Intercettazioni: vietare la riproduzione integrale viola le garanzie processuali dell’indagato
Le recenti anticipazioni della stampa circa l’introduzione di un divieto di riproduzione integrale del contenuto delle comunicazioni e conversazioni intercettate secondo lo schema di Decreto Legislativo in materia di intercettazioni e di comunicazioni e conversazioni in attuazione della legge delega n.103/2017, destano fortissime preoccupazioni.
Infatti, le condivisibili esigenze di tutelare la privacy di terzi estranei e dello stesso indagato in relazione a conversazioni non pertinenti all’oggetto dell’indagine, nonché la riservatezza dei colloqui difensivi trovano già adeguata protezione attraverso la rigorosa applicazione di norme già esistenti, mentre nuove disposizioni che vietino la riproduzione integrale del contenuto delle comunicazioni e conversazioni intercettate, prevedendo unicamente la possibilità di un mero richiamo ad esse, rischiano di andare a detrimento dei diritti dell’indagato e dell’effettività delle indagini.
Tale divieto appare, inoltre, non solo di dubbia costituzionalità introducendo regole di redazione e di formazione del contenuto degli atti che si traducono in una vera interferenza nelle scelte, e, dunque, nell’autonomia e nell’indipendenza dei magistrati, ma mostra un evidente arretramento sul piano delle garanzie processuali dell’indagato il quale ha diritto di conoscere il reale tenore delle accuse e l’effettivo contenuto degli elementi addotti a suo carico con l’indicazione testuale delle conversazioni utilizzate nei provvedimenti cautelari piuttosto che un mero riassunto frutto, come tale, di interpretazioni soggettive e di compromessi linguistici che allontanano il metodo scientifico e la genuinità della prova.
Questa scelta legislativa rallenta, inoltre, le indagini e deprime la partecipazione alla democrazia quando essa si esprime nella diffusione e nel vaglio delle notizie attraverso il mondo dell’informazione su fatti oggetto di procedimenti giudiziari di pubblico interesse una volta che i soggetti coinvolti ne siano stati portati a conoscenza.
È necessario pertanto che il divieto di riproduzione integrale delle intercettazioni, venga espunto dal testo del decreto legislativo e si pervenga, attraverso il preliminare confronto dell’Esecutivo con i protagonisti del processo, la Magistratura, e per essa l’ANM, e l’Avvocatura, ad un testo che tenga conto dei fondamentali principi ed interessi in gioco poiché rischia di relegare ad un rispetto solo formale i valori costituzionale coinvolti.
Area Democratica per la Giustizia assicura, a tal fine, anche attraverso il fattivo sostegno all’azione dell’Associazione Nazionale Magistrati, il proprio vigile e costante impegno a difesa della autonomia e indipendenza della magistratura e della libertà di informazione.
13 settembre 2017