Nuovi lavori o nuove servitù? Diritti e tutele nelle nuove frontiere del lavoro
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Negli ultimi trenta anni la legislazione del lavoro, nel tentativo di assecondare le spinte del mercato a livello globale e locale, ha innovato progressivamente i modelli e gli istituti tradizionali, segnando un forte arretramento dei diritti, delle tutele e degli interventi a tutela della sicurezza dei lavoratori.
Alla precarizzazione delle occupazioni si è aggiunto nel mondo del lavoro l’ingresso prorompente delle nuove tecnologie, utilizzate in funzione della ripartizione e del controllo delle prestazioni delle persone. Si sono formate così vaste e variegate fasce di lavoratori vulnerabili, che la pandemia e i suoi drammatici effetti sulle economie hanno ulteriormente esteso.
New economy, Gig economy e gli algoritmi di cui si avvalgano le imprese che organizzano su larga scala l’attività di questi soggetti sembrano affermare nuovi paradigmi, con cui la politica, il sindacato, il mondo del diritto e i suoi interpreti faticano a misurarsi alla ricerca di soluzioni che garantiscano la dignità del lavoro, che costituisce uno dei valori fondanti della nostra Costituzione.
Al contempo giungono dalla Corte costituzionale ripetute censure alla legislazione più recente, che richiamano l’interprete ad un’opera di lettura delle norme coerente coi principi generali che tutelano i diritti fondamentali del settore lavoristico.
Il convegno che presentiamo è stato organizzato per approfondire questi temi. Vogliamo interrogarci sui cambiamenti in atto nel mercato del lavoro; sulle tutele che devono essere assicurate ai lavoratori e, in particolare, ai più vulnerabili tra loro; sul ruolo dell’interprete tra applicazione della legge ed eventuale supplenza; sulla necessità d’interventi legislativi per colmare le lacune presenti.