Voto discorde in CSM

Sull’improcedibilità in appello non sono ammessi tatticismi

La posizione dissonante del gruppo di MI in Consiglio mette a repentaglio i risultati dello sforzo profuso dalla magistratura tutta, unitamente alla dottrina, per segnalare i rischi di un intervento pericoloso per la sopravvivenza di migliaia di processi

Apprendiamo con sorpresa che oggi al Csm il parere sulla Riforma Cartabia del processo penale è stato approvato con il voto contrario e l’astensione dell’intera rappresentanza di Magistratura Indipendente. La riforma, giova ricordarlo, è quella che, tra altre misure, prevede l’introduzione dell’improcedibilità dopo due anni di pendenza del giudizio in fase di Appello e dopo un anno in Cassazione, in tal modo condannando migliaia di processi a finire nel nulla e con essi le aspettative di giustizia di migliaia di cittadini.

In queste settimane l’ANM e molti magistrati si sono impegnati pubblicamente, insieme ad autorevoli esponenti della cultura giuridica, per spiegare che questa misura è destinata a creare disfunzioni e a incrementare la sfiducia e la percezione di inaffidabilità della giustizia e dei suoi operatori: avvocati, magistrati e forze dell’ordine.

Anche il CSM ha partecipato a questo sforzo con il proprio contributo di conoscenza, facendosi interprete dello sgomento e dello sconforto che queste proposte di riforma hanno seminato tra migliaia di colleghi. A fronte di questo impegno corale e diffuso sorprende in modo negativo constatare che i rappresentanti di Magistratura Indipendente, con il loro voto, abbiano voluto ancora una volta segnare la distanza dal comune sentire della magistratura preferendo creare l’apparenza di una divisione inesistente piuttosto che, almeno in questo caso, l’immagine di unità e coesione che maggior peso istituzionale avrebbe offerto alle valide argomentazioni proposte nel parere.

3 agosto 2021