Cosa resta di piazza Tienanmen
Il 15 aprile 1989, a seguito della morte del leader riformista Hu Yaobang, uscito di scena due anni prima per volere di Deng Xiaoping, gli studenti universitari cinesi scendono in piazza, nel totale silenzio del governo e degli organi di comunicazione. Tuttavia, la protesta cresce fino a raggiungere risultati incredibili agli occhi dei cinesi e del mondo: l’immensa piazza Tienanmen viene occupata e gli studenti osano marciare nelle strade di Pechino.
La protesta durerà fino al 4 giugno, concludendosi con repressioni e massacri dalle dimensioni mai chiarite.
Il 1989, un anno formidabile: si tengono in URSS le elezioni per il Congresso dei deputati del popolo dell’Unione Sovietica, voluto da Gorbaciov per riformare radicalmente il modello di governo dello Stato; continua la ritirata russa dall’Afghanistan; Solidarność vince le elezioni in Polonia; il 9 novembre cade il muro di Berlino. Il "vento del cambiamento" soffia intensamente dalle risaie cinesi alle praterie americane: “the world is closing in. Did you ever think that we could be so close, like brothers? The future is in the air, I can feel it everywhere”[1].
Anche gli studenti cinesi aspirano il profumo della nuova primavera e per la prima volta chiedono libertà e dialogo con le istituzioni, disposti a tutto, anche a essere schiacciati dai tank, pur di ottenere ascolto dagli impenetrabili leader comunisti. Nonostante proliferino internamente al partito comunista voci favorevoli alle riforme, nessuno, però, si schiera a favore della loro protesta: chi si avvantaggia dello stallo è proprio il vecchio leader Deng, che ordina senza scrupoli la repressione. Prevale l’imperativo di apparire compatti davanti all’Occidente, al costo di sacrificare ogni pur timida apertura alla trasparenza.
Dopo quella breve ribellione una Cina sempre più autoritaria si abbandonerà voluttuosamente agli scambi economici con i Paesi capitalisti.
Ora la guerra che infiamma l’est d’Europa e bussa alla nostra porta ci fa guardare con trepidazione alla mossa decisiva del dragone cinese. È una mossa difficile da prevedere, in realtà, sulla quale gli osservatori internazionali si interrogano e dibattono. La memoria di piazza Tienamen resta nel nostro immaginario, forse uno degli elementi della storia per capire chi e quando compirà la mossa.
Camilla Sommariva
Il Passato talvolta ritorna.
Se non ritorna, forse non è passato.
Occuparsi di giustizia comporta anche conoscere il tempo e la storia, luoghi dove sono sorti i diritti, ma anche i bisogni e il sentire degli individui e delle collettività. Con “Ieri e oggi” facciamo un salto settimanale nel passato, un modo diverso per interrogarci sull’attualità.
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