Appunti per un intervento in Assemblea
Perché candidarsi.
Sono entrata in magistratura con il D.M. 8 marzo 1990, una bella data.
Sono Sostituto Procuratore a Bologna, da diversi anni oramai; lo sono stata all’inizio della carriera in Sicilia, a Sciacca, tra il 1991 e il 1995.
In mezzo alcuni anni come giudice penale e G.I.P., a Modena e a Marsala.
A Bologna dal 2008 al 2012 ho fatto parte del Consiglio Giudiziario, eletta per Area.
Attualmente sono una delle referenti distrettuali di Area
Da due anni sono nel direttivo del Movimento per la Giustizia/Art.3
Sono iscritta ad AREA Democratica per la Giustizia.
Gli appunti che seguono saranno sicuramente diversi dal mio intervento in assemblea il 28 maggio scorso. C’è qualche cosa sfuggito ai cinque canonici minuti; spero, anche in questa forma, di rendere chiaro il mio pensiero.
Ho pensato a questa candidatura per il rinnovo del Coordinamento Nazionale di AreaDG, prima di lanciarmi così in avanti come oggi sto facendo, per vari motivi.
Il primo è che io ho molta fiducia in AreaDG, che solo ora nasce, esiste come concreta realtà associativa dopo un cammino, un percorso al quale ho partecipato convintamente, attivamente per una decina di anni. Come Area infatti sono entrata in Consiglio Giudiziario nove anni fa.
Come dissi qualche settimana fa, nel corso di un incontro dei referenti distrettuali, è arrivato il momento di farsi avanti, di metterci la faccia, di superare le lunghe incertezze che hanno segnato un percorso fin troppo lungo per scoprire, insieme, chi vuole lavorare per una realtà, Area, che raccolga davvero in sé il meglio dei gruppi fondatori ma soprattutto che sia attraente ed attragga quanti, su questo meglio che sappiamo elaborare, hanno cose da dire e da fare.
Un motivo per credere in Area è di vincere la timidezza, superare quella ritrosia che ha portato molti fra noi a non farsi avanti partecipando attivamente alla vita dell’ANM. Sempre più di frequente, infatti, all’invito rivolto a colleghi ad un incontro, ad una iniziativa mi sono sentita rispondere “perché? A che vale la pena?”
Un disamore, un disincanto che si fa più amaro tra i colleghi più anziani, che suona come disinteresse senza vere spiegazioni tra chi, più giovane, vive un momento della magistratura non facile che, a mio parere, AreaDG è con forza chiamata a contrastare proponendo il momento del confronto e del contributo, anche da posizioni diverse e non allineate, come metodo di elaborazione di concrete proposte per migliorare, al nostro interno, il lavoro dei nostri uffici e per stimolare, verso l’esterno, momenti di incontro e reciproco scambio culturale assolutamente necessari per vincere quell’autoreferenzialità che ci rende a volte improponibili allo sguardo degli altri.
Ho pensato a questa candidatura per vincere la paura della solitudine, per superare l’idea, antica ma spaventosamente attuale del giudice “solo” che proprio perché isolato potrebbe non trovare a volte le risorse e il sostegno necessari a svolgere il proprio lavoro con l'attenzione ai contenuti di cui ha parlato nel suo intervento Piergiorgio Morosini, proponendo un'azione giudiziaria coraggiosa; un magistrato “solo” che non riesce a condividere, e nemmeno a contestare, le scelte del dirigente perché non riesce a sentire di essere parte di una comunità
A questo pensavo quando, nel distretto di Bologna e alla fine di un’assemblea distrettuale insieme a Lucia e Beatrice, entrambe D.M. 2012, abbiamo pensato che fosse il caso di cominciare a muoverci nel nostro distretto (la via Emilia è lunga, da Piacenza a Rimini...) per incontrare, personalmente, tanti colleghi di cui conosciamo solo il nome. L’abbiamo chiamata AreaXGiovani proponendoci innanzitutto di conoscere colleghi di prima/seconda valutazione da poco giunti nel distretto e abbiamo cominciato a invitarli ad incontri ai quali non abbiamo chiesto di venire, ma abbiamo detto che NOI saremmo andate.
Avvicinarsi alle realtà di un distretto e trasformarle in una proposta; ad esempio la proposta di valorizzare progetti tabellari attenti all’ingresso dei magistrati di prima nomina, come ha illustrato Lucia Spirito nel suo bellissimo intervento.
Avvicinarsi alle realtà di un distretto e cogliere quello che a volte non riesce ad arrivare nelle sedute dei Consigli Giudiziari. Essere tramite.
Avvicinarsi alle realtà dei distretti, nelle piccole sedi, in modo programmatico: una concreta proposta per AreaDG
Ho pensato a questa candidatura per vincere il pessimismo, per contrastare, con i fatti, quanti colleghi attorno a me sostengono che, poiché tutte uguali, poiché fan tutte nello stesso modo, non c’è davvero ragione per mantenere in vita le “correnti”.
Perché allora darsi da fare per l’ennesima formazione che intende essere attiva in ANM, perché far sentire la propria voce?
Perché, ed è per me fondamentale, diversa in AreaDG è la visione del sistema giustizia, di cui siamo – non unici – protagonisti, e che noi sentiamo come servizio alla comunità dei cittadini.
Ecco perché per primi noi dobbiamo essere comunità, riunirci, condividere per meglio comprendere ed organizzare questo servizio e dunque dobbiamo saper valorizzare, non le spinte carrieristiche di singoli, ma l’elaborazione e l’applicazione di prassi virtuose, l’incessante pretesa di mezzi e strumenti che diano effettività al nostro impegno, la collaborazione, verso l’esterno con quanti, prima di tutto l’avvocatura, ma anche tutti coloro che con noi lavorano quotidianamente, sono necessariamente coinvolti da ogni evoluzione del mondo giudiziario.
Alcune concrete proposte
Ho parlato di confronto e di discussione come metodo, irrinunciabile da declinarsi in tutti i settori dell’impegno associativo.
In primo luogo nella gestione dell’autogoverno: gli incontri del coordinamento con i rappresentanti di AreaDG nei consigli giudiziari dovrebbero vedere una programmazione a lungo termine e dovrebbero tenersi in sedi diverse, a livello nazionale, in modo da consentire la più ampia partecipazione di quanti, per Area, esercitano l’autogoverno a livello locale.
In questo modo, a mio parere, il Coordinamento potrebbe diventare vero tramite e mezzo di collegamento, ma anche strumento propositivo per i nostri rappresentanti al Consiglio Superiore, da un lato rendendo più chiaro e leggibile il lavoro svolto in Consiglio, dall’altro proponendo in tempi e modi immediati le richieste provenienti dai distretti.
Ancora sui temi che infiammano e deprimono le nostre assemblee: la selezione dei dirigenti, la valutazione del loro operato.
Si è fatto spesso richiamo alla figura del “magistrato che vogliamo” della “magistratura che verrà” o il profilo del magistrato di area.
Perché allora non proporre un impegno del Coordinamento per un lavoro di formazione e confronto tra “dirigenti di Area”, una formazione su valori e temi della “Giustizia bene comune” ma anche per la ricerca degli strumenti organizzativi necessari a far sì che la magistratura del domani (ma anche quella di oggi) possa lavorare sulla qualità senza essere narcotizzata prima ed abbattuta poi dall’impero dei numeri?
Sui giovani magistrati, sull’accesso alla magistratura mi riporto alle conclusioni dell’intervento di Lucia Spirito. Aggiungo che proprio nei primi anni di esperienza lavorativa l’esistenza di rigidità ed ostacoli al mutamento di funzioni oltre a limitare la movibilità dei giovani colleghi ci priva, tutti, di un irrinunciabile momento di formazione giurisdizionale del magistrato requirente di fatto progressivamente escluso dalla possibilità di maturare attraverso la diversa visione del giudice. Ripensare queste barriere, una proposta positiva contro le sirene della separazione.
Concludo e ringrazio i colleghi bolognesi che mi hanno dato la loro fiducia proponendo la mia candidatura in assemblea.
E ringrazio anche chi per prima pensò che fosse necessario introdurre sistemi di quote di genere (una volta banalmente “rosa”). Anzi credo che avrebbe dovuto farlo un po’ prima, negli anni in cui la cura familiare e l’impegno lavorativo mi portavano a dire sempre no, non posso, non ce la faccio. Risultato, opportunità, percentuale. Se ne discuta. Ma si faccia strada un’idea anche femminile, come femminile è Area, dell’impegno associativo.