Per un autogoverno partecipato e diffuso
Dopo i saluti di Cristina Ornano ed Eugenio Albamonte, ha preso la parola Roberto Arata, che ha rimarcato il significato anche politico del Consiglio Giudiziario, sensibilizzando i futuri componenti degli organi di autogoverno locale al confronto continuo con il gruppo.
Valeria Farina Valaori ha poi indicato una serie di argomenti su cui concentrare i successivi interventi dei consiglieri giudiziari uscenti dei diversi distretti, ed in particolare:
- Regolamenti dei c.g. e assegnazione delle pratiche ai componenti;
- Diritto di tribuna (previsioni regolamentari e prassi);
- Attività di vigilanza (modalità di esercizio e buone prassi);
- Valutazioni di professionalità;
- Pareri specifici e conferme;
- Tabelle e progetti organizzativi;
- Incarichi extragiudiziari;
- Incompatibilità;
- Modalità di condivisione all’interno del CG delle pratiche e dei pareri.
Si sono quindi susseguiti gli interventi dei diversi rappresentanti dei distretti.
Hanno preso la parola:
- Per Bologna, Anna Mori;
- Per Roma, Riccardo Rosetti;
- Per Napoli, Alessandra Consiglio;
- Per Palermo, Daniela Galazzi;
- Per Catania, Sebastiano Mignemi;
- Per Lecce, Genantonio Chiarelli;
- Per Ancona, Giovanni Narbone;
- Per Reggio Calabria, Paolo Ramondino;
- Per Torino, Sergio Pochettino;
- Per Milano, Donata Costa (è stata anche inviata una nota riepilogativa e il verbale dell’assemblea locale di AreaDG che ha modificato alcuni punti della nota);
- Per Genova, Donatella Aschero;
- Per Venezia, Barbara Lancieri;
- Per Firenze, Giuseppe Ledda;
- Per Salerno, Guglielmo Valenti;
- Per Trieste, Francesco Petrucco Toffolo;
Per Caltanissetta e Perugia sono state trasmesse via mail rispettivamente note riepilogative delle esperienze dei consiglieri giudiziari uscenti e suggerimenti relativi ai rapporti tra i componenti del CG e il gruppo.
In considerazione dell’obiettivo dell’incontro – non disperdere le conoscenze e competenze acquisite dai consiglieri giudiziari uscenti e individuare linee guida di un programma elettorale condiviso – si ritiene utile porre l’attenzione sulle buone prassi e sulle questioni problematiche emerse all’esito dei predetti interventi, che vengono di seguito delineate per singolo argomento.
Rapporti all’interno del CG e con il gruppo
Tendenzialmente sia i rapporti con i componenti degli altri gruppi, sia quelli con il gruppo di AreaDG sono stati tranquilli e corretti.
In tre casi è stata segnalata l’assenza di confronto tra consiglieri di AreaDG e il gruppo, nel senso che gli eletti hanno assunto una posizione molto “istituzionale”, ritenendo non corretta la diffusione di informazioni sulle attività del CG e sulle relative prassi e pratiche.
Non frequenti, ma presenti, i casi di contrasto con componenti di altri gruppi, in particolare MI.
Tutti auspicano per il futuro una maggiore informazione sulle attività del CG, quanto meno con riferimento a pratiche del distretto di carattere generale, individuando un ragionevole compromesso tra l’esigenza di confrontarsi con il gruppo e i doveri di riservatezza sulle dinamiche “interne” all’attività dei CG.
Regolamenti dei CG e assegnazione delle pratiche ai componenti
Pressoché in tutti i distretti le pratiche sono assegnate con criteri automatici (es. ordine alfabetico; numero di protocollo; sorteggio), salvo deroghe giustificate (come nel caso delle pratiche dei magistrati della stessa sezione o gruppo di lavoro del consigliere).
In alcuni casi sono state manifestate perplessità sulla rigorosa applicazione dell’automatismo.
Diffusa la prassi della formazione di gruppi specializzati per territorio, con la presenza di un PM per ogni area, ovvero quella dei gruppi di lavoro assegnatari dell’esame delle proposte tabellari, con la presenza di un componente che appartenga all’ufficio interessato dal progetto tabellare.
Nel distretto di Milano, i componenti del CG sono divisi in sottocommissioni in cui c’è un relatore e tutti gli altri sono correlatori.
Da più parti è stata segnalata – e non condivisa – la mancata astensione dei componenti di diritto in occasione delle pratiche che riguardano i propri uffici.
Diritto di tribuna (previsioni regolamentari e prassi)
In alcuni distretti è prevista la partecipazione degli avvocati senza diritto di voto né intervento.
In altri, i regolamenti prevedono la partecipazione dei componenti laici solo nei casi indicati dalla legge.
Si è registrata la presenza tanto di distretti (Lecce) in cui gli avvocati “non vengono neanche quando dovrebbero”, quanto di uffici (Milano e Venezia) in cui gli avvocati partecipano anche alle sedute in composizione ristretta, fornendo contributi che si sono rivelati utili nelle pratiche in materia di incompatibilità e nelle valutazioni di professionalità, segnalando criticità altrimenti non rilevate.
Attività di vigilanza (modalità di esercizio e buone prassi) e sedute itineranti
Solo in tre distretti è applicata la buona prassi delle sedute itineranti del consiglio giudiziario.
Si è auspicata da parte di molti una maggiore diffusione dell’attività di vigilanza quale strumento di confronto con i colleghi per la soluzione condivisa delle problematiche degli uffici e per la diffusione di buone prassi organizzative.
Valutazioni di professionalità
È stato segnalato come doveroso chiarire preliminarmente il significato da attribuire alle valutazioni di professionalità: un semaforo verde o un modo per gratificare e dare atto della storia professionale dei collega nel quadriennio?
In pochi casi è stato predisposto un modello di auto relazione di professionalità, non previsto dal CSM.
Pressoché tutti i colleghi intervenuti hanno segnalato:
- l’incoerenza tra il lavoro svolto in concreto e i rapporti redatti dai dirigenti, sempre fantasmagorici in aggettivazioni;
- l’esigenza di semplificare e uniformare la procedura.
Sono emerse, altresì, ulteriori criticità:
- l’insufficienza delle statistiche, che contengono i dati dell’esaurito ma non della gestione delle pendenze;
- la necessità che sia allegato al rapporto finale del dirigente, quello del presidente di sezione o procuratore aggiunto, ragionevolmente più fedele al lavoro effettivamente svolto dal magistrato in valutazione;
- la tendenza dei magistrati (in un solo distretto) a non presentare l’auto relazione dopo la terza valutazione – forse per paura di un risultato peggiore del precedente – con la conseguente sospensione della procedura che, però, la circolare non subordina all’iniziativa di parte;
- la possibilità di estendere le fonti di conoscenza all’“ufficio dirimpettaio”, tendenzialmente munito dei dati necessari per apprezzare il lavoro svolto in concreto;
- l’abitudine dei dirigenti prossimi alla pensione a redigere rapporti eccessivamente stringati (in un solo distretto);
- solo in due distretti si è proceduto ad istruttoria integrativa e alle audizioni.
In un distretto è stata aperta una pratica in quanto taluno ha sostenuto l’esistenza – nell’ambito della valutazione di professionalità – di una disparità di trattamento tra magistrati requirenti e giudicanti, essendo prevista soltanto per questi ultimi la indicazione dei ritardi nel deposito dei provvedimenti sicché si pretendeva, con formali linee guida, che i procuratori dessero atto, nei rapporti, anche di dati non previsti dalla circolare (gli atti indagine svolti in prima persona; il rispetto dei protocolli investigativi; l’esito delle richieste di misure cautelari; il numero di sentenze di non luogo a procedere; l’indicazione delle circostanze su cui sentire i testimoni indicati nelle liste testi; la partecipazione a dibattimenti delicati; il comportamento in udienza, anche con la difesa; l’eventuale personalizzazione delle cause; il numero di impugnazioni proposte; il deposito di memorie nei processi più complessi; l’autonomia rispetto alla polizia giudiziaria; lo svolgimento delle indagini sollecitate dalle parti private).
Pareri specifici
Generalizzata è risultata l’esigenza di una maggiore oggettività dei dati da valutare e di una valorizzazione dei “dati di fatto”.
È emersa la necessità di valorizzare maggiormente l’art. 9 del Testo Unico sulla Dirigenza che fa esplicito riferimento “all’attività svolta e ai risultati conseguiti e documentati”, con la conseguente opportunità di non prendere in considerazione quelle “medagliette” di cui non siano stati indicati tali dati.
Conferme [1]
Da più parti è stata evidenziata:
- la necessità di prevedere espressamente il c.d. “fascicolo dell’ufficio” (diffuso in pochissimi distretti), che contenga i provvedimenti organizzativi e le relative delibere del CG e del CSM, da valutare in sede di conferma del dirigente o semidirettivo;
- l’esigenza di concentrare la valutazione sulla soluzione fornita e il risultato raggiunto rispetto alla problematica organizzativa e agli obiettivi indicati;
- l’importanza di chiarire lo scopo della conferma, evitando di ridurne il significato al mero dato statistico-quantitativo dell’ufficio.
Si è rilevata, inoltre, la tendenza degli avvocati a lamentarsi dell’organizzazione degli uffici, senza tuttavia segnalare formalmente le criticità che potrebbero assumere rilievo in sede di conferma.
In un solo distretto è diffusa la prassi di restituire i rapporti “striminziti” per l’integrazione e in un altro è prevista dal regolamento l’audizione dei dirigenti (non dei semidirettivi).
Tabelle
Tutti i colleghi hanno evidenziato di avere valorizzato la fase della “interlocuzione” con i dirigenti (con i quali sono stati registrati tendenzialmente buoni/ottimi rapporti) e di avere esaminato le proposte tabellari con rigore nonostante la tendenziale assenza di osservazioni.
Sono stati riscontrati problemi nell’esame delle seguenti questioni:
- esoneri per i semidirettivi;
- previsione di sezioni specializzate in materia di misure di prevenzione;
- sovraccarico di lavoro per i MOT;
- rinnovazione delle tabelle infradistrettuali.
Rara è risultata la buona prassi di elaborare degli schemi per l’esame delle proposte tabellari, onde garantire uniformità e completezza della valutazione.
In un distretto lo schema è stato elaborato per le sole tabelle feriali.
Si auspica, pertanto, la elaborazione di siffatti schemi.
Progetti organizzativi
In nessun caso sono state presentate osservazioni e dovunque si è privilegiata l’interlocuzione con i dirigenti, con i quali sono stati registrati tendenzialmente buoni/ottimi rapporti.
Problematiche sono risultate le previsioni dei progetti organizzativi riguardanti:
- l’esonero dal lavoro giudiziario concesso ai procuratori aggiunti destinatari di deleghe organizzative dopo la scadenza degli otto anni;
- la coassegnazione di procedimenti (in un ufficio si è previsto il criterio automatico in ipotesi espressamente indicate);
- visto e assenso;
- criteri di assegnazione dei procedimenti;
- revoca delle assegnazioni (è stato segnalato un caso di revoca per ragioni diverse ed ulteriori rispetto a quelle previste dalla circolare).
Raramente si è riscontrata la preventiva indicazione di criteri per l’assegnazione di deleghe o incarichi organizzativi.
In un ufficio il CG ha espresso parere contrario al provvedimento di variazione che prevedeva l’assegnazione ad un sostituto delle funzioni di coordinamento precedentemente assegnate al procuratore aggiunto. Il dirigente si è poi adeguato al rilievo, revocando il decreto.
Incarichi extragiudiziari
È stata segnalata la necessità di valutare con rigore la durata dell’incarico e le esigenze dell’ufficio del magistrato interessato.
Incompatibilità
Non si sono rilevate particolari criticità, salvo che in un distretto in cui è stata evidenziata la difficoltà di alcune pratiche in considerazione della differenza tra incompatibilità in astratto e incompatibilità in concreto.
Modalità di condivisione all’interno del CG delle pratiche e dei pareri
Nella maggior parte dei casi le bozze dei pareri redatte dal relatore vengono trasmesse a tutti i componenti del CG prima della seduta, così garantendo un confronto partecipato e dettagliato.
In due distretti la bozza viene redatta e condivisa solo successivamente, con il rischio di una discussione collettiva solo parziale.
In un caso, addirittura, manca del tutto la condivisione con gli altri componenti della bozza, predisposta successivamente, sicché giunge al CSM un parere noto soltanto al relatore e al Presidente del CG.
In pochi casi sono in uso le “pratiche digitalizzate” e in un solo ufficio la condivisione delle pratiche e dei pareri avviene in dropbox, strumenti che sarebbe invece utile diffondere.
In un distretto è stata segnalata l’abitudine del Presidente della Corte di manifestare in via preliminare il suo orientamento rispetto alle pratiche all’odg, così condizionando la discussione e orientando soprattutto i componenti laici.
* * * *
Sempre nel corso degli interventi dei rappresentanti dei vari distretti, sono state evidenziate specifiche questioni da segnalare al CSM ovvero argomenti che necessiterebbero di un intervento chiarificatore dell’organo di autogoverno centrale.
Si chiede, in particolare, che il CSM:
- con riferimento alle applicazioni endodistrettuali, intervenga sulla circolare chiarendo l’anomalia secondo cui il magistrato da applicare deve provenire dallo “stesso ufficio” destinatario dell’applicazione, specificando conseguentemente l’ufficio/gli uffici cui destinare l’atto di interpello;
- prenda posizione circa la sorte del dirigente che, alla fine degli 8 anni, permanga nello stesso ufficio;
- chiarisca definitivamente il rapporto tra la valutazione di professionalità e il procedimento disciplinare, in corso e definito, specificando i casi in cui vada sospesa la procedura di valutazione;
- acceleri la trattazione delle pratiche in cui vi siano pareri contrari del CG o comunque favorevoli ma con osservazioni dei colleghi degli uffici, essendo stata rilevata una disparità di trattamento tra pratiche esaminate rapidamente ed altre che, seppur delicate, sono state poste all’ordine del giorno con sensibile ritardo;
- intervenga sulla circolare in materia di incompatibilità tra magistrati e congiunti avvocati, facendo chiarezza sul concetto dei “collaboratori dell’avvocato congiunto del magistrato”;
- faccia definitivamente chiarezza in tema di “tabelle feriali”;
- effettui un controllo più incisivo sugli incarichi extragiudiziari, con particolare riferimento alla trasparenza della procedura e alla diffusione dell’interpello quale unico metodo per attribuirli;
- risponda più celermente ai quesiti posti e comunque comunichi le decisioni con le quali abbia rilevato anomalie procedurali nella espressione di pareri negativi del CG.
Alcuni colleghi hanno segnalato l’esigenza di più frequenti incontri e maggiore confronto tra consiglieri giudiziari e consiglieri del CSM, non esauribili nella mera proposizione di quesiti.
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Con specifico riguardo alla prossima campagna elettorale per la votazione dei componenti dei consigli giudiziari, si è posta l’attenzione:
- sull’approccio dei consiglieri giudiziari, che devono intendere l’incarico come servizio da rendere con rigore, nell’esclusivo interesse degli uffici, prescindendo da logiche di appartenenza e valorizzando sempre l’interlocuzione e il confronto con i dirigenti, come con i colleghi;
- sull’eventuale opportunità di concentrarsi sul tema dei carichi esigibili, quale argomento particolarmente interessante per i giovani (e non solo);
- sulla necessità di evitare, nei limiti del possibile, la “lista unica dei componenti del consiglio giudiziario” (come pure avviene in alcuni distretti), che espone al rischio della concezione individualistica del ruolo, e al pericolo che il Presidente di Corte scelga “i disponibili”.
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Ha preso poi la parola, Stefano Calabria, componente della segreteria della I commissione del CSM, il quale ha confermato, in tema di incompatibilità magistrato/avvocato, l’equivocità del concetto di “collaboratori dell’avvocato congiunto del magistrato”, spiegando che la circolare si espone a due interpretazioni (mera condivisione della struttura e studio collettivo), sollecitando i CG ad indicare dettagliatamente tanto i nomi di coloro che condividono la struttura, quanto i partecipanti dello studio collettivo, onde garantire una più rigorosa valutazione.
Sono, quindi, intervenuti i consiglieri del CSM, fornendo chiarimenti su questioni problematiche e suggerimenti sull’elaborazione dei pareri, auspicando un continuo confronto con i componenti dei CG.
Giuseppe Cascini ha sottolineato l’importanza che i consiglieri giudiziari segnalino le pratiche rilevanti o particolarmente delicate.
Ha spiegato che le valutazioni di professionalità sono distinte in 3 forme: quelle “de plano”; quelle “rinforzate” (ritardi non gravi o procedimento disciplinare risolto); quelle “non positive o negative”, precisando, per queste ultime, l’opportunità che il CG segnali eventuali pareri non unanimi.
Con riferimento al rapporto tra procedimento disciplinare e valutazione di professionalità, ha chiarito che il CSM sospende la valutazione in pendenza del disciplinare e che, allo stato, si è orientato per una richiesta di integrazione al CG, auspicando però la parallela sospensione anche del parere del CG.
Circa i Regolamenti dei CG, ha segnalato che è in corso la predisposizione di linee guida volte a favorire – nei pochi ambiti in cui è possibile intervenire – previsioni uniformi e indicazioni specifiche nella ipotesi, fortunatamente non ricorrente, di ricusazione dei componenti del CG.
Sono, altresì, in corso lavori di revisione del T.U.D., tanto nella parte destinata alle conferme (tenendo conto del lavoro del gruppo di cui alla nota n. 1), quanto in quella relativa ai parametri generali e specifici per la nomina dei direttivi e semidirettivi, con la tendenza a valorizzare l’esperienza professionale maturata nel settore analogo.
Va altresì rinforzata la circolare in materia di organizzazione degli uffici di procura, con l’obiettivo, tra gli altri, di rendere più trasparenti le procedure di conferimento di incarichi e deleghe organizzative ai sostituti.
Giovanni “Ciccio” Zaccaro ha segnalato la necessità di tenere conto delle “medaglie” – tanto nei pareri di professionalità, quanto in quelli specifici – se e nei limiti in cui risultino indicati e documentati i risultati conseguiti nell’espletamento dell’incarico.
Ha rimarcato l’esigenza che la temporaneità degli incarichi semidirettivi non venga frustrata e aggirata mediante il conferimento di incarico organizzativo, senza interpello, al semidirettivo scaduto.
Ha ribadito l’importanza di formare a livello di CG delle “cartelle” in cui raccogliere – per singolo ufficio – i provvedimenti con pareri contrari, con osservazioni serie ovvero con altre criticità, da considerare poi nella valutazione di conferma dei dirigenti, che deve essere particolarmente rigorosa.
Anche Mario Suriano ha sottolineato l’importanza, nell’apprezzamento di taluni incarichi, della “attività svolta e dei risultati conseguiti e documentati”, al fine di rendere il meno discrezionale possibile la valutazione delle “medaglie”.
Con riguardo al rapporto tra la nomina di un direttivo/semidirettivo e l’incompatibilità, ha auspicato l’espletamento di istruttoria supplementare prima del conferimento dell’incarico.
Alessandra Dal Moro ha evidenziato la complessità dell’analisi dei progetti organizzativi delle procure, per cui la VII commissione ha potuto contare sul contributo fornito da tre colleghi nominati ex art. 28. È in corso l’individuazione di altri colleghi ex art. 28 per ultimare i lavori, allo stato conclusi per i progetti delle procure di primo grado.
Ha, altresì, rilevato come – nei pareri dei CG in ordine ai citati progetti organizzativi – nello stesso CG, a seconda del relatore, ci siano stati pareri dettagliati e altri esageratamente sintetici.
Ha suggerito la predisposizione da parte dei CG di schede per l’esame delle proposte tabellari e dei progetti organizzativi, onde garantire una valutazione omogenea.
Ha proposto che il CSM elabori delle linee guida circa contenuti e modalità di compilazione dei pareri dei CG su tabelle e progetti organizzativi.
Sulla tempistica dell’esame di tabelle e variazioni tabellari da parte del CSM, ha manifestato la inopportunità che i CG segnalino eventuali urgenze, onde evitare meccanismi di priorità non oggettivi.
Ha concluso Elisabetta Chinaglia, apprezzando il tenore degli interventi e sottolineando l’importanza del confronto tra i consiglieri giudiziari e tra questi, i consiglieri del Csm e i colleghi del distretto.
16 novembre 2019