Dalle “zone rosse” alle “zone nere”. Spostare le persone non risolve alcun problema
L’ordinanza del Prefetto di Firenze rappresenta una “nuova strategia” ideata per consolidare le tradizionali azioni di prevenzione e di contrasto della criminalità non solo per assicurare la “massima sicurezza”, ma anche per elevare la “percezione di sicurezza”.
Lo strumento utilizzato è inedito: il divieto di stazionamento in alcune aree urbane da parte di persone già denunciate (e non necessariamente già condannate!) per la commissione di alcuni reati, conferendo alle forze dell’ordine “ulteriori strumenti di natura straordinaria”.
Tra i reati a base del divieto vi sono anche le violazioni alla disciplina del commercio su aree pubbliche.
Ora, se è già difficile immaginare il collegamento tra venditori abusivi e pericolo per la sicurezza, le cronache locali sono tragicamente impietose nel dimostrare che negli anni a Firenze i venditori abusivi sono stati non autori, ma vittime, addirittura di omicidi (Samb Modou e Diop Mor uccisi il 13.12.2011 in Piazza Dalmazia, Idy Diene ucciso il 5.3.18 sul ponte Vespucci).
Per la prima volta un provvedimento prefettizio impone un generale divieto, destinato ad intere categorie di persone, di percorrere o stazionare in certe strade o piazze della città, sollevando seri dubbi di legittimità costituzionale (già evidenziati dal comunicato della Camera Penale di Firenze del 16 aprile 2019).
Da un lato limita la libertà di movimento delle persone prevista dall'art. 16 Cost., il quale consente limitazioni solo con legge, per motivi di sanità e sicurezza, ma non con atto amministrativo del Prefetto. Dall'altro le forze dell’ordine, per effetto dell’ordinanza, potranno allontanare taluno dalla zona rossa sulla base di accertamenti sommari e senza possibilità di controllo da parte di un giudice, in mancanza di un atto scritto che possa essere sottoposto al controllo giurisdizionale, con effetti diretti di limitazione della libertà personale, in violazione dell’art. 13 Cost.
Ma lo strumento introdotto con l’ordinanza del Prefetto è anche privo di efficacia. Con essa non si protegge la sicurezza dei residenti, né dei turisti e, al contrario di quanto proclamato, si avrà l’effetto di aumentare la percezione di insicurezza di tutti coloro che non vivono nelle aree oggetto del provvedimento.
Decenni di ricerche (urbanistiche, giuridiche, sociologiche e criminologiche) hanno dimostrato che la sicurezza urbana si garantisce con una pluralità di strumenti tra i quali non figura quello dello spostamento di persone indesiderate dalle aree più in vetrina verso quelle più periferiche, solo perché non frequentate da turisti.
Spostare i fattori di rischio, nascondendoli altrove, rischia di creare le zone nere per proteggere le zone rosse.
Ed invece il dispendio significativo di risorse umane delle forze di polizia sarà senza contropartita. Nessun risultato apprezzabile dai cittadini è prevedibile che si realizzi.
E’ sempre bene ricordare che le libertà si perdono a poco a poco, quasi senza accorgersene.
Al contrario, in uno stato democratico, per le autorità responsabili dell’ordine pubblico la sfida è quella di garantire il massimo di sicurezza possibile per tutti, senza pregiudicare i diritti e le libertà fondamentali che costituiscono il nucleo identitario della nostra Costituzione.
Area democratica per la Giustizia invita la città di Firenze ad una riflessione pubblica sul tema, e si dichiara fin d’ora intenzionata a promuovere un dibattito fra magistratura, avvocatura, università e le autorità amministrative locali che vorranno partecipare.
Area Democratica per la Giustizia sezione Toscana
19 aprile 2019