La drammatica situazione dell’edilizia giudiziaria
Candidato nella categoria magistrati giudicanti di merito
Per anni noi magistrati baresi ci siamo rammaricati che nessuno considerasse le nostre condizioni di lavoro, fra carichi incompatibili con le esigue piante organiche e la complessità del contenzioso del lavoro, del penale, del civile. Ora si è consumato lo “scandalo”’della tendopoli, misura sicuramente necessaria ma che offende chi, per dolorose calamita naturali, nelle tende della Protezione civile vive e lavora e pure offende noi cittadini baresi che, in assenza di calamità nazionali, avremmo avuto il diritto di avere amministratori pubblici capaci di programmare e realizzare soluzioni. Ora che si diffondono le foto delle tende, tutta Italia si preoccupa dei luoghi ove si svolge la giurisdizione penale a Bari e sforna comunicati. Ed allora, avvertiamo tutti coloro che, solo oggi, si preoccupano che non c’è solo via Nazariantz.
Nella nostra città, anche il palazzo adibito alla giurisdizione civile e’ malandato assai. Facciate pericolanti, impianti scassati, spazi inadeguati. Avvertiamo che, da sempre, la giustizia nell’interesse dei minori e’ esercitata in un condominio, dove la riservatezza delle vicende e la dovuta capacità di accogliere i cuccioli di concittadini (tali sono i minorenni) dipende solo dalla fantasia ed abnegazione dei giudici minorili.
A Foggia non si possono celebrare udienze perché mancano le aule ed i colleghi sono stipati in tanti in piccole stanzette, dove devono studiare i fascicoli e fare le camere di consiglio.
A Trani gli uffici sono smembrati in tanti plessi.
Ecco: a coloro, che si indignano in tutta Italia ma con un poco di ritardo, suggeriamo di indignarsi anche per tutto ciò.
E non solo!
Nei miei giri “elettorali” ho visto quanto sia drammatica la situazione della edilizia giudiziaria in Italia.
Quanto, ovunque, siano a rischio la sicurezza dei lavoratori ed il prestigio del potere giudiziario.
A Roma crollano gli ascensori.
A Reggio Calabria i corridoi sono ingombri di faldoni e, per passare da un’ala all’altra degli uffici, si devono attraversare i gabinetti.
A Vibo il nuovo palazzo è inagibile ed il vecchio sembra un set di un film di fantascienza degli anni ‘50: cavi sospesi, luci precarie.
A Perugia, sede di una aggressione armata ai danni di colleghi, gli uffici sono sparsi in diversi edifici, rendendo complicato incontrarsi e discutere fra colleghi.
Sembra che stia per giurare un nuovo Governo.
Spero metta all’ordine del giorno la ricognizione dello stato della edilizia giudiziaria in tutta Italia. Magari apprestando le risorse finanziarie necessarie.
A noi, nel frattempo, assiste l’ottimismo della volontà.