“Il dolore si toccava con mano”
Con queste parole una mediatrice interculturale di Medici senza frontiere racconta i sentimenti strazianti dei dodici sopravvissuti all’ennesimo dramma del mare consumatosi oggi (17 giugno 2024) al largo delle coste calabresi di Roccella Jonica. Una nuova Cutro.
I superstiti hanno visto morire familiari, fidanzati, amici, compagni di viaggio sotto i loro occhi senza poter far nulla: da giorni imbarcavano acqua su una barca a vela di fortuna partita dalla Turchia, senza alcun equipaggiamento idoneo a fronteggiare i rischi, nemmeno un semplice salvagente.
Ci sono 66 persone disperse, tra cui almeno 26 bambini, provenienti da Libia, Bangladesh, Egitto, Afghanistan. Il corpo di una donna morta è già stato restituito dal mare.
I migranti sono stati salvati da un mercantile, mentre, per quanto appreso dalle prime fonti, altre imbarcazioni non hanno prestato soccorso.
La ong Sos Mediterranée fa sapere che stamattina un’altra nave con 54 migranti è stata soccorsa dalla nave Ocean Viking. Gli sbarchi sono, difatti, continui.
È la tragedia che ci mette dinanzi alla responsabilità di aver fatto cadere il silenzio sull’assenza di una politica di accoglienza seria. Non esistono più politiche di gestione integrata delle frontiere esterne in cui i migranti siano considerati esseri umani da aiutare piuttosto che nemici da rifiutare.
Chi parte nutre speranza nell’umanità dei luoghi che bramano di raggiungere, una speranza che continuiamo a tradire.
I diritti umani sono universali: chiediamo alla politica di occuparsene. Ci stringiamo al dolore dei superstiti e delle famiglie delle vittime.
18 giugno 2024