A Prato Forza Nuova celebra il centenario della fondazione dei Fasci
Cento anni fa, il 23 marzo 1919 in piazza San Sepolcro a Milano Benito Mussolini fondava i Fasci italiani di combattimento, primo nucleo del futuro partito Fascista italiano.
Il 15 aprile successivo, dopo una giornata di violenti scontri, i Fasci italiani di combattimento assaltarono la sede del giornale “Avanti!”, dando così avvio a quel crescendo di violenze e intimidazioni che consentirono l’instaurazione della dittatura fascista. Le celebrazioni previste in varie città di questa data infausta sono la negazione della Repubblica e denotano una mancanza di memoria storica preoccupante. Ancora più preoccupante il fatto che in alcune sedi come Prato, queste manifestazioni siano state autorizzate, nonostante la ferma contrarietà manifestata dal sindaco di Prato, che ha anche espresso forti preoccupazioni per l’ordine pubblico, non infondate, visto che analoga manifestazione è stata invece per ragioni di sicurezza e ordine pubblico vietata a Milano, e l’indignazione di molte organizzazioni ed esponenti della società civile, della Chiesa cittadina con la Caritas e di oltre diciottomila cittadini firmatari di una petizione contraria.
La libertà di manifestazione del pensiero incontra un limite allorquando con essa si vogliano affermare idee la cui propalazione è vietata da norme penali e di rango costituzionale. La legge Scelba, in attuazione della XII disposizione transitoria della Costituzione, configura come reato l’ apologia del fascismo, che consiste nel fatto di chi “pubblicamente esalti esponenti, princìpi, fatti o metodi del fascismo, oppure le sue finalità antidemocratiche”, mentre la legge Mancino punisce il fatto di “chi propaganda idee fondate sulla superiorità o sull'odio razziale o etnico” e vieta, inoltre, “Ogni organizzazione, associazione, movimento o gruppo avente tra i propri scopi l'incitamento alla discriminazione o alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi”.
Banalizzare o sottovalutare i rischi dell’apologia del fascismo e della propaganda di idee fondate sulla discriminazione costituisce un grave rischio per la nostra democrazia, la quale trova il suo valore fondante nell’antifascismo a difesa di quei principi e valori di libertà ed eguaglianza che l’ideologia fascista vuole negare, e che invece la nostra Costituzione riconosce a tutte le persone, senza distinzioni e discriminazioni.
Come magistrati che hanno giurato fedeltà alla Repubblica e alla Costituzione ci riconosciamo pienamente in questi valori di libertà e uguaglianza.
Il Coordinamento nazionale di AreaDG
21 marzo 2019