Inaugurazione Anno Giudiziario 2019
Componente del Consiglio Superiore della Magistratura
Saluto il Presidente della Corte, le Autorità civili, religiose e militari, i rappresentanti della Avvocatura e della Magistratura, le colleghe e i colleghi presenti.
Un saluto particolare al Procuratore di Roma Giuseppe Pignatone, che a maggio lascerà l’ufficio per raggiunti limiti di età, e al quale voglio esprimere gratitudine per quanto egli ha fatto in questi anni per la giustizia a Roma.
Ringrazio il Presidente della Corte per la sua articolata relazione che ci offre un quadro, drammaticamente realistico, delle difficoltà della giustizia nel distretto, sulle quali tornerò nel corso del mio intervento.
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In queste occasioni, il rappresentante del CSM illustra il lavoro consiliare dell’anno passato.
Ci troviamo però all’inizio di una nuova consiliatura e dunque cercherò di individuare alcuni spunti che consentano anche di individuare le linee di indirizzo del prossimo futuro.
È unanime, sia nella componente togata che in quella eletta dal Parlamento, l’impegno a porre il CSM in continuo e leale dialogo con le altre figure istituzionali, il Ministero, l’Avvocatura, la Scuola Superiore della Magistratura, per contribuire alla riflessione sui temi della giustizia e dell’organizzazione del sistema giudiziario, in una prospettiva che non si esaurisce nelle decisioni sui profili organizzativi e sullo status dei magistrati e non persegue un’efficienza formale, ma mira a creare le condizioni per consentire alla giurisdizione di realizzare in concreto i principi di uguaglianza e di giustizia sociale affermati dalla nostra Costituzione.
Nell’ambito dei rapporti istituzionali, centrale appare l’attività consultiva del Consiglio mediante il ricorso al parere di cui all’art. 10, comma 2, della L n. 195 del 1958.
Si tratta di unostrumento di alta collaborazione e di raccordo per l’innovazione legislativa dell’organizzazione giudiziaria e dei settori normativi collegati. Come ricordato nella relazione di fine consiliatura, approvata dal Plenum il 25 settembre 2018, “…nei pareri espressi, la valutazione delle ricadute organizzative delle iniziative legislative non è stata mai disgiunta dalla considerazione degli aspetti sostanziali degli istituti riguardati dalle novelle, ponendo particolare attenzione al rispetto dei valori costituzionali, dei diritti di libertà e delle garanzie dei singoli”.
Tra i più significativi pareri approvati nel 2018 ricordo quelli espressi in tema di riforma dell’Ordinamento penitenziario e, per quanto riguarda la nuova consiliatura, il parere sul decreto legge in materia di protezione internazionale e sicurezza, il parere sulla Procura Europea (EPPO), nonché quello sul disegno di legge in materia di prescrizione e anticorruzione.
Nella elaborazione dei pareri la VI Commissione, che ho l’onore di presiedere, si è posta sempre l’obiettivo di fornire contributi ragionati e costruttivi in uno spirito di leale collaborazione con il Governo e con il Parlamento, ricercando sempre nel dibattito in Plenum un’ampia convergenza sia nella componente togata che in quella laica.
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Recenti episodi di aggressione, anche da parte di chi ricopre cariche istituzionali, nei confronti di magistrati, a seguito di decisioni non gradite destano allarme e preoccupazione, in quanto mettono a repentaglio valori fondanti dello Stato di diritto, quali la soggezione del giudice solo alla legge, la presunzione di non colpevolezza delle persone accusate di reato, il diritto di difesa. E chiamano in causa il fondamentale ruolo del Consiglio Superiore della Magistratura di tutela della autonomia e della indipendenza della magistratura e dei singoli magistrati. L’auspicio è che tutti coloro che rivestono ruoli istituzionali abbiano a cuore questi valori e si impegnino non solo a non assecondare queste reazioni, ma anche a contrastarle.
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Alla attenzione delle cronache sono venuti di recente anche alcuni preoccupanti episodi che hanno visto magistrati accusati di corruzione nello svolgimento delle loro funzioni. Anche di magistrati in servizio presso questo distretto, seppure per fatti avvenuti altrove. Pronta e immediata è stata la risposta della Sezione disciplinare del Consiglio, della quale faccio parte, la cui giurisprudenza, in questi primi mesi di lavoro, si sta orientando verso una linea di rigore di fronte a condotte che violano i doveri fondamentali del magistrato e di ragionata attenzione di fronte ad errori spesso determinati da condizioni di lavoro difficili.
È importante, però, che la magistratura mantenga alta l’attenzione e la vigilanza sulla questione morale, il che chiama in causa il ruolo di vigilanza e di prevenzione dei dirigenti degli uffici, degli organi dell’autogoverno locale e del Consiglio Superiore della Magistratura che devono avere la capacità di intercettare e di sanzionare quei comportamenti sintomatici di opacità e di deviazione dei doveri, che spesso sono l’anticamera di condotte ben più gravi.
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Altro tema spesso al centro del dibattito interno alla magistratura è quello delle nomine per incarichi direttivi e semidirettivi. Alcune decisioni assunte dal precedente Consiglio sono state oggetto di annullamento da parte del giudice amministrativo e sono all’esame del nuovo Consiglio. È questo un tema assai delicato che richiede una risposta alta e articolata da parte del Consiglio Superiore della Magistratura. Le criticità emerse in alcune nomine e oggetto di censure da parte del giudice amministrativo dovranno essere oggetto di riflessione e di analisi sia nei singoli casi che sul piano delle regole generali. Particolare attenzione dovrà essere dedicata alla redazione della motivazione delle decisioni. Ma soprattutto il Consiglio dovrà sforzarsi di adottare scelte condivise, leggibili e trasparenti. Il dovuto rispetto per il ruolo del giudice amministrativo non deve, però, portare il Consiglio Superiore ad abdicare al ruolo che la Costituzione gli assegna di individuare sulla base di una valutazione inevitabilmente discrezionale il dirigente più adatto per le esigenze di buon funzionamento degli uffici.
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Massima è l’attenzione del Consiglio alle esigenze degli Uffici giudiziari.
È in corso la procedura per i tramutamenti di primo grado, che si completerà entro la fine di marzo 2019 con l’auspicio che si risolvano i problemi di alcune sedi, in particolare i Tribunali circondariali del distretto, che soffrono di gravi scoperture e per le quali è stato bandito un congruo numero di posti.
È ricominciata la riflessione sugli “Standard di rendimento” previsti dalla Legge n. 111/2007, con la costituzione di un gruppo di lavoro ad hoc, con il compito di riesaminare tutte le attività già svolte in questo decennio.
Quanto all’organizzazione degli uffici, l’impegno prossimo del Consiglio sarà quello di valutare con attenzione i piani organizzativi predisposti dagli uffici requirenti, al fine di realizzare una interazione proficua tra tali uffici ed il sistema di autogoverno (CSM e Consigli Giudiziari) e verificare la corretta applicazione della nuova circolare in materia.
Con riferimento agli uffici requirenti mi preme richiamare anche la risoluzione in tema di avocazioni, adottata nella seduta del 16 maggio 2018.
L’intervento consiliare muove dalla ricostruzione dell’istituto dell’avocazione per inerzia in chiave di sinergica cooperazione tra uffici, escludendo possibili ricostruzioni di tipo gerarchico – sanzionatorio. In questa prospettiva, è stata recepita l’indicazione del carattere facoltativo della avocazione per inerzia e sono stati elaborati criteri per una coerente attuazione, nell’attività di avocazione, di una “discrezionalità selettiva” che differenzi le ipotesi di effettiva inattività del Pubblico Ministero dalle situazioni di inerzia solo apparente. È stata inoltre esclusa un’automatica ricaduta, sul piano disciplinare, dei casi di avocazione.
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Va salutata con favore la recente approvazione nella legge finanziaria per il 2019 di un aumento di 600 unità di organico della magistratura ordinaria. È positivo anche il fatto che tale aumento di organico sia stato accompagnato dalla autorizzazione a nuove assunzioni di personale amministrativo nel prossimo triennio. Deve essere chiaro, infatti, che senza personale amministrativo gli uffici giudiziari non possono funzionare e l’aumento del numero dei magistrati si rivelerebbe scarsamente utile. Per questo bisognerà vigilare con attenzione sugli effetti che le annunciate riforme in materia pensionistica potrebbero avere sugli organici del personale giudiziario, la cui età media è notoriamente piuttosto alta, onde scongiurare il rischio che i benefici derivanti dalle nuove assunzioni siano vanificati da una massiccia fuoriuscita di personale.
L’aumento dell’organico dei magistrati rappresenta una occasione irripetibile per il Ministero per ridefinire le piante organiche degli uffici giudiziari e per cercare di eliminare, o quantomeno ridurre, le gravi sperequazioni oggi esistenti. Sappiamo che finora una redistribuzione degli organici non è stata possibile per la oggettiva impossibilità di aggiungere senza togliere e per le ovvie e inevitabili resistenze degli uffici a cedere personale. Quando la coperta è troppo corta è opera vana e illusoria sperare di raggiungere soluzioni condivise. L’aumento dell’organico ci offre ora l’occasione di aggiungere senza togliere, cioè di distribuire gli aumenti sugli uffici più svantaggiati, sì da ridurre le sperequazioni. In questa operazione si dovrà inoltre tener conto delle oggettive difficoltà degli uffici minori, nei quali il più frequente turn-over è certamente fattore che aggrava il formarsi di arretrato. Sappiamo bene che la soluzione razionale sarebbe quella di un nuovo intervento di revisione della geografia giudiziaria e di accorpamento degli uffici minori, ma sappiamo anche che le resistenze, anche all’interno della magistratura, sono tali da rendere questa prospettiva assai poco realistica.
Nella definizione dei nuovi organici il Consiglio Superiore non mancherà di fornire al Ministero la sua piena collaborazione nell’ambito del tavolo di coordinamento istituito presso la settima commissione. Un ruolo decisivo avranno anche le Commissioni flussi dei Consigli Giudiziari che dovranno fornire dati attendibili e verificabili sulla situazione degli uffici del distretto.
Siamo anche consapevoli che il mero incremento delle piante organiche non sarà sufficiente se non sarà accompagnato da adeguati interventi infrastrutturali. C’è bisogno di aule dove svolgere udienze e di investimenti tecnologici. Proprio su questo punto richiamo le recenti relazioni approvate dal Consiglio sullo stato della giustizia penale telematica e sulla giustizia civile telematica. In entrambe il Consiglio ha preso atto dello stato dell’implementazione dei sistemi informatizzati, rappresentando la necessità – per il settore penale – della redazione di un piano strategico complessivo che sia posto a conoscenza degli uffici giudiziari, dei RID e del CSM; mentre, per il settore civile, ha invitato il Ministro della Giustizia a valutare l’opportunità di provvedere in ordine all’incremento delle risorse a supporto del processo civile telematico, con riferimento a dotazioni, formazione ed assistenza.
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Particolare attenzione il Consiglio ha prestato all’attività della Nona Commissione, nella consapevolezza della dimensione eminentemente sovranazionale dei Diritti umani, della necessità di una sempre più stretta relazione tra le istituzioni giudiziarie europee ed extraeuropee, a presidio dell’indipendenza e dell’autonomia delle magistrature nazionali, nonché per la indiscussa indispensabilità degli scambi culturali transazionali tra magistrati.
In questo quadro è stato stipulato un Protocollo di intesa con la Presidenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, al fine di rendere conoscibili gli orientamenti giurisprudenziali della Corte di Strasburgo e per monitorarne le ricadute anche sulla giurisprudenza di merito nazionale.
Parlando di diritti umani, la mente volge all’ottantesimo anniversario – appena trascorso – della vergognosa promulgazione delle leggi razziali, occasione nella quale il CSM ha pubblicato e diffuso il volume “Razza ed inGiustizia”.
Da questo prezioso volume traggo la riflessione di Liliana Segre, Senatrice a vita e superstite delle leggi razziali, con la quale ribadisco il saluto a tutti voi:
Conoscere la storia del proprio tempo non solo evita di ricadere in certi errori ed orrori, ma apre la mente al valore autentico di termini come “tolleranza”, “accoglienza”, “interculturalità”, “solidarietà”.
Buon lavoro a tutti!
26 gennaio 2019