modo per noi così tanto evocativo di quel principio costituzionale fondamentale, a garanzia ‘dello stato di diritto’, che riguarda la magistratura tutta come “ordine”, ma impegna anche ciascuno dei suoi singoli componenti, per i quali è, infatti, un prerequisito della legittimazione  all’esercizio delle funzioni. Ciascuno di noi sa (o dovrebbe sapere) quale valore ha questa indipendenza per la tutela dei diritti dei cittadini, e quanto è inutile che essa sia affermata senza essere davvero vissuta.      

Ed è proprio all’insegna della necessità di difendere l’esercizio sereno ed indipendente delle funzioni giurisdizionali che si apre la nostra settimana, con le dichiarazioni del presidente della commissione bilancio alla Camera, Borghi, che a fronte della conferma in Cassazione della sanzione comminatagli da Bankitalia si lamenta osservando che  “il relatore era di Magistratura Democratica  e mi ha dato il benvenuto in politica”. Abbiamo affrontato con gli altri componenti togati la questione posta da simili dichiarazioni, che si inseriscono nel solco – profondo-  scavato da quanti, ieri come oggi,  non trovano migliore argomentazione, a fronte di una pronuncia sfavorevole, che attaccare e delegittimare l’organo che l’ha pronunciata. Ed abbiamo ritenuto che l’apertura di una “pratica a tutela” avrebbe finito per dare maggiore visibilità al dichiarante, e rischiato di spendere un strumento  importante quanto delicato per un’occasione che non lo meritava. Abbiamo quindi convenuto che una dichiarazione del Consigliere Luigi Spina, a nome di tutti i togati, in apertura del Plenum volta a stigmatizzare lo strumentale attacco alla libertà associativa dei magistrati ed al pluralismo che questa garantisce nell’interesse della giurisdizione, fosse risposta sufficiente ed idonea.

In ogni caso abbiamo colto l’occasione e sollecitato gli altri componenti del Consiglio ad aprire una discussione onde individuare presupposti condivisi per procedere in futuro all’apertura di “pratiche a tutela”.

 

Come abbiamo già comunicato, proseguendo nell’attuazione del programma elettorale, abbiamo chiesto al Comitato di Presidenza l’apertura di una pratica in V Commissione avente ad oggetto la modifica del T.U. sulla Dirigenza Giudiziaria relativamente alla procedura di conferma quadriennale nelle funzioni direttive e semidirettive, poiché l’attuale sistema non ha prodotto gli effetti auspicati: le verifiche sono divenute un mero passaggio burocratico, come dimostrato anche dal carattere del tutto eccezionale dei provvedimenti di non conferma. Come già avevamo rappresentato nel corso di tutta la campagna elettorale, è necessario rendere più agevole l’emersione di eventuali criticità nell’esercizio delle funzioni espletate, da attuarsi attraverso l’ampliamento delle fonti di conoscenza e dei poteri istruttori dei Consigli Giudiziari: nel rispetto della garanzia del contraddittorio con il magistrato interessato pensiamo anche alla possibilità di prevedere forme di interlocuzione con i magistrati dell’ufficio (ne discuteremo all’incontro già fissato con i consiglieri giudiziari il prossimo 10 novembre).

 

Nel frattempo  abbiamo vissuto la frenesia del continuo spostamento da una Commissione all’altra (alcuni  di noi sono componenti di tre diverse commissioni, e non è facile gestire il tempo “ritagliato” per studiare le pratiche, riferire agli altri, interloquire con i magistrati segretari e dell’ufficio studi, esaminare preliminarmente ed insieme tutte le pratiche di Plenum, confrontarsi con gli altri componenti, togati e laici... leggere la posta, leggere le chat, rispondere al telefono, mangiare e prendere un momento il fiato!).

Un appuntamento improvvisato in tarda serata in p.zza di Spagna, sulla scalinata, ove alcuni -non proprio ragazzi- suonavano canzoni note ed amate ci ha riconciliato con i tempi morbidi di questa città bellissima e ‘resettato’ dalla stanchezza delle giornate.

 

Mercoledì siamo tornati in plenum. Si discutevano due pratiche di V commissione: la  nomina del  Presidente di  Sezione del Tribunale di  Lecce, e la nomina del Presidente del Tribunale di Fermo. 

 

La pratica relativa alla nomina di Lecce veniva da un rinvio dall’ultimo plenum. Come vi abbiamo già raccontato la scorsa settimana, si tratta di pratica istruita dal precedente Consiglio che vedeva due  proposte, una di maggioranza (per il collega Baffa) e una di minoranza (per il collega Maritati), che avevamo ritenuto presentassero entrambe profili critici quanto a impostazione della motivazione, soprattutto con riguardo alla sostanziale assenza del momento decisorio più qualificante, ovvero quello comparativo: non tra i due candidati oggetto delle due diverse proposte,bensì di ciascuno di questi con tutti gli altri - non pochi-  candidati pretermessi, i cui profili professionali  erano appena accennati. Per questo avevamo chiesto che la pratica tornasse in commissione onde approfondire il giudizio comparativo rispetto ai candidati rimasti esclusi senza adeguata motivazione. Ma la maggioranza del CSM non aveva accolto la nostra richiesta.

Di fronte alla necessità di scegliere esclusivamente tra le due proposte originarie abbiamo ritenuto, sulla base di una attenta valutazione dei  profili professionali, di votare per la proposta B (Alcide Maritati). Il dibattito, che si può ascoltare su radio radicale,   offre  un quadro interessante della diversità di impostazione, anche culturale, tra i vari componenti.

 

Abbiamo ritenuto preferibile il profilo professionale di Alcide Maritati perché negli ultimi otto anni ha svolto, con ottimi risultati, funzioni di coordinamento della sezione GIP del Tribunale di Lecce, perché è stato per ben due volte componente del Consiglio Giudiziario di Lecce, perché ha costantemente collaborato nella organizzazione dell’ufficio. L’altro candidato, invece, ha trascorso sette degli ultimi otto anni fuori dalla giurisdizione (prima componente della commissione di concorso in magistratura, poi fuori ruolo al Ministero con compiti molto distanti dalla giurisdizione), e ha avuto esperienze organizzative molto limitate, avendo presieduto per brevi periodi il collegio del riesame e quello della corte d’appello. A questi argomenti ci è stata obiettata la maggiore anzianità di Baffa (Ardita) o la eterogeneità delle sue esperienze (è stato circa 25 anni fa per pochi anni in Procura circondariale e attualmente è in appello). La proposta per Baffa è passata con il voto compatto degli eletti di Unicost e MI, di tutti i laici (nessuno dei quali è intervenuto nel dibattito) e la astensione di Sebastiano Ardita. Il nostro auspicio è che le votazioni sulle nomine non seguano nel futuro logiche di blocco e di appartenenza. Per parte nostra abbiamo ribadito, e ribadiamo, che noi non voteremo mai su queste pratiche sulla base di logiche di appartenenza o di scambio, che ci impegneremo sempre per un confronto con gli altri per la ricerca di soluzioni condivise e che l’unico patto che ci sentiamo di proporre e di sottoscrivere è un patto sulla professionalità e sulla trasparenza.  Per questo abbiamo chiesto e chiediamo a tutti gli altri gruppi di fare tutti insieme un passo indietro per ricercare, nell’interesse della magistratura e delle istituzioni, soluzioni condivise e trasparenti.

 

Anche per la  pratica relativa alla nomina del Presidente del Tribunale di Fermo abbiamo chiesto il ritorno in commissione. Anche in tal caso, infatti,  pur a fronte di una motivazione ben più articolata e completa, ed anzi proprio per questo,  ancora una volta era il giudizio comparativo compiuto in precedenza dalla commissione ad apparire incongruo ed insoddisfacente, polarizzato  tra due proposte che finivano per pretermettere in effetti un terzo profilo professionale -che appariva, sulla base della lettura degli atti, assolutamente adeguato-  per ragioni  opinabili rispetto al candidato della  proposta di maggioranza (maggiore durata di un anno nell’esercizio delle funzioni semidirettive)  e non condivisibili nella proposta di minoranza  (aver svolto l’incarico di RID). Anche in questo caso la maggioranza ha respinto la richiesta di ritorno in commissione della pratica. Successivamente abbiamo votato, insieme a tutti gli altri componenti e con la sola astensione del consigliere Ardita, la proposta di maggioranza, in quanto il profilo professionale del dott. Castagnoli appariva, a nostro avviso, indubbiamente prevalente su quello dell’altra candidata proposta al plenum.

   

 

Si è poi discusso in plenum della proposta di  proroga del collocamento fuori ruolo del dott.Claudio Galoppi già componente del CSM precedente e richiesto come capo di gabinetto vicario dall’attuale Presidente del Senato, anche lei già componente del precedente CSM.  Nel corso della discussione abbiamo osservato che si trattava di una proroga del collocamento fuori ruolo che è stata resa possibile solo in ragione dell’abrogazione, compiuta dalla l. 205/2017 ( cd. legge di stabilità) del 3° e 4° periodo dell’art. 30 2° comma del dpr 916/58 (legge istitutiva del Consiglio)  che prevedeva per un anno il divieto di collocamento fuori  ruolo e di nomina a incarichi direttivi e semidirettivi del Consigliere cessato dall’incarico.  Nonostante si trattasse di una scelta legislativa largamente opinabile, era evidente che non vi fosse obiettivamente alcun ostacolo ( anche alla luce della circolare sul tema ) all’autorizzazione alla proroga.

Abbiamo sottolineato, però, che la tempestività che il CSM manifestava nel rispondere alle  richieste della Presidente del Senato dovesse essere la stessa con cui rispondeva alle esigenze degli uffici, e per questo abbiamo formalmente chiesto che in III Commissione fosse fissata all’ordine del giorno la pratica per il rientro in ruolo dei componenti del precedente CSM  (alcuni dei quali hanno già formalizzato una richiesta in tal senso).

 

Al termine del plenum abbiamo proposto a tutti i togati di predisporre un account di posta comune a tutti (togaticsm) da utilizzare per una comunicazione tempestiva (senza attendere i tempi più lunghi di quella ufficiale) degli esiti del plenum, evitando la moltiplicazione di comunicazioni dei singoli gruppi. La nostra proposta ha ricevuto molti consensi, abbiamo provveduto a creare l’account... poi alcuni gruppi hanno mandato la loro comunicazione individuale. Speriamo nel futuro di rendere operativa la cosa.

 

Segnaliamo infine che in III commissione è fissato un fitto calendario di  audizioni degli aspiranti magistrati segretari, con lo scopo di arrivare al pieno organico. Coglieremo l’occasione per proporre l’aumento dell’organico dei magistrati segretari, la cui competenza, abnegazione ed esperienza costituisce l’ossatura su cui si regge tutto il lavoro delle commissioni, e che, ove potenziata, consentirebbe di ridurre drasticamente il ricorso alla delega “esterna” ex art. 28  di tanti compiti,  che, proprio l’esternalizzazione, snatura e svuota spesso di efficacia, creando asimmetrie nella completezza e compiutezza delle motivazioni (come proprio la vicenda delle due nomine di cui vi abbiamo parlato dimostra).

 

Ci scusiamo per la lunghezza e del fatto che – sempre più assorbiti dagli impegni –  abbiamo purtroppo meno  piacevolezze da condividere….

 

Vi racconteremo …Buon lavoro e buon week end a tutti!

Ale, Ciccio, Giuseppe, Mario