Controllo di legalità e prevedibilità delle decisioni giudiziarie, temi ineludibili
In questi ultimi giorni abbiamo assistito ad un dibattito, relativo alla condanna in primo grado di Mimmo Lucano, svolto con modalità e toni che non condividiamo e reputiamo dannosi per la giurisdizione.
Da un lato le forze politiche, in chiusura della campagna elettorale per le amministrative, si sono schierate in modo fazioso ed elettoralistico in ragione di logiche tutte orientate a trarre il maggior vantaggio politico dalla sentenza.
Al contempo la sovrapposizione delle voci interne alla magistratura ha dato l’impressione all’opinione pubblica che venissero riproposte in scala minore le medesime posizioni partigiane, pro Lucano o pro Tribunale di Locri, offrendo nel complesso l’idea di una magistratura che si schiera senza affrontare la sostanza del problema.
A urne chiuse – per non aggiungere la nostra voce ad un coro dissonante e confuso intersecatosi col momento del voto – vogliamo esprimere il nostro fermo dissenso rispetto alla strumentalizzazione della funzione giudiziaria da chiunque provenga.
È chiaro, e i magistrati lo sanno bene, che una polemica tutta incentrata sull’entità della pena inflitta con una sentenza di condanna si basa su un dato controvertibile, che non può essere, di per sé solo, posto a fondamento di una valutazione della sentenza, ancora non scritta, in chiave politica. Troppe sono le implicazioni di carattere tecnico e di quelle correlate alle valutazioni dei fatti e dei soggetti che li avrebbero commessi, per poterle leggere solo in base al dispositivo.
Per parte nostra riteniamo che si debba riflettere su due aspetti. In primo luogo, la giurisdizione deve porsi il problema della prevedibilità e comprensibilità delle proprie decisioni, soprattutto quando si prestino a una lettura, seppure iniziale e financo superficiale, d’incoerenza con parametri di uniformità di trattamento rispetto a situazioni simili. Dall’altro, va ribadito che il controllo di legalità deve poter continuare ad esercitare la sua funzione con serietà e serenità anche quando riguarda temi sensibili per l’opinione pubblica o per la contrapposizione sociale e politica che li caratterizza. Non è possibile chiedere che il giudizio penale tenga conto di queste dinamiche. Ne va non solo della credibilità della magistratura, ma soprattutto della conservazione degli stessi equilibri democratici definiti dalla Costituzione.
4 ottobre 2021