MAGGIO
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Diario dal Consiglio del 9 maggio 2019

“Dignità della persona e fine vita”

È questo il titolo del bel convegno organizzato dalla Sesta Commissione svoltosi giovedì presso la Sala Conferenze del Consiglio.

Una riflessione sul “fine vita” tra “dato biologico” e “atto umano” e sui suoi “confini mobili”, alla luce della libertà di autodeterminazione della persona, che riguarda i temi del consenso informato, delle dichiarazioni anticipate di trattamento, dell’accanimento terapeutico, dell’eutanasia e dell’aiuto al suicidio. Sullo sfondo l’ordinanza n. 207/2018 della Corte Costituzionale con la sua formula inedita della incostituzionalità differita, per effetto della quale il giudizio a quo resta sospeso anche se la norma “sospettata” è applicabile in altri casi.

“Una via intermedia” - come ha osservato Giuseppe, Presidente della Sesta Commissione nell’intervento inaugurale del Convegno - tra le “sentenze monito” (di inammissibilità accompagnata da un richiamo al legislatore a provvedere adottando una delle possibili soluzioni tra le quali la Corte riteneva di non poter scegliere) e le sentenze additive, sovente adottate dopo che moniti precedenti non avevano sortito risultati.

L’auspicio è che “il legislatore abbia la capacità di offrire una risposta "alta", attraverso scelte che non siano la imposizione di un punto di vista di maggioranza (ribaltabile in caso di cambio di maggioranza), ma che cerchi di operare una sintesi tra visioni diverse, capace di tradurre in legge principi e valori condivisi dalla comunità.

In modo da non lasciare solo il giudice in quella operazione di ricognizione e di bilanciamento di valori in gioco che dovrà comunque fare…in maniera il più possibile informata e consapevole.

Questo il senso e lo scopo del contributo che il Consiglio ha pensato di offrire.

Ringraziamo Paolo Criscuoli che ha ideato il convegno e contribuito molto alla sua organizzazione 

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Tra le pratiche discusse nel Plenum di mercoledì 8 maggio ne segnaliamo tre in particolare:

 

A) Una delibera, su proposta della Settima Commissione, in materia di applicazione infradistrettuale, che ci pare interessante a livello ordinamentale, perché annullando un decreto del Presidente della Corte di Appello di Torino emesso in una fattispecie piuttosto complessa, ha affrontato in via generale la questione della possibilità che il Consiglio Giudiziario, pur esprimendo parere negativo su un provvedimento organizzativo, individui contestualmente le condizioni alle luce delle quali il provvedimento potrebbe essere ritenuto corretto, fornendo, così, una sorta di parere “preventivo favorevole condizionato”, e delle sue ricadute sull’esecutività del provvedimento organizzativo che venisse successivamente emesso. E ciò la Commissione ha fatto in quanto investita da uno specifico quesito posto tanto dal CG di Torino quanto dai magistrati interessati dal decreto di applicazione in questione, che avevano fatto osservazioni.

Muovendo dal fatto che il procedimento imposto dall’art. 102 della Circolare sulle tabelle prevede che il decreto di applicazione infradistrettuale dei magistrati giudicanti o requirenti debba essere preceduto da uno “schema” che va comunicato al magistrato destinatario (che potrà formulare eventuali osservazioni) e trasmesso al Consiglio giudiziario (che a sua volta dovrà esprimere un parere che, se positivo, determina l’immediata esecutività del decreto) la Commissione ha concluso che:

  1. il Consiglio giudiziario, unitamente ad un parere sullo schema di decreto posto alla sua attenzione, può formulare anche un parere preventivo nel quale espliciti ed anticipi la propria valutazione positiva su un successivo decreto da emanare con un determinato contenuto; si tratta infatti di un modo di procedere non escluso dalla norma appena citata e coerente con il generale principio di economicità che ispira l’azione amministrativa;
  2. anche in questo caso, il dirigente dell’ufficio deve emettere un nuovo schema di decreto, sul quale i magistrati interessati possono formulare osservazioni nei termini previsti dall’art. 102;
  3. nel caso di cui al punto b), il Consiglio giudiziario deve emettere un nuovo parere, che è necessario sia per valutare le osservazioni eventualmente presentate dai magistrati interessati sia per conferire l’immediata esecutività al decreto, altrimenti preclusa.

Diversamente si eluderebbe non solo il passaggio procedimentale che riguarda l’interlocuzione con i magistrati interessati dal nuovo schema di decreto, ma il controllo stesso del CG circa la conformità del nuovo provvedimento allo schema di decreto rispetto al quale aveva anticipato la propria valutazione positiva.

La proposta di Commissione è stata approvata all’unanimità con l’astensione del Consigliere Morlini.

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B) Su proposta della Sesta Commissione, è stato approvato un parere sul disegno di legge in materia di tutela delle vittime della violenza di genere e domestica.

In linea generale, l’intervento del legislatore si muove in una duplice prospettiva:

  1. inasprire il trattamento sanzionatorio in funzione deterrente (attraverso l’introduzione di nuovi delitti, l’aggravamento di talune pene edittali e l’estensione delle circostanze aggravanti ai casi in cui fra autore del reato e vittima vi siano rapporti di convivenza o relazioni affettive, vincoli di discendenza, adozione o infine qualora la vittima sia minorenne);
  2. rafforzare la tutela della vittima attraverso la prevenzione (ovvero mediante misure di protezione e obblighi informativi circa tutti i provvedimenti incidenti sullo status libertatis dell’autore del reato) ed attraverso norme funzionali a evitare la vittimizzazione secondaria processuale della persona offesa.

Sotto il profilo processuale il disegno di legge persegue l’obiettivo di garantire il celere incardinamento e lo sviluppo più rapido possibile del procedimento nelle diverse fasi, e ciò imponendo priorità nella trattazione e tempi ristretti per le indagini, ed un raccordo informativo fra il procedimento penale e quello civile, attraverso la comunicazione al giudice civile che procede su separazione e affidamento dei minori dei provvedimenti adottati in sede penale.

Nel parere il Consiglio esprime sostanziale condivisione dell’obiettivo di garantire una tempestiva e approfondita trattazione dei procedimenti, e di rafforzare l’incisività dell’intervento dell’autorità giudiziaria in funzione non solo repressiva ma preventiva. Ma ritiene troppo rigido l’obbligo (pur non sanzionato da nullità o inutilizzabilità dell’atto) di assumere a sommarie informazioni la persona offesa entro 3 giorni dall’iscrizione della notizia di reato: non solo impedisce al PM di scriminare la gravità dei fatti, di elaborare una efficace strategia investigativa e valutare, quindi, l’effettiva utilità e l’effettiva urgenza di un atto istruttorio particolarmente delicato, il cui tempismo va valutato tenendo conto dello stato psicologico della vittima e del contesto della violenza; ma è altresì foriero di serie ripercussioni sull’organizzazione del lavoro delle Procure (anche in termini di rispetto del criterio della specializzazione). Auspica, quindi, che nel corso dei lavori parlamentari, venga restituito al PM un margine di valutazione discrezionale in ordine all’urgenza di siffatto atto istruttorio.

Inoltre, con riferimento al raccordo informativo penale/civile, la delibera rileva la necessità di ampliare il novero degli atti da comunicare al giudice civile e di meglio definire i presupposti per la trasmissione (il momento in cui essa deve avvenire e l’organo competente).

Infine, la delibera rileva l’opportunità di introdurre previsioni funzionali a garantire la possibilità di blocco immediato dei contenuti lesivi ove i reati siano commessi attraverso strumenti informatici.

Il parere è stato approvato all’unanimità. Dato certamente significativo se si considerano le obiezioni sollevate da alcuni laici in precedenti occasioni in merito al potere del CSM di formulare pareri, soprattutto, come in questo caso, in assenza di una richiesta del Ministro.

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C) È stata poi deliberata a maggioranza la nomina del dott. Lanfranco Vetrone a Presidente della Corte di Appello di Lecce.

Con sentenza di inizio gennaio, il Consiglio di Stato aveva annullato il provvedimento di nomina del dott. Roberto Tanisi adottato dal precedente Consiglio.

Pur prendendo atto del contenuto conformativo del giudicato da eseguire e attenendoci alle prescrizioni del Consiglio di Stato, abbiamo ritenuto di votare la proposta di nuova nomina del dott. Tanisi, già avanzata in commissione.

Infatti, anche considerando nella comparazione tra i candidati, l’indicatore specifico, posseduto dal dott. Lanfranco Vetrone, connesso all’esperienza di direzione di uffici di primo grado, in qualità di presidente del Tribunale di Potenza, abbiamo ritenuto particolarmente significativo il dato concernente la lunga esperienza del dott. Tanisi in uffici, di primo e secondo grado, insistenti su realtà più articolate e complesse di quelle in cui ha prestato servizio il dott. Vetrone.

A nostro avviso, infatti, avendo il dott. Tanisi lavorato, anche con incarico semidirettivo, in ambiti giudiziari di più vasto respiro (a differenza del dott. Vetrone, sempre inserito in realtà più circoscritte e marginali) valorizzavamo, nel riproporne la nomina, le sue comprovate capacità di ben operare alla guida di un’entità complessa, quale è una Corte di appello.

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In Quinta Commissione, sono stati proposti all’unanimità i colleghi Paolo Landi per l’incarico di Presidente Sezione Lavoro del Tribunale di Napoli, Daniela Paliaga per l’incarico di Presidente Sezione Lavoro del Tribunale di Torino, Sabrina Gambino per l’incarico di Procuratore della Repubblica di Siracusa, Simona Filoni per l’incarico di Procuratore presso il Tribunale per i Minorenni di Lecce, Santi Roberto Condorelli per l’incarico di Procuratore Aggiunto della Repubblica di Caltanissetta.

Non è stata raggiunta l’unanimità nelle pratiche relative agli incarichi di Presidente della Sezione Lavoro della Corte di Appello di Bologna - dove, a fronte della proposta del relatore Morlini di nomina del dott. Carlo Coco (votanti, oltre al relatore, anche Lepre, Davigo, Basile e Gigliotti), è stata avanzata la diversa proposta di nomina del dott. Claudio Bisi (Suriano) - e di Procuratore Aggiunto della Procura di Catania, dove sono stati proposti i dott.ri Agata Santonocito (con i voti di Morlini, Basile, Davigo e Lepre) e Antonino Fanara (con i voti di Suriano e Gigliotti).

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In Quarta Commissione proseguono i lavori del gruppo standard che, quanto al civile, sono prossimi al termine.

Alla luce dei principi espressi dall’ultima sentenza del CdS, inoltre, dovrà essere approfondita la questione delle ferie dei magistrati: dalla Quarta Commissione (competente sulla materia dei congedi e delle ferie) che dovrà chiarire, in particolare, la questione del computo del “sabato” agli effetti delle domande di congedo ordinario, e dalla Settima Commissione (competente in materia di organizzazione degli uffici) che dovrà regolamentare il c.d. “periodo cuscinetto”. L’obiettivo è dare indicazioni generali che evitino applicazioni eterogenee sul territorio nazionale.

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In Terza Commissione sta infine per concludersi la procedura di individuazione dei magistrati destinati a comporre la commissione per il concorso con il sorteggio - tra i colleghi nel frattempo selezionati tra i 1430 che hanno fatto la domanda - che avrà luogo lunedì.

È terminato, inoltre, il monitoraggio dei colleghi fuori ruolo e la Commissione potrà quindi procedere a sollecitare il rientro in ruolo di coloro che hanno superato il termine massimo di dieci anni.

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Il 9 maggio è stata celebrata la Giornata della memoria delle vittime del terrorismo.

Vi salutiamo con le parole che ha pronunciato in Senato una studentessa diciottenne di un Liceo milanese premiato per il lavoro svolto su quattro vittime degli “anni di piombo”, “Difendiamo la memoria” ha detto, “come qualcosa di prezioso che dà senso e profondità al nostro presente e apre a noi giovani la speranza di un futuro da costruire con l’impegno civile”.

 

Buon lavoro e buona settimana... Vi racconteremo…!

Ale, Ciccio, Giuseppe, Mario