Ancora sulle conferme dei dirigenti: gli uffici giudiziari italiani meritano di più
Il conferimento di un ufficio direttivo non deve essere un premio alla carriera ma deve valorizzare il merito nell’esercizio della giurisdizione e le attitudini organizzative.
Spesso i dirigenti vengono scelti facendo una prognosi sulle loro capacità ed è fondamentale il momento della conferma, quando si verifica il lavoro svolto nel quadriennio.
Per questo, in occasione delle conferme, è importante essere attenti ed ascoltare la voce degli uffici.
Confermare un dirigente che non ha dato buona prova di sé significa consentirgli una gestione non ottimale dell’ufficio o nel futuro di trasferirsi a dirigere un altro ufficio, con pregiudizio per i cittadini che a quell’ufficio chiedono giustizia.
Ne era consapevole anche il vicepresidente del Csm quando, all’inizio della nuova consiliatura, ha esaltato la “procedura di conferma dopo i primi quattro anni di esercizio dell’incarico, che consente di verificare la correttezza ed utilità delle scelte operate e prorogarle per ulteriori quattro anni o al contrario rivederle ponendo fine all’esperienza di direzione di chi si sia dimostrato non adeguato”.
Non ne sono consapevoli invece i consiglieri togati eletti nelle liste di Unicost e Magistratura Indipendente e quelli laici rappresentativi dei partiti di destra, dai quali proviene proprio l’attuale vicepresidente.
Abbiamo, infatti, appena letto che i consiglieri di Magistratura Indipendente e Unicost insieme ai laici rappresentativi dei partiti di destra hanno votato per la conferma del Presidente del Tribunale di Bergamo e del Presidente di sezione della Corte di appello di Torino, nonostante i pareri, del consiglio giudiziario competente, negativo (e unanime) nel primo caso, e positivo ma a maggioranza nel secondo caso.
Spesso si dice che i colleghi non segnalano i dirigenti meno capaci. In questo caso invece i campanelli d’allarme erano stati suonati ma la stabile maggioranza che governa questo consiglio non li ha sentiti.
Gli uffici giudiziari italiani ed i tanti magistrati che lavorano senza tregua meritano dirigenti adeguati e soprattutto meritano che i loro rappresentanti in Csm facciano fino in fondo il loro dovere, senza indulgere nella difesa corporativa di chi non sempre è stato all’altezza del suo compito.
21 dicembre 2023