Diario dal Consiglio del 22 febbraio 2019
“[Il pubblico] preme contro la sottile barriera di legno che lo divide dal giudice: se riesce a superarla materialmente, sarà il linciaggio; se riesce a superarla spiritualmente, sarà la parte che giudicherà e non il giudice, cioè non si avrà giudizio”
(Salvatore Satta)
In Prima Commissione è iniziato l’esame della pratica a tutela che -unitamente ai Consiglieri che si riconoscono nei gruppi di Unicost e di A&I- avevamo promosso all’esito dei fatti avvenuti al Tribunale di Avellino a seguito della lettura del dispositivo della sentenza del giudice monocratico e delle reazioni e dei commenti da quei fatti suscitati. Nel frattempo è pervenuta anche la pratica a tutela che abbiamo richiesto –con le stesse sottoscrizioni- dopo le reazioni e i commenti che avevano accompagnato la pubblicazione dell’ordinanza del Tribunale dei Ministri di Catania.
Sono pratiche molto importanti e delicate, in quanto sono divenuti ormai sempre più frequenti i comportamenti che mettono in discussione il ruolo della giurisdizione e si susseguono e intensificano reazioni scomposte all’esito di provvedimenti dell’autorità giudiziaria non gradite. Ed è di oggi la notizia che il Ministro dell’Interno ha annunciato una visita in carcere per esprimere la sua solidarietà a due persone condannate per tentato omicidio.
Mercoledì abbiamo deciso di intervenire con un comunicato a fronte dei commenti suscitati dall’applicazione di una misura cautelare ai familiari del sen. Matteo Renzi: “Siamo convinti che i provvedimenti giudiziari possano e debbano essere commentati ed anche criticati. Non è accettabile però che - come spesso capita- vengano strumentalizzati nel dibattito politico. Per questo, siamo preoccupati per taluni commenti che suggeriscono che la applicazione di una misura cautelare domiciliare nei confronti dei genitori di Renzi sia stato un “capolavoro mediatico” o sia dovuta all’impegno politico del figlio. Spesso la magistratura è stata accusata di interferire nel dibattito politico; per prevenire questo rischio converrebbe evitare che le vicende giudiziarie vengano ogni volta colorate di finalità politica”.
Valuteremo con gli altri consiglieri la richiesta anche in questa circostanza di apertura di una pratica specifica.
Si tratta di una discussione importante che si alimenta e si arricchisce nel confronto tra punti di vista diversi.
Reputiamo che sia importante essere tempestivi. Ma anche consentire che in Consiglio maturi e cresca una riflessione il più possibile condivisa, in vista della tutela della funzione giurisdizionale la cui stessa legittimazione, come strumento di risoluzione dei conflitti, può essere messa a rischio da continue reazioni e commenti impropri, i cui effetti sono amplificati, spesso acriticamente, dalla stampa e dai social: muovere un’obiezione o una critica in modo ragionato e misurato, così come assumere e comunicare una decisione assunta nel rispetto della Costituzione e della legge, rispettando la dignità e talvolta la sofferenza di chi ne è destinatario, sono, invero, entrambi espressione di maturità dell’agire democratico, indispensabili alla salvaguardia dell’irrinunciabile ruolo istituzionale che l’Autorità Giudiziaria svolge per la tutela dei diritti dei cittadini e per l’esercizio efficace del controllo di legalità.
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Il plenum di mercoledì si è aperto con una dichiarazione di Paolo Criscuoli in ricordo del giovane collega Giovanni Romano, che ha perso la vita lunedì scorso in un incidente d’auto mentre si recava al lavoro a Caltanissetta. Le parole di Paolo, che di Giovanni era stato affidatario, hanno commosso profondamente tutti noi e l’intero Consiglio si è stretto per un momento al dolore della giovane moglie e dei familiari.
Scossi, abbiamo dunque iniziato la discussione delle pratiche all’ordine del giorno.
All’unanimità è stata deliberata la nomina di Paolo Giovagnoli a Procuratore di Modena. La storia di questa pratica è ormai nota e ne abbiamo riferito più volte. Le precedenti delibere di nomina come Procuratore di Lucia Musti erano state annullate dal Consiglio di Stato per ben tre volte, le ultime due con dichiarazione di nullità per elusione del giudicato. Abbiamo valutato con attenzione le ragioni dell’annullamento e le motivazioni utilizzate nelle precedenti delibere e abbiamo ritenuto, in accordo con tutti gli altri componenti, che la nomina di Giovagnoli fosse la più corretta in sede di esecuzione del giudicato amministrativo.
Diversa è stata, invece, la nostra valutazione in merito ad un’altra pratica che pure veniva da annullamento da parte del giudice amministrativo, il conferimento dell’ufficio semidirettivo di Procuratore Aggiunto presso la Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, relativamente ad un posto di nuova istituzione, vacante dal 16.7.2015, all’esito dell’entrata in vigore della legge n.43/2015 che ha attribuito al procuratore nazionale le funzioni di coordinamento e impulso delle indagini penali e di prevenzione in materia terrorismo.
Ne vogliamo dare conto in modo approfondito non solo perché si trattava della nomina ad un Ufficio di estrema rilevanza, soprattutto considerato il contesto internazionale ed il livello di esposizione al pericolo “terrorismo”, ma perché in questa vicenda è venuta in rilievo con particolare chiarezza la criticità del rapporto tra prerogative del CSM in materia di selezione della dirigenza e potere di controllo della legittimità delle decisione del giudice amministrativo. E proprio su come affrontare questo nodo si è manifestata una netta divisione all’interno del Consiglio.
La pratica proveniva da un annullamento della delibera di nomina del dott. Maurizio Romanelli su ricorso proposto dalla dott.ssa De Simone, pronunciata dal Consiglio di Stato che ha ritenuto illegittimo il giudizio di prevalenza espresso nei confronti del dott. Romanelli, all’epoca Procuratore aggiunto presso il Tribunale di Milano, rispetto alla ricorrente dott.ssa De Simone, all’epoca (e tuttora) sostituto procuratore presso la DNA.
Il CdS aveva censurato la motivazione della decisione che, nel comparare i profili dei due candidati, in modo paradossale (“incoerente dal punto di vista logico con le disposizioni di legge relative alla DNA”) “penalizzava” il servizio svolto presso la DNA dalla dott.ssa De Simone nell’ambito del giudizio attitudinale per l'attribuzione delle funzioni di Procuratore aggiunto, sostenendo che in ragione di tali funzioni la stessa si fosse “allontanata dalla diretta conduzione di indagini”.
Dopo che, in sede di riedizione del potere deliberativo, il CSM aveva nuovamente ritenuto prevalente il dott. Romanelli effettuando una nuova comparazione, il CdS, adito dalla dott.ssa De Simone in sede di ottemperanza, ha dichiarato la nullità per elusione del giudicato della nuova delibera assegnando il termine di trenta giorni per la ulteriore riedizione del potere. In tale pronuncia il giudice amministrativo ha stigmatizzato il fatto che il CSM non aveva ponderato e valutato ancora una volta l’esperienza svolta dalla dott.ssa De Simone presso la Direzione Nazionale Antimafia, precisando che tale esperienza non doveva esserne fatta “ragione di automatica prevalenza, ma nemmeno di paradossale aprioristica penalizzazione nell’ambito di una valutazione pur globale e complessiva».
Ha quindi concluso affermando che "non compete a questo giudice, pur in sede dell’ottemperanza, attribuire la preferenza all’uno o all’altro vuoi esprimere un giudizio di condivisione sull’operato del CSM esorbitante dei limiti del riscontro vizi di legittimità ... ed in particolare, di ragioni di nullità per violazione o elusione del giudicato.
“Il CSM dovrà dunque rideterminarsi operando finalmente una seria e sostanziale valutazione attitudinale apprezzandole nell’ordine gerarchico emergente dal giudicato e dalla legge: che dunque consideri effettivamente ed adeguatamente le esperienze e le capacità maturate nella trattazione di procedimenti relativi alla criminalità organizzata, come previsto dall’art. 103, comma 3, d.lgs. n. 159 del 2011".
Ciò detto in Commissione, all’esito della discussione sugli effetti della sentenza del CdS, valutati e comparati i due profili professionali, sono maturati due orientamenti diversi confluiti in due diverse proposte:
l’una favorevole alla nomina della dott.ssa De Simone, fondata sulla valutazione di un effetto vincolante del giudicato amministrativo circa la prevalenza delle funzioni esercitate dalla stessa presso la DNA rispetto al dott. Romanelli e con riguardo all’indicatore specifico di cui all’art. 103 comma 3 del codice antimafia ( “I magistrati della Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo sono scelti tra coloro che hanno svolto, anche non continuativamente, funzioni di pubblico ministero per almeno dieci anni e che abbiano specifiche attitudini, capacità organizzative ed esperienze nella trattazione di procedimenti in materia di criminalità organizzata e terroristica.”) (votata dai consiglieri Gagliotti, Morlini, Lepre, e Basile) ;
l’altra favorevole alla nomina del dott. Romanelli, fondata sulla convinzione che la decisione del CdS non fosse vincolante agli effetti della comparazione (anche alla luce del fatto che lo stesso GA concludeva invitando il CSM a rideterminarsi, espungendo il passaggio decisorio specificamente individuato come “elusivo”); né poteva esserlo, in una lettura che ne salvaguardasse la correttezza e legittimità “di sistema”; e, quindi, sulla convinzione (ampiamente motivata nella proposta) che dovesse prevalere ai sensi dell’art. 103 cit. il dott. Romanelli, il quale oltre ad una robusta ed indiscussa esperienza, attitudine e capacità organizzativa nella trattazione di procedimenti in materia di criminalità organizzata possiede un’esperienza, attitudine e capacità di organizzazione in materia di criminalità terroristica, consolidata in 15 anni di attività professionale specificamente dedicata, comprovata dai risultati delle indagini svolte, dagli esiti processuali, e dai riscontri particolarmente prestigiosi ricevuti in questo campo a livello internazionale. Una esperienza decisamente ed evidentemente superiore a quella della dott.ssa De Simone, la cui pregressa esperienza in DNA quale sostituto, non poteva che considerarsi recessiva soprattutto in quanto, a proposito di coordinamento e direzioni di indagini in tema di terrorismo, non poteva obiettivamente far valere che pochi mesi di esperienza, considerato che la legge che ha introdotto la relativa competenza nella DNA è entrata in vigore nell’aprile 2015 e la vacanza del posto di cui si discute è del luglio dello stesso anno (onde solo l’esperienza maturata in precedenza poteva essere considerata agli effetti della comparazione). (votata dai consiglieri Davigo, e Suriano).
Nel corso del dibattito in Commissione abbiamo ripetutamente ( ed inutilmente) chiesto che si procedesse all’audizione dei due candidati onde poter meglio chiarire alcuni fatti già emergenti dalle rispettive autorelazioni che avrebbero dovuto essere oggetto della valutazione comparativa; ed in particolare il periodo in cui il dott. Romanelli risultava essersi occupato di terrorismo (che nella motivazione della decisione annullata appariva erroneamente limitato agli anni successivi al 2012) e il periodo di svolgimento, da parte della dott.ssa De Simone di attività di coordinamento ed impulso in materia di terrorismo, che erano descritte nell’autorelazione in modo tanto ampio quanto generico e non collocabile ragionevolmente nel breve tratto temporale tra l’aprile e il 16 luglio 2015 (si veda in proposito anche la motivazione della proposta in suo favore, pag. 87 dell’odg del Plenum).
Anche la richiesta di audizione depositata, in seguito, dallo stesso dott. Romanelli è stata disattesa.
In apertura del Plenum, dopo averlo peraltro preannunciato, abbiamo anzitutto insistito per il ritorno della pratica in commissione.
E questo anche per un’ulteriore ragione, che avevamo altresì preannunciato, allertando gli altri consiglieri del fatto che il dott. Romanelli aveva notificato (anche al CSM parte necessaria) ricorso alla SSUU contro la sentenza del CdS per eccesso di potere, sostenendo che in sede di ottemperanza il CdS avrebbe illegittimamente compresso l’autonomia, di rilievo costituzionale, del CSM.
Abbiamo, infatti, osservato che, la notifica del ricorso avrebbe meritato una riflessione in Quinta Commissione e la richiesta di un parere all’ Ufficio Studi circa la persuasività dei motivi, onde valutare in caso di vaglio positivo, l’opportunità che il CSM si costituisse in giudizio e sostenesse, a sua volta, le ragioni dell’eccesso di potere onde concorrere a definire in sede di suprema legittimità la cornice delle proprie prerogative costituzionali.
Nessun argomento è stato sufficiente a consigliare la maggiore attenzione ed il maggior scrupolo possibile a fronte di una decisione relativa ad un Ufficio tanto importante.
Non si è voluto neppure rinviare la discussione al pomeriggio per avere un minimo di tempo almeno per leggere il ricorso. Anzi è stata palesata una chiara insofferenza per il “tempismo” di un atto difensivo, per giunta proveniente da un collega di altissima professionalità, ovunque apprezzato, anche al di là dei confini del nostro paese.
Una posizione che ci è sembrata, oltre che inspiegabilmente rigida, anche illogica in quanto proveniente proprio da quella parte dei consiglieri che affermavano di sentirsi vincolati nella riedizione del potere e nel giudizio di comparazione da un giudicato implicito di merito, e che quindi per primi avrebbero dovuto avere interesse a valutare un ricorso con il quale si chiede alle sezioni unite di Cassazione di censurare proprio tale aspetto della decisione del giudice amministrativo, in quanto invasiva delle prerogative costituzionali del Consiglio. Insomma delle due l’una: o il Consiglio aveva il potere di effettuare una nuova comparazione e una scelta senza abdicare al proprio potere oppure la decisione del giudice amministrativo era vincolante anche quanto alla scelta del candidato da nominare e allora si sarebbe ben dovuto approfondire il profilo dell’eventuale eccesso di potere giurisdizionale denunciato dal ricorrente.
Ma tant’è.
La discussione che è seguita al rigetto della nostra richiesta, la potete ascoltare su radio radicale.
Qui ci limitiamo a ribadire le ragioni per cui la proposta di maggioranza era incongruamente motivata:
non solo ha ritenuto “decisiva” la carenza nel profilo del dott. Romanelli (alla data della vacanza, ovviamente) “dell’esperienza di impulso e coordinamento investigativo proprio della DNA”, contrariamente a quanto affermato dallo stesso CdS che ha esplicitamente escluso che la pregressa esperienza della dott.ssa De Simone alla DNA potesse essere ragione di automatica prevalenza, e quindi incorrendo in un vizio uguale e contrario a quello che ha determinato l’annullamento della nomina del dott. Romanelli; ma ha escluso che quest’ultimo vantasse esperienze di impulso e coordinamento investigativo a dispetto di risultanze opposte e riscontri amplissimi, misurati sul campo di indagini condotte anche a livello sovranazionale in modo così efficace ed innovativo da essere oggetto di studio e di plurime note di elogio del governo degli Stati Uniti.
Hanno votato la proposta Romanelli, insieme a noi, i consiglieri Ardita e Davigo (che ne era anche il relatore) Benedetti e Donati. Astenuto il consigliere Lanzi e il Primo Presidente. Il Procuratore Generale non ha partecipato al voto.
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Nel plenum pomeridiano abbiamo deciso i trasferimenti orizzontali per i posti requirenti (per i quali è già stata diffusa comunicazione da altri gruppi). Abbiamo verificato (ed ancora di più verificheremo quando affronteremo i posti giudicanti) quali sono i posti ambiti (che hanno tantissimi aspiranti al trasferimento) e quelli meno ambiti (dai quali i colleghi fuggono).
Abbiamo preso nota degli uffici che, all’esito dei trasferimenti, sono rimasti sotto organico ed utilizzeremo tutti gli strumenti che la legge assegna al CSM per garantirne la funzionalità. Ci siamo anche resi conto che, accanto ai benefici che possono essere concessi per i trasferimenti verso le sedi disagiate, sarebbe opportuno prevedere benefici a chi, legittimato al trasferimento, decide di rimanere per un congruo periodo nella sede di servizio disagiata. Sarebbe un buon modo per evitare il periodico svuotamento degli uffici meno graditi, solitamente coperti solo con i colleghi di prima nomina.
Abbiamo inoltre approvato su proposta della Settima Commissione un interpello straordinario per l’applicazione extradistrettuale diretto alla copertura di dieci posti nel settore penale al Tribunale di Reggio Calabria, in deroga alle disposizioni della Circolare in materia di supplenze assegnazioni, applicazioni e magistrati distrettuali, considerata la gravissima difficoltà organizzativa in cui versano gli uffici del Distretto esposta in sede di audizione dal Presidente della Corte di Appello, Luciano Gerardis, di cui vi avevamo già parlato. All’esito dell’audizione, in cui il Presidente ha rappresentato con composta desolazione una situazione di assoluta emergenza con riguardo al funzionamento della sezione GIP/GUP che solo nel 2018 ha evaso 17.533 richieste di intercettazioni per reati di criminalità organizzata ed ancora gravata da ben 477 richieste di misure cautelari; della sezione del Dibattimento che, già investito della trattazione di cinque maxiprocessi, è impegnata nella celebrazione di uno dei più rilevanti processi di criminalità organizzata (con l’esame di 400 testimoni e più di 10.000 intercettazioni); ed infine della Corte d’Appello che, impegnata nella gestione di ben 101 processi di criminalità organizzata registra altissimi livelli di incompatibilità (circa l’80%) poiché la maggior parte dei magistrati trasferiti presso la Corte d’Appello proviene dall’ufficio di primo grado, oltre all’assenza di tre consiglieri, la Settima Commissione ha investito il Comitato di Presidenza della situazione di emergenza rappresentata e dello stato delle scoperture, il quale ha invitato tanto la Settima quanto la Terza commissione ( competente in materia di mobilità) ad adottare ogni utile provvedimento.
Ci sembra importante porre l’accento su questa pratica per valorizzare la specificità dell’emergenza dell’ufficio in questione nel panorama nazionale, che offre spunti di riflessione sulle reali emergenze in punto sicurezza che riguardano il nostro paese, e che paiono se non ignorate certamente sottovalutate nel dibattitto pubblico e mediatico.
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In Terza Commissione abbiamo discusso, previo confronto con la Commissione Tecnica della pubblicazione di posti per la Procura Generale presso la Corte di Cassazione. Abbiamo ribadito la nostra contrarietà ad avviare la procedura senza aver prima discusso sulle nostre proposte di revisione della circolare in tema di accesso agli uffici di legittimità. Ma nonostante le insistenti e reiterate sollecitazioni tale discussione non ha ancora avuto nemmeno inizio.
Abbiamo poi ascoltato l’Ufficio Studi in merito al quesito posto in ordine al regime del fuori ruolo presso l’Autorità garante del mercato, a seguito della richiesta di collocamento fuori ruolo per assumere tale incarico del collega Rustichelli, il quale ha già svolto fuori ruolo un periodo superiore ai dieci anni previsti dalla legge Severino.
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In Quinta commissione la discussione sui posti direttivi e semidirettivi già pubblicati inizierà non appena perverranno i pareri dei Consigli Giudiziari per tutti coloro che hanno presentato domanda.
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In Sesta Commissione prosegue molto proficuamente il confronto nel tavolo tecnico con la Scuola. In un incontro tenutosi martedì si è discusso della organizzazione del tirocinio dei M.O.T. che prenderanno servizio nel prossimo mese di marzo (nel plenum di mercoledì sono state approvate le direttive del CSM al riguardo) e di alcune possibili modifiche al regolamento sul tirocinio.
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La prossima settimana i lavori del CSM sono sospesi. Utilizzeremo questi giorni per le nostre visite ai territori, in adempimento di una promessa fatta in tutte le sedi durante la campagna elettorale. Giuseppe e Mario saranno a Messina, Catania e Gela. Ale sarà a Asti e a Cuneo. Ciccio a Foggia e Brindisi.
Buon lavoro e buona settimana ... Vi racconteremo … !
Ale, Ciccio, Giuseppe, Mario