Il memorandum delle tre giurisdizioni propone di modificare i rapporti fra le corti superiori
Il 4 dicembre scorso abbiamo espresso serie perplessità su un progetto, sottoscritto dai vertici della Corte di Cassazione, del Consiglio di Stato e della Corte dei Conti, volto ad integrare gli organi collegiali di vertice di ciascuna delle Corti superiori con magistrati provenienti dalle altre quando si debbano trattare questioni di alto e comune rilievo nomofilattico.
Riproponiamo oggi questo documento, lieti di constatare che una analoga posizione critica è stata assunta, all'unanimità, dal CDC della ANM il 13 gennaio scorso e che, come da noi auspicato, il CSM su iniziativa del gruppo di AreaDG ha aperto una pratica sull'argomento affidata per competenza alla VI Commissione.
AreaDG sul “Memorandum sulle tre giurisdizioni”
Il 15 maggio scorso, gli organi apicali della Corte di Cassazione, del Consiglio di Stato e della Corte dei Conti hanno presentato, davanti al Capo dello Stato, il documento “Memorandum sulle tre giurisdizioni” con il quale, nell’affrontare, tra le altre questioni, quella relativa all’esigenza della adozione di misure organizzative per facilitare l’armonizzazione dell’esercizio della funzione nomofilattica, è stata proposta una modifica nella composizione dei collegi giudicanti di vertice delle tre giurisdizioni interessate; proposta che suscita forti perplessità e fondate preoccupazioni.
Il “Memorandum”, infatti, prospetta l’integrazione dei collegi delle Sezioni Unite della Corte di Cassazione, della Adunanza Plenaria del Consiglio di Stato e delle Sezioni Riunite della Corte dei conti con la presenza di giudici appartenenti alle altre due giurisdizioni, allorquando si trattino “questioni di alto e comune rilievo nomofilattico, ivi comprese, per le Sezioni Unite civili della Corte di Cassazione, quelle attinenti alla giurisdizione”.
Si tratta di una proposta che, pur nascendo dal dichiarato proposito a ridurre i contrasti interpretativi tra le diverse giurisdizioni su questioni attinenti ai diritti soggettivi, rischia di produrre una forte distorsione nel sistema giurisdizionale tracciato dalla Costituzione, tale da scardinare il principio che individua nella giurisdizione ordinaria il “giudice naturale” della tutela dei diritti.
Il disegno costituzionale delineato nel Titolo V della Carta, nell’assegnare al giudice ordinario la cognizione generale sui diritti soggettivi, assicura, nel contempo, al medesimo giudice, i presidi di garanzia dell’autonomia e indipendenza, i quali riguardano non solo lo status, ma anche le modalità stesse di accesso alla professione, rigorosamente ed esclusivamente assegnate al concorso pubblico e con esclusione di altre forme di accesso per intervento del Governo, a differenza di quanto avviene per i giudici amministrativi e contabili.
Si è, dunque, in presenza di un tema che merita la massima attenzione ed un’attenta riflessione per l’impatto fortissimo che la proposta avanzata rischia di determinare sul ruolo autonomo ed indipendente assegnato dalla Carta costituzionale alla giurisdizione ordinaria nella tutela dei diritti soggettivi.
L’armonizzazione della funzione nomofilattica, infatti, non può avvenire attraverso l’introduzione di collegi anomali e di spuria composizione, ma richiede che sia riservata esclusivamente all’Organo di vertice della giurisdizione ordinaria nella sua naturale composizione.
Pertanto, Area Democratica per la Giustizia, chiede al Consiglio Superiore della magistratura, al cui interno è stata chiesta l’apertura di una pratica, un attento approfondimento della questione, anche attraverso l’audizione dell’A.N.M. e chiede, altresì, alla GEC dell’ANM di formalizzare analoga richiesta e di promuovere, nel contempo, occasioni di studio e di confronto intermagistratuale, al fine di elaborare percorsi di formazione comune e prassi virtuose miranti all’obiettivo, da tutti auspicato, della armonizzazione della funzione nomofilattica attraverso un percorso coerente con l’assetto costituzionale dei diritti e della giurisdizione.
4 dicembre 2017