ASSEMBLEA GENERALE - Napoli, 28 maggio 2017

Documento politico a sostegno delle candidature di Stefano Civardi e Donatella Salari alle elezioni del Coordinamento Nazionale

di Rosaria Giordano
magistrato di Tribunale destinato alla Corte di Cassazione

1. Premessa. Il progetto di Area

Area è nata per essere l’osmosi del meglio delle esperienze di MD e del MOV/3 e quindi per focalizzarsi su tematiche quali l’attenzione alla tutela dei diritti di tutti, la democrazia interna agli uffici, il ruolo del PM incardinato nella giurisdizione, il contrasto alla gerarchizzazione, l’efficienza della giurisdizione, la professionalità e quindi il merito come parametro di tutte le scelte, la consapevolezza che l’unico modo di difendere l’autonomia e l’indipendenza della giurisdizione risiede nella resa effettiva della giustizia, nell’offrire ai consociati un servizio efficiente.

Tali questioni sono cruciali perché altrimenti le garanzie diventano soltanto privilegi di una “casta” e ci saranno tolti.

Nel contempo Area deve superare i limiti dell’azione dei gruppi fondatori, e quindi interrogarsi sulla soggettività politica di una associazione di magistrati, che non può essere parte dell’agone politico generale ma deve avere le fondamenta fortemente infisse nei valori costituzionali e progressisti e quindi sentirsi vicino alle sensibilità esistenti nella società civile sui vari temi in qualche modo collegati alla giurisdizione.

Area deve, peraltro, rifiutare le logiche interne di contrapposizione sulla base di gruppi precostituiti, cordate, alleanze territoriali, scambi di voti, che costituiscono la degenerazione correntizia, ma sollecitare la discussione e anche la divisione sulla base di idee e programmi eventualmente diversi, sapendo che la pluralità delle opinioni deve essere vissuta come una ricchezza, dalla cui sintesi nasce la linea politica del gruppo.

Area deve riconoscere gli errori fatti in un percorso ormai “ultradecennale” scontando un deficit di democrazia partecipata che ha portato ad una concentrazione decisionale che non corrisponde forse ad una effettiva rappresentatività. Si devono rompere gli schemi del finto politicamente corretto e dire con chiarezza quali sono le criticità che hanno impedito fino ad ora ad Area di decollare come progetto associativo in grado di avere un significativo appeal per le nuove generazioni.

Non basta un nome nuovo se si fanno politiche vecchie.

I colleghi questo lo vedono con chiarezza e se ne stanno lontani e se ne allontaneranno sempre di più in assenza di cambiamenti significativi.

2. AREA e ANM

La linea politica dell’ANM negli ultimi anni non è stata soddisfacente per il cedimento alle istanze burocratiche, corporative ed esclusivamente “sindacali”.

La Presidenza Davigo costituisce l’esempio dell’immagine di una magistratura ripiegata sui propri problemi piuttosto che su quelli della giustizia, che si allontana dalla sensibilità del Paese e quindi corre il rischio di isolarsi.

La contrapposizione col Governo deve invece fondarsi sulle condizioni di lavoro dei magistrati (e degli uffici in generale) intesa come necessità di essere messi in grado di rendere giustizia in modo efficiente, e quindi come funzionale all’espletamento del proprio ruolo istituzionale e non come difesa di privilegi di casta.

È necessario prendere posizione sui temi più “caldi” come magistratura onoraria, protagonismo di certi PM, ecc.

La presenza e l’attività di Area nella ANM finora è invece stata poco riconoscibile perché troppo attenta a certi equilibri, timida nel prendere posizioni che segnano nettamente la nostra visione di tutela dei diritti, scontando incertezze anche nel criticare a fondo scelte legislative per mediare e attenuare la percezione di una vicinanza al governo.

3. AREA e Autogoverno

L’azione ideale di Area dovrebbe essere caratterizzata da due linee guida fondamentali : il rigoroso rispetto delle regole in tutti i campi, con denuncia dei comportamenti devianti, soprattutto sulla base dell’appartenenza, ormai non più limitata alle correnti ma estesa alle situazioni geografiche, quando non amicali e personali; la “serietà” dell’autogoverno come parametro di riferimento, rispetto al buonismo dettato dagli altri gruppi. Il che significa valutazione di professionalità rigorose, scelta dei direttivi e degli altri incarichi (Cassazione, Massimario, DNA, Direttivo Scuola, ecc.) sulla base dei parametri della professionalità e del merito, avendo come riferimento l’interesse dell’istituzione e non quello del singolo; ecc.

Occorre il coraggio di ripensare, a distanza di dieci anni, la disciplina ordinamentale. Dalla ultradecennalità al sistema di passaggio dalle funzioni requirenti a quelle giudicanti con tutti i corollari in tema di mobilità e pari opportunità. Occorre combattere una separazione tra giudicanti e requirenti che ormai divide le nuove generazioni di magistrati ben più di quanto si pensi. Bisogna contrastare e segnalare i guasti che sta portando all’esercizio della giurisdizione l’idea di una carriera intesa come gradini da scalare in fretta. In tal senso bisogna riflettere se il criterio della anzianità per fasce in alcune situazioni può essere utile parametro e limite alla discrezionalità.

La questione morale, l’etica della funzione, la professionalità sono le linee maestre di una magistratura moderna, che non ha più un collante e una sua capacità attrattiva in una lettura ideologica della realtà ma che guarda ogni volta alla credibilità e alle capacità del singolo aspirante. Occorre difendere con forza il ruolo del CSM di tutela dell’indipendenza della giurisdizione.

Area ha il massimo rispetto dell’autonomia dei consiglieri eletti, anche facenti riferimento ad Area, ma chiede che si dia conto delle scelte effettuate e si riserva il diritto di criticare le deviazioni dai programmi declamati, in una chiara distinzione di ruoli. In questa ottica, è utile il dialogo con la molteplicità delle componenti togate e politiche, evitando una contrapposizione frontale affidata ad un pregiudizio negativo nelle scelte altrui. Ma quando quest’ultime sono in conflitto evidente con i nostri valori e le nostre idee di professionalità o di politica giudiziaria l’opposizione all’interno del Csm del gruppo di Area deve essere ferma ed intransigente, pur nella consapevolezza di assumersi il rischio di non riuscire più a raggiungere gli obbiettivi prefissati in ragione della immediata reazione delle altre componenti. L’azione di un gruppo politico di riferimento dei consiglieri, quando c’è riconoscibile comunanza dei valori in chi si assume la responsabilità della rappresentanza nell’organo di autogoverno dopo essere stato circondato da un consenso convinto nella fase elettorale, deve risolversi in un parallelo sostegno informato alle scelte consiliari e non in una sorta di guardania continua ed altamente reattiva in assenza di elementi di conoscenza. Nelle scelte consiliari il consenso non potrà essere unanime ed e per questo motivo che chi guida Area dovrà, da un lato, pretendere un’informazione preventiva sulle scelte più rilevanti e, dall’altro, sostenere ciò che si condivide anche contro critiche frutto di disegni personali o di interessi in prevalenza territoriali. Insomma serve nel rapporto tra la guida di Area ed il gruppo al CSM un sistema di pesi e contrappesi che alimenti il flusso di informazioni e stabilisca una interlocuzione continua e stabile con tutti i consiglieri di Area e non solo con alcuni, in nome di quel principio di collegialità che contrassegna e caratterizza l'agire del Coordinamento così come voluto e disegnato dall’Assemblea di area, collegialità imposta dall'ampiezza dell’area di riferimento in cui si riconoscono plurime sensibilità.

4. Conclusione. Il ruolo di Area

In una parola, recuperare una chiara identità di Area in tutti i campi. Nella politica associativa, nelle scelte di autogoverno, nel comportamento quotidiano negli uffici. Ridare fiducia e speranza ai tanti colleghi che si stanno allontanando da Area vedendo in essa solo una riedizione di Unicost in versione edulcorata, che predica bene e razzola male. Ai giovani magistrati che vogliono privilegiare una immagine istituzionale della magistratura piuttosto che quella di un corpo di burocrati chiuso a difesa dei propri supposti privilegi. Aprirsi al confronto, dimostrando di essere inclusivi e non di respingere chi professa idee diverse. Rifuggire da dirigismi interni, dalle decisioni prese da pochi in segreto, ma diversificandosi sulla base di programmi chiari, anche differenti nelle soluzioni ma basati su idee di fondo condivise. In altre e più chiare parole costruire, perché finora non vi è stata una chiara identità.

Siamo quindi disponibili a sostenere ed a collaborare con chi condivide e si riconosce in queste aspirazioni a realizzare e incarnare i valori indicati nella Carta fondativa del gruppo in ogni ufficio sul territorio nelle articolazioni istituzionali perché la distanza tra quanto predicato e quanto praticato sia la più ridotta possibile.