Il “grande no”
di un popolo libero

Il 28 ottobre 1940 il Primo Ministro ellenico, Ioannis Metaxas, rifiuta il transito delle truppe dell’esercito di Mussolini sul suolo greco per raggiungere punti nevralgici del Paese allo scopo di contrastare la strategia militare inglese.

Nelle prime ore del mattino l’ambasciatore italiano, Emanuele Grazzi, consegna al primo Ministro greco un ultimatum con cui Mussolini chiede l’accesso al suolo greco da parte dell’esercito italiano; la risposta deve pervenire in Italia entro tre ore dalla consegna della richiesta e contro ogni aspettativa (italiana) la risposta arriva al Duce in tempo, sulla scia della rumorosa protesta popolare divampata nelle piazze greche al suono di “ochi”: è il “grande no” greco con cui Metaxas rifiuta le condizioni dell’ultimatum italiano. Ha così inizio la campagna italiana di Grecia.

L’invasione programmata dal generale Visconti Prasca e maldestramente organizzata in Epiro con scarsità di uomini e di mezzi, su un fronte di battaglia troppo vasto, viene nell’immediato pesantemente repressa dall’esercito greco che, arruolati 300.000 uomini, grazie anche all’aiuto inglese fornito sin dai primi giorni di novembre, ottiene presto importanti successi con massicce ritirate dell’esercito italiano.

Nonostante l’iniziale fallimento della campagna italiana, dal 27 aprile del 1941 Atene verrà occupata dall’esercito nazista, che s’insedierà in tutta la Grecia definitivamente il 30 aprile. Il territorio ellenico sarà spartito tra i Paesi dell’Asse e durante la durissima occupazione la Grecia subirà il crollo della produzione, carestie, malnutrizione della popolazione, oltre alla perdita di 360.000 vite.

Atene sarà liberata solo tre anni dopo, il 12 aprile del 1944, giornata ancora oggi celebrata in tutto il Paese. A gran voce si ricorda e si celebra anche il giorno iniziale dell’occupazione, quel 28 ottobre 1940 in cui, sebbene colto alla sprovvista, il popolo greco spinto dal proprio spirito di libertà e indipendenza, aveva provato a opporsi alla prepotenza dell’invasione, consapevole delle conseguenze che sarebbero derivate dalla partecipazione a un conflitto bellico.

Oggi, ai tempi della guerra in Europa scatenata dall’invasione armata russa in Ucraina, è facile rivedere nella tenace resistenza di un piccolo Paese lo stesso rumoroso “no” opposto dai greci all’Italia. Allora furono gli alleati a prendere vittoriosamente le difese d’un popolo oppresso. Oggi del fronte per la difesa delle genti ucraine fa parte finalmente anche il nostro Paese. La liberazione dal fascismo e sessant’anni di democrazia non sono trascorsi invano.

Chiara Semenza

Il Passato talvolta ritorna.
Se non ritorna, forse non è passato.

Occuparsi di giustizia comporta anche conoscere il tempo e la storia, luoghi dove sono sorti i diritti, ma anche i bisogni e il sentire degli individui e delle collettività. Con “Ieri e oggi” facciamo un salto settimanale nel passato, un modo diverso per interrogarci sull’attualità.
Attendiamo i contributi di tutti.

12 aprile 1943
Se tu vieni tutti i pomeriggi alle quattro
2 aprile 1985
L’astronave, il pallone e le fette biscottate
19 marzo 1980
In ricordo e in onore di Guido Galli, a 45 anni dalla sua scomparsa
17 marzo 1861
Il continuo cammino per l’unità
21 febbraio 1965
Malcolm e la felicità
6 febbraio 1947
Quasi ottant'anni, e non sentirli
25 gennaio 1983
Oltre sé stessi e per il pubblico bene. In ricordo di Gian Giacomo Ciaccio Montalto
8 gennaio 1921
Sciascia: coraggioso cercatore di verità