APRILE
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Diario dal Consiglio del 3 aprile 2020

“Chi può metta, chi non può prenda”

Con questa significativa frase di Giuseppe Moscati (medico italiano, canonizzato nel 1987, che salvò i pazienti dell’ospedale di Torre del Greco durante l’eruzione del Vesuvio del 1906), due artisti napoletani hanno ideato il “panaro” solidale per aiutare le persone durante la pandemia Covid-19. E come un virus “buono” l’iniziativa si è diffusa in tutto il paese: in molti supermercati e negozi è stata attivata la “spesa sospesa”, una somma di denaro da lasciare in negozi accreditati per aiutare altri a riempire la dispensa.

Dedichiamo il Diario alla capacità di una Comunità di riconoscere se stessa come tale e di ripartire dai suoi valori fondativi: dal riconoscimento della pari dignità di ognuno alla solidarietà come strumento della sua attuazione.

 

Il lavoro al Consiglio prosegue con inevitabili lentezze. Le commissioni sono ripartite da remoto con tutte le difficoltà che conoscete bene anche voi. E lo stesso si è fatto in Plenum, ove sono state assunte le sole decisioni caratterizzate dall’urgenza.

Tra queste segnaliamo:

  1. la decisione sulla revisione del calendario del tirocinio dei MOT che, come già anticipato la scorsa settimana, anticipa a questo periodo di emergenza alcune delle settimane della formazione presso la Scuola, da tenersi in modalità da remoto;
  2. l’approvazione del protocollo condiviso con DGSIA e CNF sull’attività dei Tribunali per i minorenni, uffici che devono continuare a trattare pratiche indifferibili e delicate che implicano necessariamente l’interlocuzione con soggetti diversi dalle parti e dai loro difensori (servizi sociali e sanitari di neuropsichiatria infantile per esempio): aspetto che il legislatore, allo stato, non ha contemplato pur prevedendo lo svolgimento da remoto delle udienze civili caratterizzate dall’indifferibilità (art. 83 comma 7 lett. f), e che è stato sollecitato sul punto dall’Associazione dei Magistrati per i minorenni e per la famiglia. Il CSM – anche in questo caso – ha fornito uno schema di protocollo uniforme, che non è e non può essere uno strumento integrativo della norma, ma una guida per realizzare a livello locale – in condivisione con i soggetti interessati – modalità condivise di partecipazione da remoto di tutti i soggetti del processo; uno strumento che fornisce mere indicazioni operative con finalità di organizzazione delle attività giurisdizionali e che non limita in alcun modo l’interpretazione delle norme, rimessa ai magistrati. È in corso l’approvazione di uno strumento analogo per gli Uffici di sorveglianza, anch’essi particolarmente impegnati in questa crisi in attività urgenti e indifferibili, soprattutto in ragione dell’emergenza di affrontare il problema della diffusione del virus nelle carceri.

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In Quinta Commissione, è stata decisa la pratica relativa al posto di Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Perugia.

Occorre premettere che, per rispettare il principio dell’esame delle pratiche secondo un ordine cronologico delle vacanze, la trattazione di quella concernente questo incarico è stata procrastinata in attesa della definizione di altre pratiche (tra le varie, Procuratore di Brescia, Procuratore di Salerno, Procuratore di Roma), il che ha determinato per varie circostanze (revoche, designazioni ad altri incarichi, altre sopravvenienze) una notevole riduzione del numero degli aspiranti.

La Commissione si è, infine, espressa con 3 voti (Consiglieri Suriano, Benedetti e Cerabona) a favore di Raffaele Cantone, 2 voti a favore di Luca Masini (Consiglieri Davigo e Miccichè) e l’astensione del Cons. Mancinetti.

A proposito delle ragioni della nostra decisione in commissione osserviamo:

nel giudizio comparativo tra i restanti candidati abbiamo cercato – come sempre – di individuare, alla luce delle disposizioni del TU, la persona più adatta alla conduzione dello specifico ufficio, e abbiamo ritenuto che il dott. Cantone, in ragione della sua esperienza professionale e delle qualità dimostrate nello svolgimento dei compiti assunti (sia quale sostituto della Procura della Repubblica di Napoli sia quale, giudice addetto all’Ufficio del Massimario, che quale Presidente dell’ANAC), fosse la persona più idonea ad assumere l’incarico di Procuratore della Repubblica di Perugia.

Senza dubbio di estremo rilievo l’attività svolta in Procura, sia nella circondariale, ove ha tra laltro seguito le indagini e il dibattimento del processo poi culminato nella ben nota sentenza Franzese in punto di nesso di causalità nell’ambito della colpa medica, sia in quella presso il Tribunale dove si è occupato di complesse indagini in materia economica e societaria.

Assegnato alla DDA ha trattato soprattutto le indagini relative ai sodalizi camorristici che operavano nel casertano (ma non solo), per poi trasferirsi nel 2007 al Massimario della Cassazione, dopo aver subito gravissime minacce a riprova dell’efficacia delle indagini da lui condotte.

Ha poi svolto con competenza le funzioni di magistrato del massimario, divenendo coordinatore del settore penale e ciò sino al 2014 quando è stato nominato – dal Parlamento – Presidente dell’ANAC, ove ha svolto un’attività di coordinamento di una struttura anticorruzione di ben 400 persone a stretto contatto con molte procure italiane; ciò fino al 2019 quando è rientrato in ruolo nell’ufficio di provenienza.

A noi è parso che, al netto dell’eccellente attività professionale svolta quale sostituto procuratore, lo specifico incarico fuori ruolo svolto (per 5 anni) fosse da valorizzare, come impone l’art.13 del T.U sulla dirigenza (“L’attitudine organizzativa e le esperienze ordinamentali maturate attraverso attività professionali fuori del ruolo organico della magistratura sono valutate in concreto apprezzando: la natura e le competenze dell’ente conferente l’incarico, con particolare riguardo al Ministero della giustizia e agli organi costituzionali; l’attinenza del contenuto dell’incarico alla funzione giudiziaria; l’idoneità dell’incarico fuori ruolo all’acquisizione di competenze utili all’amministrazione della giustizia e i risultati effettivamente conseguiti), proprio quale indicatore della capacità organizzativa e del rafforzamento delle competenze utili all’amministrazione di un Ufficio requirente; incarico, a nostro parere, e in via di concreta comparazione, assai più significativo degli indicatori costituiti dalla titolarità, per un tempo sostanzialmente equivalente, di incarichi semidirettivi requirenti o anche di (brevi) esperienze di reggenza dell’ufficio per assenza del Procuratore.

Come abbiamo detto più volte riteniamo che le previsioni del TU sulla dirigenza vadano modificate. E da tempo abbiamo avanzato una proposta di riforma che – in linea con l’elaborazione politico associativa sul tema della valorizzazione degli incarichi fuori ruolo – attribuisce maggior peso all’esperienza professionale. Con riguardo allo specifico aspetto delle esperienze fuori ruolo abbiamo proposto che l’esperienza fuori ruolo possa essere valorizzata solo dopo il rientro del magistrato in ruolo per almeno due anni. Ma le norme vanno applicate per come sono e non per come vorremo che fossero. E come tali abbiamo sempre ritenuto sinora di applicarle, coerentemente, considerando di volta in volta lo specifico incarico assunto fuori ruolo e la sua pertinenza ex art. 13 rispetto alle funzioni richieste nell’ufficio di destinazione; come del resto abbiamo sempre cercato di spiegare con questa comunicazione settimanale.

* * *

In questa terribile contingenza, ci preme rendervi partecipi di ulteriori due riflessioni.

Crediamo non sia più accettabile che i gruppi associativi continuino a rincorrersi per anticipare ai colleghi notizie che riguardano i lavori del Consiglio – tanto più quando sono l’esito di sforzi condivisi – o per attribuirsi la paternità di iniziative o proposte; ci sembrerebbe necessario, almeno in questa fase, in considerazione della drammaticità della situazione e per rispetto dei tanti lutti, dare un senso di unità di un’Istituzione che lavora compatta per il bene comune per garantire il servizio della giustizia ai cittadini. Abbiamo quindi proposto, come già avevamo fatto più volte in passato senza esito, di limitare le comunicazioni esterne dei gruppi alle diverse posizioni politiche assunte sulle singole questioni, per affidare, invece, alla sola comunicazione istituzionale del CSM le notizie in merito alle deliberazioni assunte all’unanimità e con il concorso di tutti. Anche questa volta il nostro invito è rimasto senza alcun riscontro. Per quanto ci riguarda continuiamo a non voler partecipare a questa rincorsa alle informazioni e ci impegniamo a garantire ogni settimana la comunicazione ragionata che vi offriamo.

Crediamo inoltre che sarebbe il caso di avviare al nostro interno, nella magistratura associata, nei gruppi, in Consiglio, una discussione seria su come affrontare la fase che si aprirà al termine dell’emergenza: come gestire il periodo feriale e l’arretrato che si sarà accumulato, con quali strumenti e quale organizzazione. Questo ci sembra davvero un tema di grande emergenza che meriterebbe l’attenzione di tutti.

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Buon lavoro a tutti

Vi racconteremo…

Alessandra, Ciccio, Giuseppe, Elisabetta, Mario