La usiamo quotidianamente, moltissime (forse, troppe?) volte al giorno, ricorrervi è indispensabile per lavorare, sbrigare pratiche, comunicare e scambiare messaggi a distanza; ognuno ne possiede almeno un'esemplare, analogica o a raggi infrarossi, a casa, in ufficio, sul navigatore della vettura o sul proprio telefono cellulare: è la tastiera QWERTY, brevettata il 23 giugno del 1868 dall'editore americano cinquantenne Christopher Latham Sholes, il quale, dopo anni di pratica con i soci dell'officina di Charles F. Kleinsteuber a Milwaukee, comprende come la disposizione dei caratteri in ordine alfabetico sulle tastiere delle macchine da scrivere non risponda ad esigenze di funzionalità, poiché non tutte le lettere vengono utilizzate nello scrivere con uguale frequenza, così che sviluppa l’idea di distanziare quanto più possibile tutte quelle di maggiore uso, in modo tale da accelerare il movimento delle dita nella digitazione ed evitare i fastidiosi incastri, allora assai frequenti, dei piccoli bracci meccanici dei primi sperimentali strumenti per scrivere.
Nonostante l’interessato avesse definito la propria invenzione quale “una benedizione per l'umanità”([1]) occorreranno alcuni anni perché l’innovazione venga prodotta, infatti è solo nel 1873 che l'industria americana Remington, produttrice di armi, munizioni, macchine agricole e per cucire, acquista parte del brevetto ed avvia la fabbricazione di 1000 esemplari di Remington no. 1, dalla forma a pianola, non dissimili dall’allora diffuse telescriventi ([2]); le prime tastiere QWERTY possono riprodurre i caratteri solo in maiuscolo e la scrittura avviene “alla cieca”, ovvero senza la possibilità di lettura all’atto della digitazione, ma queste caratteristiche non sono d’ostacolo alla diffusione dell’invenzione, la cui condivisione di massa è immediata tanto da dare l’avvio a nuove scuole di dattilografia per formare nuovi stenografi.
Si narra che Mark Twain fu il primo scrittore a ricorrere alle innovative macchine da scrivere per la stesura de “Le Avventure di Tom Sawyer”, nel 1876, secondo altri, invece, il primo libro di Twain steso a macchina fu “Vita sul Mississippi” del 1882.
L’uso frequentissimo dell’invenzione ha permesso in breve tempo di migliorarne gli aspetti, introducendo, ad esempio, i caratteri minuscoli, alla base del brevetto del modello Remington no. 2 nel 1876.
Negli anni diversi modelli alternativi di digitazione si sono diffusi, come lo DVORAK, brevettato nel 1936, riconoscibile per il diverso layout poiché i caratteri più utilizzati sono posti al centro della tastiera oppure il sistema COLEMAN del 2006, volto a ridurre lo spazio materiale tra le lettere, così da permettere alle dita di compiere più brevi movimenti: nonostante il pregio delle nuove idee, nessuno dei nuovi sistemi di scrittura è stato in grado di eguagliare il successo del prototipo del 1868 e, sebbene la macchina da scrivere sia ormai desueta, la tastiera QWERTY è ancora fra noi, impermeabile alle nuove scoperte tecnologiche, anzi in grado di resistere al cambiamento e di migliorare, fidata compagna della nostra quotidianità.
Chiara Semenza
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