GENNAIO
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Diario dal Consiglio del 26 gennaio 2019

Da questo prezioso volume “Razza e Ingiustizia. Gli avvocati e i magistrati al tempo delle leggi antiebraiche”, che il Consiglio Superiore della Magistratura ha realizzato per fare memoria, dopo 80 anni, della promulgazione delle leggi del 1938, abbiamo tratto la riflessione di Liliana Segre, Senatrice a vita e superstite delle leggi razziali, con la quale abbiamo concluso i nostri interventi all’inaugurazione dell’anno giudiziario:

Conoscere la storia del proprio tempo non solo evita di ricadere in certi errori ed orrori, ma apre la mente al valore autentico di termini come “tolleranza”, “accoglienza”, “interculturalità”, “solidarietà”.

Il Plenum di questa settimana si è aperto con l’intervento di Mario che, a nome di tutti noi, ha salutato con entusiasmo l’elezione di Lello Sabato quale giudice della Corte europea per i diritti dell’uomo. Un grande riconoscimento non solo per un ottimo magistrato ma per tutta la giurisdizione italiana, un importante tassello per proseguire il proficuo dialogo fra le Corti.

L’ordine del giorno del Plenum contemplava la proposta unanime di Terza commissione relativa ai tre Magistrati Segretari e al Magistrato destinato all’ufficio studi ancora mancanti, che contemplava Stefano Opilio per l’ufficio studi e Ilaria Sasso Del Verme, Marco Verzera e Luigi Bettini quali Magistrati Segretari.

La proposta è stata oggetto di un confronto articolato ma sereno: da un lato, senza dissentire dalla scelta comparativa compiuta nel caso concreto, taluno ha voluto porre il problema del metodo della scelta dei magistrati della c.d. struttura, osservando che stanti i compiti loro affidati, sarebbe preferibile un concorso vero e proprio calibrato sulla conoscenza dell’ordinamento giudiziario, che garantirebbe maggior trasparenza a queste nomine conferendo loro, altresì, maggiore “neutralità” anche rispetto ai gruppi associativi presenti in Consiglio; dall’altro alcuni tra i laici, nel condividere la critica di metodo hanno rappresentato un disagio rispetto ai pareri che sarebbero stati sinora espressi dall’Ufficio Studi proprio assumendo che il lavoro di quest’ultimo risentirebbe di una corrispondenza alla sensibilità culturale dei gruppi associativi, mentre la sensibilità politico culturale della componente laica non avrebbe alcuna possibilità di trovare una corrispondenza.

Premesso che non condividiamo le considerazioni svolte a proposito dei colleghi dell’Ufficio Studi, che lavorano con grande, professionalità, competenza e disponibilità nei confronti di chiunque, continuamente sollecitati ad esprimersi su questioni complesse ed in tempi rapidissimi, e puntualizzato che i Pareri su cui il Plenum si è espresso non sono “ dell’Ufficio studi”, come pure è stato detto, ma sono della Sesta Commissione, cui partecipano quattro componenti togati e due laici ( il Prof. Benedetti e l’avv. Cerabona), noi abbiamo votato a favore della proposta (che è passata a larghissima maggioranza) sostenendo quanto abbiamo affermato durante la campagna elettorale ed anche in uno dei primi Diari: poiché si tratta di incarico fondamentale per il buon andamento del Consiglio, noi pensiamo che richieda competenza e laboriosità ma anche capacità di cogliere non solo i nodi tecnico-ordinamentali, ma anche meta-ordinamentali delle decisioni che si vanno ad istruire, ovvero quelli che attengono ai principi e ai valori con cui le decisioni di autogoverno spesso impattano (autonomia, indipendenza, lettura della giurisdizione come “servizio”, cultura partecipativa e collettiva dell’organizzazione degli uffici, organizzazione tabellare come strumento di trasparenza, solo per fare qualche esempio). Le decisioni del CSM non sono, infatti, mai frutto di mero tecnicismo, e soprattutto non devono mai esserlo, poiché la discrezionalità (sorretta da motivazione adeguata, compiuta e coerente) che caratterizza la funzione di autogoverno è un presupposto indefettibile di scelte “giuste”.

Pertanto pensiamo (e rivendichiamo questa impostazione che non ha nulla a che vedere con derive correntiste) che la selezione dei magistrati segretari (proposti dalla Terza commissione d’intesa con il Comitato di Presidenza) debba essere attenta a professionalità, diligenza, capacità di lavoro in equipe e competenza ordinamentale ma non debba affatto andare verso un’accentuazione della prospettiva tecnico-concorsuale (come alcuni reputano), che rischia di svilire il ruolo del Csm esaltandone la dimensione burocratico-amministrativa; e si debba, invece, valorizzare significativamente, ed in modo trasparente, anche la componente “fiduciaria” (e quindi “politica”) di un incarico che è di diretta collaborazione con i Consiglieri.

Piuttosto vogliamo segnalare che l’attuale dotazione organica dei magistrati segretari ci pare non adeguata all’enorme mole di lavoro che la Struttura produce, soprattutto in tema di valutazioni di professionalità, selezione della dirigenza, organizzazione degli uffici, dove, in particolare è costretta ad inseguire le urgenze di uffici sottodimensionati o sfiancati da vacanze o turn-over. E’ per questo che – in un’ottica di emergenza – abbiamo anche noi votato la delibera – approvata all’unanimità - che prevede che la quinta e la settima commissione possano far ricorso, in modo e tempo contingentato, all’art. 28 per avvalersi di collaborazione esterna.

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Sempre nel corso del Plenum abbiamo trattato la revoca tardiva del trasferimento ordinario di un collega, in servizio a Parma e destinato a Milano, rispetto alla quale abbiamo votato favorevolmente. Si è trattato a nostro parere di un provvedimento assolutamente in linea con i precedenti consiliari e conforme al dettato e alla ratio della circolare.

La materia è disciplinata dall’art. 20 parte III della circolare n. 13778 del 24 luglio 2014 e successive modifiche, che prevede quanto segue: <<…3. L'istanza di revoca della delibera può essere accolta solo se, pervenuta prima dell'immissione in possesso nel posto di destinazione, non comporti la revoca della pubblicazione dell'ufficio di provenienza a meno che, nonostante la pubblicazione, manchino tempestive domande di aspiranti legittimati al predetto ufficio. Fermo restando quanto stabilito al comma precedente la revoca può essere concessa solo per prevalenti motivi di servizio o eccezionalmente per gravi ed imprevedibili circostanze sopravvenute attinenti la salute propria o dei prossimi congiunti o il lavoro del coniuge non legalmente separato nonché del convivente dalla cui unione siano nati figli riconosciuti, e comunque non dipendenti dalla volontà del richiedente.»

Nel caso di specie, abbiamo ritenuto che le note difficoltà della sezione penale dibattimentale di Parma, alle prese con la trattazione degli ultimi tronconi dei processi derivati dal Crac Parmalat (assai impegnativi per la complessità delle ipotesi contestate e l’attenzione dell’opinione pubblica, tanto che il Consiglio si è sempre premurato di garantire la totale copertura dei posti in quell’ufficio), rappresentate dal collega interessato ma soprattutto dal Presidente di sezione e dal Presidente del Tribunale, integrassero i “prevalenti” motivi di servizio sufficienti per la revoca della domanda: motivi di servizio, dunque, che non devono essere sopravvenuti ma ben possono anche essere preesistenti alla domanda, e devono prevalere sul deliberato trasferimento del collega ad altro ufficio, a prescindere dalle logiche di comparazione che vengono in rilievo secondo la normativa secondaria nella diversa ipotesi applicazione extradistrettuale.

Tanto più che, nel caso di specie, il posto al Tribunale di Milano – ufficio destinatario del trasferimento revocato- sarà comunque coperto, tramite lo scorrimento della graduatoria, e che la soluzione tabellare che il Presidente del Tribunale di Parma ha dichiarato di volere adottare garantisce che non saranno mutate le funzioni dei colleghi in tirocinio destinati a Parma.

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In Prima Commissione si sono esaminate delicate pratiche istruite ai sensi dell’art. 2 Legge delle Guarentigie. Si tratta di pratiche che per la loro delicatezza sono segretate e delle quali, pertanto, non possiamo fornirvi informazioni, poiché anche la loro discussione in Plenum è assistita dalla stessa esigenza di riservatezza. Possiamo però ragguagliarvi sui principi cui ci orientiamo nella loro valutazione: fermo che l’art.2 predetto prevede il trasferimento d’ufficio dei magistrati quando per qualsiasi causa “indipendente da colpa” non possono nella sede che occupano “svolgere le funzioni giudiziarie con piena indipendenza e imparzialità”, ed in conformità a quanto ritenuto dal Consiglio con delibera 16 giugno 2011, adottata all’unanimità sulla scia di quanto ritenuto dal Consiglio di Stato nella sent.10.5.2011 n.3587, prestiamo attenzione al fatto che si tratti di situazioni che, obiettivamente, creano pericolo di lesione della funzione giudiziaria (bene protetto dalla norma) in termini di indipendenza (che significa svolgere le proprie funzioni con piena libertà da condizionamenti) e imparzialità (che significa svolgimento di funzioni qualificato da un’assoluta obiettività rispetto agli affari da trattare). Situazioni che ben possono determinarsi anche in ragione di condotte - volontarie quand’anche incolpevoli - tenute dal magistrato, i cui effetti non restino completamente assorbiti dal loro eventuale rilievo sul piano disciplinare.

Si tratta, dunque, di valutazioni obiettivamente complesse, che meritano grande attenzione, caso per caso, onde verificare se, in sintesi, in un certo contesto, siano compromesse o meno – anche solo sul piano della percezione esterna, cioè dell’apparenza, stante il rilievo costituzionale del bene protetto - le condizioni che consentono al magistrato di svolgere le proprie funzioni nella sede occupata con piena indipendenza e imparzialità.

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In Terza commissione:

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L'attività della Quinta commissione è stata ancora dedicata, in larghissima misura, all'esame del contenzioso amministrativo che ha condotto alle recenti sentenze di annullamento di delibere del CSM concernenti il conferimento di incarichi direttivi e semidirettivi.

Di particolare rilievo riteniamo sia il riesame della pratica relativa alla assegnazione dell'incarico di Procuratore Aggiunto della DNA del dott. Maurizio Romanelli.

In questo caso il Consiglio di Stato è intervenuto due volte sulla nomina deliberata dal precedente Consiglio: nel primo caso ha annullato la nomina stessa e nel secondo caso ha dichiarato nulla la nuova delibera per violazione del giudicato, nell’ambito di un giudizio di ottemperanza proposto dalla collega Maria Vittoria De Simone.
Come abbiamo già segnalato, il giudicato che si forma all’esito del giudizio di ottemperanza crea dei vincoli alla decisione del Consiglio in sede di riedizione del potere.

Si tratta di una questione molto seria, che, da un lato, mette in evidenza quanto sia importante che le scelte del Consiglio siano in concreto corrette, ovvero compiutamente motivate e, prima ancora, sorrette da adeguate fonti di conoscenza; dall’altro richiede una risposta che sappia coniugare il rispetto del giudizio di legittimità con la salvaguardia delle prerogative che in questo ambito spettano in via esclusiva al CSM quanto al merito delle decisioni (fermo restando il grave problema dei “ perdenti posto” incolpevoli, che dovrà essere affrontato quantomeno a livello di normativa secondaria).

I lavori della Commissione hanno condotto alla formulazione di due proposte contrapposte: abbiamo deciso di votare a favore della proposta Romanelli (Davigo, Suriano) minoritaria rispetto alla proposta De Simone (Gigliotti, Morlini, Basile, Lepre). Le ragioni che ci hanno condotto a sostenere l'aspirante già soccombente nel contenzioso amministrativo ci appare rispettosa dei principi affermati dal giudice amministrativo, tenuto conto degli specifici parametri dettati dall'art. 103 del codice antimafia e delle specifiche attitudini mostrate dal dott. Romanelli nella trattazione di procedimenti non solo in materia di criminalità organizzata ma soprattutto nella lotta al terrorismo internazionale, come dimostrato soprattutto (il che avviene di rado) dai risultati conseguiti.

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La settimana è stata caratterizzata dall’impegno di impostare e redigere il discorso di apertura dell’anno giudiziario nei diversi Distretti cui eravamo destinati: a parte le linee guida preparate dalla Sesta Commissione, che offrivano un bilancio dell’attività della consiliatura passata e le prospettive per la nuova, ci è sembrato importante raccogliere gli spunti di riflessione che derivano da quanto ci sta succedendo attorno, e restituirlo nelle sedi istituzionali, con tutta la misura che il ruolo istituzionale richiede, ma anche con la preoccupazione che sentiamo per la salvaguardia dei diritti fondamentali e l’autonomia e indipendenza della giurisdizione.

I nostri discorsi di apertura sono in questo sito nella sezione dedicata all’apertura dell’anno giudiziario.

Nella settimana bianca continueremo a girare per i distretti per discutere con i colleghi.
Ciccio accompagnerà il vice presidente Ermini nella visita agli uffici giudiziari di Vibo Valentia (lunedi 28) e Bari (martedi 29) e poi giovedi 30 incontrerà i colleghi di Trani. Mario parteciperà all’incontro a Palermo. Alessandra incontrerà i colleghi a Torino e a Milano. Giuseppe, invece, fa una meritata pausa in montagna con la famiglia … che prima o poi ci prenderemo tutti.

Buon lavoro e buona settimana ... Vi racconteremo … !

Ale, Ciccio, Giuseppe, Mario