Diario dal Consiglio del 5 aprile 2019
Venerdì 5 aprile è stato inaugurato alla Scuola Superiore della Magistratura l’anno formativo 2019 alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, oltre che del Vicepresidente del Consiglio e del Ministro della Giustizia.
Abbiamo apprezzato questa cerimonia sobria che sottolinea, tuttavia, fortemente il valore istituzionale della formazione affidata alla Scuola. In tempi non facili per la giurisdizione, sempre più spesso oggetto di commenti scomposti e disinformati, l’intervento del Presidente, Gaetano Silvestri, ci sembra colga i nodi essenziali della funzione che siamo chiamati ad esercitare e si faccia carico del fondamento della sua legittimazione non solo in chiave di puro “tecnicismo falsamente neutrale”, ma vivificando la cultura giuridica “da un’ampia e diversificata cultura generale”.
Nel corso del Plenum di mercoledì tra le tante delibere affrontate ci pare importante riferirvi quelle che hanno riguardato:
a) l’approvazione della proposta di Prima Commissione relativa alla pratica a tutela dei magistrati di Monza, pratica di cui era stata richiesta l’apertura nella consiliatura precedente.
Nel maggio dello scorso anno, nel corso di una procedura esecutiva di espropriazione immobiliare, promossa su di un bene ipotecato a garanzia di un credito, i media e alcuni esponenti politici avevano dato risalto alla versione del tutto distorta dei fatti resa alla stampa dal debitore esecutato, ed hanno denigrato il giudice procedente accusandolo di violare la legge e persino la Costituzione. Un parlamentare, al fine di ostacolare il corso dell’espropriazione, ha eletto domicilio nell’immobile, e altri due esponenti politici hanno scritto al Prefetto per annunciare che avrebbero presenziato al rilascio dell’immobile in segno di solidarietà con il debitore esecutato, con ciò ponendo in essere una interferenza indebita che del tutto ingiustificatamente ha potenziato lo sdegno dell’opinione pubblica.
Poiché questi comportamenti hanno prodotto obiettivamente una lesione della credibilità della magistratura monzese e addirittura un’interferenza nell’esercizio indipendente e sereno della giurisdizione, il CSM ha ribadito la necessità che i rilievi e le critiche siano sempre espresse in modo corretto ed adeguato e con toni misurati, con la consapevolezza che la salvaguardia del ruolo istituzionale dell’Autorità Giudiziaria è indispensabile, perché funzionale alla tutela dei diritti dei cittadini e all’esercizio efficace del controllo di legalità, che non si fondano sul consenso ma si alimentano del rispetto e della fiducia della collettività.
Sono ormai quattro le pratiche a tutela aperte in Prima Commissione che dovranno essere discusse la prossima settimana, alla luce del continuo susseguirsi di reazioni e commenti scomposti e superficiali a fronte di pronunce dell’autorità giudiziaria, con l’ulteriore aggiunta del nuovo episodio relativo agli inaccettabili e disinformati attacchi alle ordinanze rese di recente dal Tribunale del riesame di Napoli. Con rammarico in questa occasione ci siamo trovati dinanzi ad una proposta di apertura di pratica a tutela che non avremmo esitato a firmare anche noi. Non abbandoneremo, comunque, per il futuro la nostra linea di sottoporre anche agli altri gruppi le proposte per l’apertura di queste pratiche per un appoggio quanto più esteso possibile, evitando di utilizzare questo istituto per esigenze di visibilità esterna.
b) la nomina di un Presidente di Sezione della Corte d’Appello di Firenze sezione lavoro, posto in relazione al quale Maria D’Amico ha prevalso su Simonetta Liscio con 18 voti contro 4 e un astenuto. Abbiamo sostenuto la proposta relativa a Simonetta Liscio in quanto a nostro parere il suo profilo attitudinale specifico doveva ritenersi prevalente per il carattere di attualità dell’esercizio delle funzioni. Invero entrambe le colleghe hanno svolto funzioni di giudice del lavoro per un numero rilevante di anni. Mentre, però, la dott.ssa Liscio svolge ancora attualmente tali funzioni in Corte d’Appello, la dott.ssa D’Amico ha cessato di esercitarle nel 2012. A noi è sembrato che l’esigenza di nominare la persona più adatta all’incarico nell’interesse dell’ufficio imponesse di privilegiare tale elemento.
Nel corso della discussione in plenum abbiamo richiamato l’attenzione sul fatto che la motivazione a sostegno della proposta di maggioranza del tutto ingiustamente valorizzava negativamente, agli effetti della comparazione, un procedimento disciplinare per ritardi definito con l’assoluzione della dott.ssa Liscio, affermando che tale provvedimento era comunque indizio di un difetto di capacità organizzativa.
La nostra posizione sul tema è molto chiara. In presenza di una vicenda disciplinare i fatti accertati nel giudizio, sia in caso di assoluzione che di condanna, possono essere oggetto di valutazione ai fini del conferimento di un incarico (art. 37 T.U. Dirigenza). Senza alcun automatismo, occorre valutare caso per caso se i fatti accertati abbiano una incidenza sul giudizio attitudinale. E dunque nessuna automatica ricaduta negativa in caso di condanna e nessuna automatica esclusione di rilevanza in caso di assoluzione. Non tutti condividono tale posizione e vorrebbero escludere qualsiasi possibilità di valutare i fatti accertati in sede disciplinare. Per questo ci è sembrato paradossale che nella proposta di maggioranza si arrivasse ad affermare una sorta di automatismo tra un giudizio disciplinare per ritardi definito con l’assoluzione e un giudizio di deficienza a livello di capacità organizzativa come se la mera incolpazione fosse sufficiente a gettare un’ombra di discredito sulla professionalità di un magistrato.
Nella specie la motivazione della sentenza di assoluzione evidenziava chiaramente che la dottoressa Liscio, come altri magistrati del Tribunale di Perugia, era incorsa in ritardi per ragioni esogene, ovvero per la situazione emergenziale in cui si trovava il Tribunale stesso, ed aveva escluso ogni addebito in termini di diligenza e laboriosità della collega. Peraltro, il richiamo alla vicenda disciplinare era anche ingeneroso nei confronti di una collega che aveva maturato ritardi in quel contesto e, per il primo segmento temporale contestato, in corrispondenza del suo ritorno al lavoro dopo il congedo per maternità.
La proposta di maggioranza, alla luce dei nostri reiterati rilievi, è stata emendata dal relatore che ha eliminato tale passaggio, così evitando un palese errore motivazionale nella delibera poi adottata dal plenum.
Ancora più paradossale, poi, il fatto che in un’altra pratica in discussione lo stesso giorno per un posto di Presidente di sezione presso il tribunale di Milano, la proposta di maggioranza non facesse cenno ai fatti oggetto di una condanna disciplinare subita dalla collega, limitandosi ad escluderne la rilevanza per il tempo trascorso.
Per quanto riguarda questa pratica il plenum ha deciso all’unanimità, su nostra richiesta, il ritorno in commissione. Nella proposta di maggioranza, infatti, oltre alla richiamata dimenticanza, venivano valorizzati in chiave negativa alcuni elementi tratti da una pratica di vigilanza del Consiglio giudiziario di Torino. Nessuna preclusione da parte nostra ad acquisire elementi di conoscenza utili a meglio valutare i profili attitudinali dei candidati. Ma ciò deve essere fatto nel rispetto delle regole e garantendo il diritto dell’interessato al contraddittorio. Nella proposta di maggioranza, invece, erano state inserite alcune dichiarazioni estrapolate dalla procedura di vigilanza, che però la Quinta Commissione non aveva né acquisito né discusso e senza tener conto delle memorie e delle dichiarazioni depositate in Settima commissione dall’interessata e dal Presidente del Tribunale.
Altre nomine sono state votate all’unanimità (Claudia Matteini, Presidente Sezione Corte d’Appello Perugia; Antonio Francesco Genovese Presidente di Sezione del Tribunale di Reggio Calabria; Maria Stella Leone Presidente di Sezione del Tribunale di Cremona, e Giuseppe Tigano Presidente di Sezione del Tribunale di Caltagirone).
c) l’approvazione della variazione tabellare relativa al concorso per un posto – destinato ad un MOT – presso una sezione civile del Tribunale di Bari. Il provvedimento che ha definito il concorso con l’assegnazione dello stesso ad uno degli aspiranti interni al Tribunale e la successiva destinazione del MOT al posto “di risulta” è stato oggetto di osservazioni da parte dei colleghi, già in servizio presso il tribunale, che si sono lamentati del mancato espletamento di un secondo interpello per il posto di risulta stesso, come previsto dalla circolare sulle tabelle. Il Plenum ha condiviso la proposta unanime di Commissione che, pur ribadendo l’applicabilità anche nel caso di specie della regola che prevede l’espletamento del successivo interpello, ha ritenuto necessitato in questo caso il comportamento del Presidente del Tribunale (che nel bando stesso, consultati tutti i presidenti di sezione, aveva annunciato che, stante la ristrettezza oggettiva dei tempi, avrebbe assegnato il posto di risulta al MOT); e ciò in ragione dei tempi imposti dal CSM per l’individuazione della posizione tabellare alla quale adibire il MOT ed in relazione alla quale questi avrebbe dovuto svolgere il tirocinio mirato (con il solo voto contrario di Ciccio che, invece, ha insistito sulla inderogabilità della regola che impone il secondo interpello).
Va sottolineato che la decisione del plenum è intervenuta quando ormai il tirocinio mirato della collega era concluso e dunque la mancata approvazione della variazione avrebbe comportato la destinazione della collega a funzioni diverse da quelle per le quali aveva svolto tutto il tirocinio mirato.
Questo “corto circuito” che si è tradotto nella necessità di bilanciare ragionevolmente il conflitto fra il diritto di tutti i colleghi a concorrere per l’assegnazione di un posto di risulta e quello di un MOT ad avere una tempestiva indicazione del posto tabellare che cui sarà destinato con le prime funzioni, sarà scongiurato dal nuovo regolamento per il tirocinio, approvato di recente, ove abbiamo previsto un termine di 45 giorni dalla scelta per la individuazione della posizione tabellare destinata al MOT, in modo da rendere sempre possibile lo svolgimento dell’eventuale secondo interpello. Nel regolamento si è chiarito che, in caso di destinazione a funzioni specialistiche, il tirocinio mirato non dovrà comunque trascurare anche una preparazione di tipo generale nel settore di destinazione.
d) l’approvazione dell’interpello per la nomina dei componenti della commissione esaminatrice del concorso per esami a 330 posti di magistrato ordinario indetto con DM 10 ottobre 2018. Il bando è riservato ai colleghi che abbiamo almeno la terza valutazione di professionalità, e il termine per le domande scade il 16/4/2019.
* * *
Con una delibera assunta in sede congiunta tra Terza e Quinta Commissione il collega Romanelli (“perdente posto” quale Procuratore Aggiunto alla DNA per effetto della decisione del CSM assunta in sede di giudizio di ottemperanza) è stato ricollocato presso la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Milano, nelle pregresse funzioni di Procuratore Aggiunto, con contestuale revoca della pubblicazione del relativo posto vacante.
* * *
In Quinta Commissione, all’unanimità, sono stati proposti i colleghi Tiziana Macrì quale Presidente di Sezione del Tribunale di Vibo Valentia, Enza De Pasquale quale Presidente di Sezione penale del Tribunale di Catania, Isabella Martin quale Presidente di Sezione della Corte d’Appello di Bolzano, e Giovanni Petillo quale Presidente di Sezione penale del Tribunale di Bergamo.
Due sono state, invece, le proposte per Presidente di Sezione civile della Corte d’Appello di Firenze settore civile, in quanto alla proposta del relatore in favore di Simonetta Afeltra (Basile, Lepre, Morlini) è stata affiancata altra proposta in favore di Guido Federico (Davigo, Gigliotti, Suriano).
* * *
In terza commissione affronteremo la questione del collocamento fuori ruolo del collega Rustichelli, designato dai Presidenti di Camera e Senato quale presidente della autorità antitrust. Ovviamente non spetta al CSM sindacare il merito della scelta, ma solo stabilire se sia consentito il collocamento fuori ruolo, nonostante il collega sia stato fuori ruolo, in vari gabinetti ministeriali, per molto più dei dieci anni consentiti dalla legge (la cd. Severino) e dalla circolare vigente. A noi pare che il dato legislativo sia difficilmente superabile e che il prestigioso incarico ricevuto non rientri nel novero delle deroghe pure previste dalla legge (solo per le cariche elettive o di governo o presso corti internazionali) che, in quanto eccezioni ad una norma generale, sono di stretta interpretazione.
Una diversa decisone sarebbe contraddittoria con l’assetto legislativo raggiunto dopo anni di dibattito nella magistratura associata.
Riteniamo che l’apporto dei magistrati possa giovare alle altre istituzioni repubblicane e che l’esperienza fuori ruolo possa giovare, al rientro in servizio, anche alla giurisdizione soprattutto se sia stata resa in un ambito prossimo alla giustizia. Ma in tale materia è fondamentale il rispetto delle regole.
Anche per questo, in terza commissione, seguiremo con attenzione la pratica della verifica del rispetto del termine decennale dei colleghi fuori ruolo, sollecitando il dovuto rientro in ruolo di chi abbia superato la soglia temporale massima.
* * *
Martedì pomeriggio abbiamo partecipato tutti e quattro ad una riunione in Cassazione per confrontarci su temi tabellari, sui criteri con cui stiamo procedendo nella scelta dei Presidenti di sezione, sullo sviluppo della pratica di cui abbiamo chiesto l’apertura per la modifica della circolare relativa all’accesso alle funzioni di legittimità, sul ruolo della commissione tecnica per la valutazione dei candidati.
Durante la “settimana bianca” abbiamo incontrato molti colleghi, illustrato i lavori del Consiglio, risposto a tante domande, raccolto suggerimenti e segnalazioni di insofferenza per lo stato deficitario soprattutto del personale amministrativo, che spesso compromette la funzionalità di un lavoro giurisdizionale portato a termine con molto impegno e spirito di servizio nel tentativo di rispondere tempestivamente alle domande dei cittadini che si rivolgono alla giustizia.
Abbiamo condiviso anche momenti di allegria, convivialità ed amicizia per i quali siamo davvero molto grati a tutti.
Giovedì Ciccio è stato a Latina, sede storicamente in difficoltà per i carichi di lavoro, per la serietà delle infiltrazioni criminali (è uno dei posti dove la riforma del giudizio abbreviato rischia di fare più danni sulla Corte d’Assise circondariale), che impone una rivisitazione della pianta organica.
Sempre giovedì, Mario ha concluso a Napoli i lavori della importante iniziativa organizzata dalla locale sezione di AreaDG sulla difficile situazione in cui attualmente versa la Corte d’Appello penale del distretto.
Il tema dei criteri con i quali procedere al previsto ampliamento delle piante organiche è costantemente al centro delle nostre riflessioni. In vista delle prossime riunioni del tavolo tecnico stiamo raccogliendo i dati sui flussi in entrata degli uffici e sul rapporto numerico tra magistrati del pubblico ministero e magistrati giudicanti addetti al penale in primo grado e in appello. Una ricognizione attendibile e accurata dei dati di partenza è, infatti, una precondizione inderogabile di qualsiasi intervento.
Buon lavoro e buona settimana...Vi racconteremo…!
Ale, Ciccio, Giuseppe, Mario