Migranti, su applicazione dl sicurezza comprensibili dubbi dei sindaci
“Sindaci di provenienza politica diversa stanno manifestando seria preoccupazione per l’applicazione concreta del cosiddetto dl sicurezza. Si tratta di una protesta che non può essere liquidata come propaganda politica perché esprime ragioni di disagio che sono fondate. Essa conferma quanto in molti abbiamo sempre sostenuto: il dl potrebbe presentare profili di criticità sul piano costituzionale, certamente li ha sul piano della concreta sicurezza dei cittadini”. È quanto sottolinea Cristina Ornano, segretario nazionale di AreaDG, intervistata dall’AdnKronos, sulla polemica che oppone alcuni sindaci al Ministro dell’Interno. La legge, osserva, “fa venir meno per migliaia di persone i progetti di accoglienza e integrazione e le sospinge ai margini del tessuto sociale, così favorendo l’ingresso nei circuiti criminali e minando la sicurezza di tutti. Si stanno mettendo a rischio i diritti fondamentali delle persone, salute, istruzione, lavoro, casa - denuncia il segretario di Area - con l’effetto paradosso di creare insicurezza e illegalità in nome del loro contrario”.
Dello stesso avviso Giuseppe Cascini, consigliere del CSM, che ha ribadito: “Ci sono due piani: uno è quello della discussione politica, l’altro è quello dell’applicazione delle leggi e del ricorso agli organi costituzionali”. “Non sono questioni che compete a noi dirimere”, premette Cascini, ricordando i rilievi alla legge contenuti nel parere approvato dal CSM e redatto dalla commissione che lui stesso presiede: “Noi abbiamo fatto alcune valutazioni, abbiamo evidenziato criticità e problemi. Al di là delle enunciazioni di principio, le leggi sono applicate da esseri umani e riguardano altri esseri umani, a volte capita che ci si trovi a dovere applicare regole e si capisce che queste regole, nell’applicazione pratica, contrastano con principi di giustizia ed equità”. “Noi abbiamo già segnalato nel nostro parere che per molte questioni si sarebbero potuti aprire contrasti e dubbi di costituzionalità, io penso che sia inevitabile sollevarli. C’erano alcune forzature della legge dettate, più che dall’esigenza di regolare il fenomeno, da quella di mandare segnali. Ora – conclude Cascini – le valutazioni spetteranno ai giudici, che saranno investiti caso per caso della questione”.
Per Alcide Maritati, segretario dell’ANM, “tutti sono tenuti al rispetto delle norme e tra le norme ci sono quelle che consentono di sollevare la questioni di costituzionalità. Se i sindaci, nell’esercizio delle loro prerogative, riscontrano una torsione di principi costituzionali fanno il loro dovere sottoponendo alla magistratura questi dubbi, ma nelle sedi giurisdizionali e garantendo che sia un magistrato a verificare questa eventuale violazione”. Maritati specifica: “L’ANM non è coinvolta e non interviene. Non entro nello scontro politico tra sindaci e governo. È certo che scontri di questo tipo devono essere risolti secondo le regole di uno stato democratico, e queste regole prevedono che se si sostiene che una norma sia in conflitto con principi di rango costituzionale deve essere comunque sottoposta al vaglio della magistratura, evidentemente una disapplicazione da parte di chi è tenuto ad applicarla come le amministrazioni comunali non è prevista dall’ordinamento giuridico. Cosa diversa – osserva Maritati – è l’intenzione, manifestata ad esempio dal sindaco di Palermo Leoluca Orlando, di sottoporre la questione alla magistratura che nelle sedi opportune, se riterrà la normativa in contrasto con principi di rango costituzionale, solleverà la questione davanti alla Consulta”. Alcune criticità della legge, del resto, ricorda il segretario dell’ANM erano già state evidenziate dall’Associazione Nazionale Magistrati: “In sede di esame abbiamo posto in rilievo temi sui quali sembrano esserci torsioni di principi soprattutto di natura sovranazionale, di accordi sottoscritti dall’Italia”.
4 gennaio 2019