Cosa il Consiglio deve fare
- Essenziale sarà il ruolo del CSM nei prossimi anni, perché dovrà dare corpo ed attuare la riforma ordinamentale appena approvata, valorizzandone al massimo le parti positive e vigilando attentamente sulla stesura dei decreti delegati, disincentivando carrierismo e burocratizzazione e stilando la necessaria normazione secondaria per cercare di arginare possibili interpretazioni deteriori. In alcuni casi, nella legge delega sono state già recepite prassi adottate nell’ultimo biennio dal CSM (trattazione delle pratiche in ordine cronologico, audizione dei candidati ai posti direttivi), ma su altre occorrerà contrastare gli effetti più negativi della riforma, stemperando le disposizioni eccentriche rispetto all’assetto costituzionale. Il CSM può assumersi un ruolo di leva non solo attraverso la funzione di normazione secondaria rispetto ai tanti temi oggetto della riforma Cartabia, ma anche attraverso il concreto esercizio di tutte le funzioni che gli sono attribuite.
- Occorre tornare a un’idea di magistratura orizzontale, rilanciando su questo il dibattito interno ed esterno e contrastando, in questo modo, la verticalizzazione degli uffici giudiziari, specie di quelli requirenti. Dovrà così essere contrastata la tendenza alla gerarchizzazione, anche approfittando della modifica normativa che impone l’approvazione (e non più una semplice presa d’atto) dei Progetti organizzativi degli uffici requirenti. Occorrerà anche vigilare perché le possibilità di interlocuzione del Ministro della Giustizia siano limitate alle sole parti di competenza del Ministero (distribuzione beni e risorse) e non invadano invece la sfera dell’autogoverno.
- Occorre intervenire nuovamente sul tema della dirigenza, rendendola maggiormente partecipata ed effettivamente temporanea. In quest’ottica, potrà anche essere ripreso il progetto di trasformare l’incarico semidirettivo in una figura a nomina maggiormente ‘partecipata’: “tabellarizzazione, coinvolgimento dei colleghi dell’ufficio sul punto, rotazione” sono temi su cui già in passato è maturata una parziale elaborazione che potrà oggi essere ripresa anche in antitesi rispetto alla tendenza alla verticalizzazione che impregna la riforma, approfittando delle modifiche normative che vedono anche una contrazione a livello nazionale del numero dei semidirettivi.
- Occorre poi lavorare perché il CSM sia vicino ai magistrati, aiutandoli nelle diverse condizioni operative, dando coraggio ai più giovani e tutelando chi opera in condizioni difficili. A questo si lega il tema della mobilità (che coinvolge anche quello della insularità e delle aree disagiate) nella necessità di contemperare le legittime aspirazioni individuali di ritorno alle aree geografiche di provenienza con l’esigenza di garantire piena funzionalità anche agli uffici più periferici, spesso in condizioni di grave difficoltà.
- Sulle valutazioni di professionalità, la circolare dovrà essere nuovamente rivista alla luce delle modifiche introdotte con riforma, spingendo per la semplificazione del procedimento, disciplinando in modo corretto la formazione e la conservazione del fascicolo delle performance (perché il dato relativo alla tenuta dei provvedimenti sia calcolato in percentuale sul totale e valutato solo come dato macroscopico, per non cadere nella trappola di verificare la tenuta dei singoli provvedimenti; sui ‘risultati attesi’, perché non sia un parametro relativo al singolo magistrato, ma dell’ufficio o della sezione), nonché il giudizio finale, perché sia frutto del giudizio complessivo formulato da CG e CSM e non sia invece rimesso alla valutazione del dirigente. Occorrerà pure vigilare sui presupposti dell’esercizio del diritto di voto degli avvocati e sulle osservazioni formulate dai COA.
- Occorre riflettere sul ruolo che oggi ha assunto il disciplinare e gli spazi che inevitabilmente dovrà coprire proprio alla luce della riforma e dei nuovi illeciti introdotti: che cos’è, a cosa serve, come deve essere gestito, quali i confini. Dovrà essere anche dettagliato anche il nuovo illecito disciplinare dell’indebito condizionamento dell’attività del CSM, con l’adozione del Codice Etico per i membri del Consiglio.
- Particolare attenzione dovrà essere riservata ai temi della genitorialità, del benessere organizzativo e della tutela di genere.
- Va poi salvaguardata la funzione nomofilattica della Corte di Cassazione e valorizzato l’Ufficio del Massimario, che ne è il vero motore e che negli ultimi anni ha patito molto.
- Occorre infine recuperare la capacità di colmare il solco fra il lavoro quotidiano degli uffici e il Consiglio, tutelando l’immagine della magistratura nel suo complesso, anche promuovendo azioni proattive per recuperarla, senza delegarne il tratteggio sempre e solo alla stampa.
Come il Consiglio deve lavorare
- Appare fondamentale modificare il metodo di lavoro del Consiglio, che dovrà, in primo luogo assicurare maggiore trasparenza degli iter e dei tempi di ogni procedura, nonché una corretta ed uniforme comunicazione istituzionale. Alcune iniziative al riguardo sono state già assunte, ma sono divenuti di estrema urgenza la revisione del sito internet e l’adozione di un canale informativo ufficiale che consenta agevolmente di seguire l’iter delle pratiche, inibendo così il ricorso a canali informali, spesso precursori di pratiche clientelari.
- Con riferimento, in particolare, al conferimento degli incarichi, occorre dare massima applicazione alle positive indicazioni provenienti dalla riforma (pubblicazione di tutti gli atti del procedimento, comprese le autorelazioni, con la sola deroga dei dati sensibili).
- Per quel che riguarda invece la comunicazione della rappresentanza consigliare di AreaDG, sarà indispensabile proseguire nell’attività di informazione già in atto (come Diario e Post It), ma anche tornare a promuovere incontri in presenza con i colleghi negli uffici e confronti periodici con il gruppo.
- Occorre garantire maggiore tempestività ed efficienza dell’azione del Consiglio, mediante un ricorso maggiore alla delega ai CG e al c.d. ‘doppio binario’ fra pratiche non problematiche (con iter agevolato ed accelerato) e pratiche in cui vi sono osservazioni o pareri non unanimemente positivi dei CG su cui l’esame dovrà essere maggiormente approfondito ma più celere. Il tema riguarda in particolare, oltre all’approvazione delle Tabelle e dei Progetti Organizzativi, le conferme di direttivi e semidirettivi.
- È perciò essenziale coltivare l’interlocuzione costante CSM/CG anche istituendo una struttura apposita, che assicuri il collegamento e la rapida ed effettiva comunicazione istituzionale fra Consiglio e organi periferici.
- Il recupero della autorevolezza del Consiglio Superiore passa anche attraverso la rivendicazione della necessaria discrezionalità: sarà necessario, sul punto, liberarsi dall’eccesso di autoregolazione, che espone continuamente le deliberazioni alla censura del giudice amministrativo. In quest’ottica il Consiglio sta già lavorando attraverso opportune modifiche al Testo unico della Dirigenza, valorizzando alcuni indicatori specifici e tale lavoro dovrà essere portato a compimento e consolidato dalla prossima rappresentanza.
- Va ripensato anche il rapporto con la SSM, perché l’autonomia della Scuola non sia interpretata come autoreferenzialità. La Scuola rappresenta invece l’interlocutore primario per la selezione iniziale dei magistrati e per l’attività formativa pre e post-concorso. Nella fase attuale è ovviamente di primaria importanza il rapporto che verrà instaurato con il Ministero, sia per avviare un dialogo proficuo in vista della stesura dei decreti delegati, sia con riferimento all’attuazione del PNRR, al fine di evidenziare tempestivamente le carenze organizzative e di mezzi, contrastando la deriva fordiana e produttivistica diretta a raggiungere gli ambiziosissimi obiettivi che sono stati fissati ed evitando che ci venga presentato il conto del possibile fallimento. Occorrerà anche vigilare sul rischio che si formino forti disomogeneità sul territorio, diffondendo le buone prassi e dando loro una continuità storica.