Autonomia e indipendenza lascia la giunta della ANM. Una scelta irresponsabile e sleale
Dum Romae consulitur, Saguntum expugnatur… mentre a Roma A&I spacca l’ANM la Giustizia continua ad arrancare. I problemi dei cittadini, dei magistrati, del personale amministrativo e degli avvocati, vengono lasciati indietro, sacrificati sull’altare della visibilità elettorale.
La decisione assunta dal gruppo di Autonomia & Indipendenza di abbandonare la Giunta unitaria, costituisce un fatto gravissimo, frutto di una scelta irresponsabile e sleale, che dimostra come A&I abbia inizialmente aderito alla giunta unitaria senza avere di mira l’interesse comune dei magistrati italiani, ma al solo fine di ottenere la presidenza della ANM e la visibilità che ne conseguiva.
Per giustificare quella che appare come una vera e propria diserzione si è scelto il tema delle nomine in Cassazione e nei ruoli direttivi e semidirettivi: un tema delicato ed importante che viene affrontato con incredibile grossolanità sostenendo che la ANM dovrebbe assumere un ruolo di controllo e censura nei confronti del CSM fino a sindacare singole scelte o singole nomine. Richiesta, davvero poco credibile perché fatta da un gruppo che annovera tra i suoi autorevoli iscritti ex consiglieri del CSM che hanno praticato e condiviso, senza censurarli, i metodi e le logiche che oggi dicono di voler combattere.
Appena tre settimane fa Area Democratica per la Giustizia ha pubblicamente chiesto ai propri eletti nel CSM di promuovere una complessiva rivisitazione del sistema delle nomine da realizzarsi, tra l’altro, introducendo criteri selettivi idonei ad orientare l' ampia discrezionalità consiliare e valorizzando, quali affidabili indici di maturità professionale, la durata della concreta esperienza giudiziaria, l’efficacia dei risultati raggiunti nel corso della stessa, la specializzazione rispetto alla funzione richiesta.
Persino nella discussione del CDC del 7 u.s. si era pervenuti ad una soluzione di mediazione che, nel rispetto del ruolo istituzionale del CSM, poneva la centralità del tema delle nomine e dell’autogoverno nell’agenda dell’ANM.
A dispetto del proprio nome, A&I ha scelto di non sostenere né la proposta di AreaDG e neppure quella maturata nel corso dell’ultimo CDC e di chiedere invece che l'ANM intervenisse a monitorare l’azione concreta e le scelte del CSM, ciò che avrebbe segnato la definitiva delegittimazione del sistema dell’autogoverno che proprio della Autonomia e Indipendenza della magistratura è, per Costituzione, il presidio. Se è evidente, infatti, che, nelle nomine, il criterio del merito non può essere sostituito con quello dell'appartenenza o della vicinanza politica, è altrettanto evidente - e ci stupisce che la sensibilità istituzionale del Presidente Davigo non lo colga - che la ANM non può sostituirsi al CSM, né, tanto meno, intervenire su singole nomine promuovendone alcune e censurandone altre; mentre può e deve pretendere che siano adottate regole trasparenti e nell'applicarle ci si ispiri a coerenza e rigore.
Chiamandosi fuori dalla Giunta, A&I, ha compiuto una scelta irresponsabile, palesemente dettata dalla volontà di aprire con un anno di anticipo la campagna elettorale per il rinnovo del CSM. Questa decisione ci indigna, ma non ci scoraggia dal proseguire con lealtà nella realizzazione del programma, tra i cui punti qualificanti vi è già il contrasto ad ogni “deriva carrieristica”, vi è il rifiuto delle così dette “carriere parallele”, ma dovrà esserci anche una comune richiesta al Consiglio Superiore della Magistratura di rivedere il sistema delle nomine. Un impegno che, per parte nostra, abbiamo chiesto ai Consiglieri eletti nelle liste di AreaDG già in questo scorcio di consiliatura.