“Confessioni postume” e campagne mediatiche
La vicenda delle confessioni postume del giudice Amedeo Franco al suo imputato ha profili torbidi e inquietanti. Si è appreso che la registrazione è stata effettuata durante un incontro avvenuto nel 2014 che sarebbe stato favorito da Cosimo Ferri, all’epoca sottosegretario alla Giustizia, come da lui stesso confermato alla stampa, seppure al fine di minimizzare il proprio contributo. La registrazione, della quale è ignoto il contesto e non è stata appurata la genuinità e l’integralità, viene divulgata a molti anni di distanza, dopo la morte del giudice Franco, in un contesto che appare favorevole ad accreditare qualsiasi ignominia per screditare e delegittimare i magistrati e la giurisdizione. Questo clima è oggettivamente determinato dalla vicenda Ferri/Palamara, disvelata a maggio dello scorso anno, e dalle successive propalazioni delle chat telefoniche di uno dei due protagonisti, effettuata in modo strumentale da una parte della stampa, compiacente con i due protagonisti principali della vicenda.
C’è chi in questo momento, per salvare se stesso, è disposto a far pagare un prezzo altissimo alla magistratura e al Paese. Perché ora la posta in gioco non è una tardiva, quanto improbabile, dimostrazione di un complotto ordito dalla magistratura ai danni di Berlusconi; non è l’impossibile occultamento delle responsabilità dei protagonisti dello scandalo di maggio 2019, né l’obliterazione delle oggettive responsabilità delle correnti e delle persone coinvolte che non vogliono abbandonare pratiche di potere e clientelari. La posta ora in gioco è l’autonomia e l’indipendenza della magistratura, che le operazioni in atto indeboliscono nel suo valore istituzionale e sociale, favorendo le riforme e le misure più irrazionali e demolitive che da più parti si profilano. La posta in gioco è anche la credibilità e l’onore del corpo sano della magistratura, che è fatto della stragrande maggioranza dei magistrati, che rifiutano e hanno sempre rifiutato logiche e pratiche clientelari e che sono i primi danneggiati da esse e da coloro che le hanno messe in atto.
La drammaticità della situazione chiama tutti i magistrati in buona fede, le istituzioni e le forze politiche più responsabili, insieme all’opinione pubblica più consapevole, ad opporre un fermo rifiuto a queste operazioni di grave delegittimazione. È necessario in questo momento che le responsabilità specifiche per i fatti emersi vengano affermate con ponderazione, rigore e fermezza e che, nel contempo, venga difesa gelosamente la credibilità della magistratura e della giurisdizione che è rimasta estranea a tali deviazioni e che deve poter proseguire a svolgere le proprie funzioni in un contesto di serenità e fiducia.
3 luglio 2020