Crimini d’odio:
regole e azioni per una pedagogia sociale
Presentazione
Le violente manifestazioni di intolleranza volte a colpire le vittime in modo discriminatorio per la loro appartenenza, vera o presunta, ad una determinata categoria, rappresentano un fenomeno sociale sempre più diffuso, alimentato dai sentimenti di paura e di insicurezza che pervadono le società contemporanee e facilitato dalle potenzialità comunicative offerte dal web.
Si tratta di reati sorretti e motivati dal pregiudizio, dotati di una forte carica simbolica e capaci di produrre sulla vittima diretta e sullo stesso gruppo con cui la stessa viene identificata conseguenze dannose gravissime e di esporre l’una e l’altro al rischio di una “rivittimizzazione”. Ma, nel contempo, si tratta di manifestazioni violente che incidono, scardinandoli, sui diritti alla sicurezza, all’eguaglianza e alla pari dignità su cui si fondano le moderne democrazie.
Per questo motivo, contrastare i crimini d’odio è fondamentale per la salvaguardia della democrazia e la tutela delle persone, specie di quelle più vulnerabili e perciò più esposte.
La complessità del fenomeno e delle sue cause rende necessario mettere in campo interventi ed azioni multilivello, presupposto delle quali non può che essere il riconoscimento del fenomeno, della sua dimensione e delle sue gravi e molteplici conseguenze.
L’azione di contrasto non può prescindere dall’intervento punitivo, che richiede, anzitutto, un’attenta definizione del perimetro dell’area di rilevanza penale nella ricerca di un attento bilanciamento degli interessi in gioco entro il quadro dei principi e valori costituzionali e sovranazionali.
Ma tale intervento non è da solo sufficiente al contrasto dei crimini d’odio, perché il fenomeno ha radici e cause complesse di tipo culturale e sociale, che richiedono interventi e azioni capaci di fondare una pedagogia sociale che orienti e conformi i comportamenti individuali e collettivi, dei media e lo stesso discorso pubblico, verso i valori del rispetto della persona e della sua dignità, l’accettazione della differenza come ricchezza e non come minaccia, l’inclusività e la solidarietà.
Il convegno, che vuole essere un contributo all’azione di contrasto dei crimini odio, si sviluppa idealmente attraverso un primo momento affidato alle relazioni di apertura, dedicato all’approfondimento del tema sotto il profilo tecnico giuridico, al fine di una ricognizione della categoria sul piano dogmatico e dell’analisi della normativa vigente, interna e sovranazionale; un secondo finalizzato all’approfondimento della delicata e difficile attività dell’investigazione su tali reati, per passare poi a una riflessione sulla vittima, sulle conseguenze del reato e sugli strumenti di tutela, anche con riferimento alla giustizia riparativa.
La riflessione sul ruolo dei media, del web, dei social network e, più in generale, della comunicazione nel processo di vittimizzazione e discriminazione sociale è il tema del confronto che prepara e apre alla tavola rotonda finale, dedicata alla discussione sugli strumenti multilivello da approntare per un efficace contrasto alla discriminazione violenta.