Avellino, strage del bus: ancora attacchi alla Magistratura

Ancora una volta esponenti del Governo, in luogo di difendere l’autonomia e l’indipendenza dei magistrati nel concreto esercizio della funzione, alimentano un clima di odio che delegittima la magistratura e danneggia la democrazia e lo stato di diritto

Le gravi affermazioni rivolte, anche da importanti esponenti del Governo, nei confronti del Giudice monocratico del Tribunale di Avellino, che ha emesso ieri la sentenza sulla vicenda del disastro sul viadotto “Acqualonga”, rappresentano l’ennesimo sconsiderato attacco portato contro magistrati impegnati in difficili e delicate vicende giudiziarie. Stiamo assistendo ad una preoccupante escalation, che ha visto anche di recente destinatari di violenti attacchi alcuni magistrati della Toscana e, da ultimo, i magistrati dell’Abruzzo impegnati nella complessa vicenda di Rigopiano.

La critica ai provvedimenti giudiziari è legittima, ma essa deve essere sempre espressa con continenza e con modalità e toni adeguati, tali da salvaguardare il rispetto della funzione giudiziaria e la sicurezza dei magistrati che ad essa adempiono, avendo ben chiaro che la magistratura deve svolgere la sua funzione con imparzialità e terzietà, sulla base degli atti e delle risultanze processuali in funzione dell’accertamento dei fatti e della penale responsabilità, impermeabile ed estranea ad ogni sollecitazione o pressione volta alla ricerca di una giustizia sommaria o al perseguimento di pubbliche o private vendette.

È perciò inaccettabile, pur nel rispetto e nella comprensione del dolore delle vittime e dei loro parenti, che la lettura di una sentenza venga accompagnata da insulti e minacce contro il giudice che l’ha pronunciata da parte di coloro che vedano frustrate le loro aspettative rispetto alla decisione, senza neanche essere a conoscenza delle relative motivazioni.

Ma è ancor più inaccettabile che coloro che rivestono alti compiti istituzionali e di responsabilità politica, in luogo di difendere l’autonomia e l’indipendenza dei magistrati nel concreto esercizio della funzione, alimentino, alla ricerca di un facile consenso attraverso i social, un clima di odio che delegittima la magistratura e danneggia la democrazia e lo stato di diritto.

Esprimiamo piena e affettuosa solidarietà al collega Gino Buono per la sconsiderata aggressione di cui è stato fatto oggetto, come a tutti i colleghi i quali impegnati, spesso in grande solitudine, in delicate e difficili vicende giudiziarie, sono esposti a indebite pressioni, ad attacchi e a tentativi di delegittimazione.

Nel manifestare forte preoccupazione per quella che appare ormai come una pericolosa deriva, auspichiamo che il Consiglio Superiore vigili con grande attenzione su quanto sta accadendo, adottando ogni iniziativa utile a tutela dei magistrati italiani.

12 gennaio 2019