La difesa dell’autonomia e indipendenza delle procure e dei sostituti
Con la riforma dell’Ordinamento Giudiziario, incentrata sulle figure di vertice degli Uffici Requirenti, il ruolo del Pubblico Ministero nel nostro sistema giudiziario viene esposto, al suo interno, al rischio di una sempre maggiore gerarchizzazione e burocratizzazione, mentre, all’esterno, risulta incalzato da proposte sempre più pressanti di separazione delle carriere, che spingono verso la creazione di uffici del Pubblico Ministero del tutto autonomi e svincolati da ogni altro potere, nonché governati separatamente da un Consiglio ad hoc.
AreaDG è contraria a tutto ciò che allontana il magistrato del Pubblico Ministero dal ruolo assegnatogli dalla Costituzione e da ogni meccanismo che possa creare o accentuare il concreto rischio di protagonismi e di uffici autoreferenziali, rivolti essenzialmente a coltivare le tesi dell’accusa e che, in ogni caso, tenda a svalorizzare la terzietà del giudice come valore fondante della cultura giurisdizionale.
Per questo ci ostiniamo a proporre un ripensamento del sistema della mobilità e del mutamento di funzioni, soprattutto per i magistrati nei primi anni di attività, e sosteniamo che uffici giudicanti e requirenti debbano condividere i compiti di programmazione e organizzazione del servizio.
AreaDG si sente, perciò, impegnata a sollecitare un’inversione di tendenza rispetto ad una politica d’incentivi (trasfusa sia nelle circolari sui trasferimenti che nel testo unico sulla dirigenza) diretta a favorire la permanenza del magistrato nelle stesse funzioni, perché è consapevole che tali misure rischiano di assimilare la funzione requirente alla specializzazione tout court, esaltando percorsi professionali totalmente distinti che rischiano, surrettiziamente, di assecondare una tendenza culturale che prefigura già nel discorso pubblico e nella percezione di larga parte della magistratura, la distinzione delle carriere: anticamera della separazione.
Per AreaDG l'autonomia e l’indipendenza degli Uffici di Procura e dei Sostituti costituisce un pilastro della nostra democrazia. Compito dell’autogoverno è proprio quello di assicurare la più attenta difesa dagli attacchi esterni e dalla deriva interna di strisciante verticalizzazione e burocratizzazione.
Grande attenzione va, dunque, riservata al ruolo del Pubblico Ministero, magistrato soggetto solo alla legge, pienamente inserito e coinvolto nella gestione del servizio giustizia ed, ancor prima, nella cultura della giurisdizione, come nel principio di uguaglianza nell’esercizio dell’azione penale.
Compito del nuovo CSM sarà, perciò, quello di portare avanti la linea già positivamente intrapresa dall’attuale Consiglio con la Circolare sulle Procure e la recente Risoluzione sulle avocazioni, dando attuazione ad esse e vigilando sulla loro effettiva osservanza da parte dei Procuratori della Repubblica e dei Procuratori Generali.
Rimandiamo su questi temi alla lettura del punto 7 del nostro programma