Comunicato

Esternalizzare il diritto di asilo non le frontiere

Di fronte alla strage di innocenti e alle sofferenze inenarrabili che si consumano alle frontiere e nel nostro mare, noi giuristi agiamo secondo i nostri mezzi e nei limiti dei nostri poteri. Ma sarà tutto inutile se la politica non assumerà le proprie responsabilità

Il diritto di asilo nasce e sovente muore al di fuori dei confini nazionali e della UE, dove i richiedenti, tra cui donne, bambini e ammalati, sono abbandonati nella terra e nel mare di nessuno.

La rotta balcanica, la rotta bielorussa, la rotta turca, la rotta mediterranea, ancora in questi giorni sono costellate da sofferenze, da fame, sete, gelo, malattie e morte.

La coscienza dei giuristi è terribilmente scossa dai fatti che avvengono tra Bielorussia e Polonia, tra Croazia e Slovenia, nel Mediterraneo orientale ed in quello occidentale, sulle spiagge libiche.

Non solo come cittadini del mondo e come testimoni del senso di umanità contemporanea, ma anche come studiosi, come professionisti, giudici, avvocati, professori, funzionari amministrativi, membri delle Commissioni territoriali per la protezione internazionale, siamo tenuti a considerare a vario titolo nel nostro lavoro le condizioni disumane in cui versano migliaia di richiedenti asilo, ancor prima che sia consentito loro di presentare formalmente la domanda di protezione in Italia, in Europa.

Quella domanda di asilo per cui intraprendono un viaggio terribile, quella istanza di protezione che la Costituzione, la Carta UE, la Convenzione di Ginevra riconoscono esser un diritto inviolabile.

L’eco delle parole pronunciate pochi giorni fa a Siena dal Presidente Mattarella e, nelle scorse settimane, da Papa Francesco non ha trovato risposta da parte delle autorità politiche degli Stati membri della UE e negli stessi organi dell’Unione. L’inadeguatezza del Regolamento Dublino III è stata sottoposta all’attenzione della CGUE, ma le istituzioni politiche sono ancora in affanno sulla sua riforma.

L’unica voce politica che si leva è quella di chi chiede di ergere muri ad est. Quella di chi chiede di abbandonare i naufraghi in mare, di chi finanzia centri di detenzione inumana ai margini della fortezza europea.

La giurisdizione in tutti gli Stati membri è chiamata a svolgere, come sempre, i propri doveri, ma gli ostacoli materiali all’esercizio del diritto di asilo restano il più delle volte insuperabili, in mancanza di misure di ingresso umanitario che, lungo le rotte delle migrazioni, consentano di ricevere le domande di asilo all’inizio e non al termine di questo sentiero di morte.

In queste condizioni, davanti alle giurisdizioni nazionali arrivano ed arriveranno solo le domande dei superstiti di una vera e propria strage.

18 novembre 2021