Cambiare rotta per salvare l’autogoverno: l'assunzione di una responsabilità condivisa
Abbiamo più volte ribadito, nel corso di questa campagna elettorale, a partire dalle primarie e nelle sue proposte, la necessità di un deciso cambio di passo, di un’inversione di tendenza, in particolare nella gestione delle nomine, come condizione necessaria per restituire autorevolezza e credibilità all’Istituzione consiliare. Ed è esattamente quello che dicono i candidati di AreaDG in questi giorni, quando incontrano i colleghi negli Uffici.
Lo diciamo, però, con umiltà, senza supponenza, senza addurre una pretesa superiorità morale, nella consapevolezza che per cambiare un sistema che tutti abbiamo contribuito a creare vi è la necessità di una assunzione di responsabilità condivisa, in chiave critica e autocritica, da parte di tutti i gruppi.
Nessun gruppo (vecchio o nuovo, nato da fusioni o da scissioni) può pretendere di presentarsi come l’unico estraneo al “sistema”, come quello che da anni lo denuncia inascoltato. Ci sembra una tesi stucchevole, prima ancora che falsa.
Consideriamo, inoltre, grave sul piano istituzionale che, per mere ragioni di propaganda elettorale, il Gruppo Autonomia & Indipendenza censuri come illegittime e frutto di accordi illeciti nomine di magistrati, facilmente individuabili (anche senza indicazione dei nomi), che attualmente ricoprono incarichi direttivi in Uffici anche delicatissimi, delegittimando la loro funzione, l’intero Ufficio e i magistrati che vi lavorano.
A quelle generiche censure potremmo contrapporre molti casi di nomine, o comunque di scelte consiliari, in cui il rappresentante in Consiglio di quel Gruppo ha partecipato con votazioni di maggioranza o all’unanimità: anche in questi casi, dunque vi sarebbe stato un bieco scambio lottizzatorio?
Non vogliamo arrivare a rinfacciare scelte e comportamenti di questo o quel consigliere, perché crediamo che solo una comune consapevolezza ed una forte condivisione e collaborazione di tutti possa far recuperare autorevolezza e credibilità al Consiglio; perché vogliamo cambiare l'autogoverno, ma non vogliamo distruggerlo; perché una campagna elettorale basata sulla demonizzazione degli "altri" non serve alla magistratura, e alla Istituzione.