In difesa della giurisdizione
La riforma dell’ordinamento giudiziario che il Governo ha presentato al Parlamento contiene profili devastanti per l’indipendenza e l’autonomia della magistratura; ma ciò che ci spinge ad intervenire è la consapevolezza dei danni che questa riforma provocherà ai cittadini che chiedono giustizia.
Non è vero, infatti, che la riforma restituirà efficienza alla giustizia: al contrario, prevedendo la valutazione con imbarazzanti pagelline e l’utilizzazione di standard individuali di produttività determinati dal capo dell’ufficio per ciascun magistrato, indurrà i magistrati ad assumere decisioni frettolose e tendenzialmente uniformi, riproduttive dei precedenti, poiché nessun magistrato potrà più dedicarsi a decidere con attenzione le questioni più complesse e, per rispettare la produttività che gli è stata imposta, sarà costretto a prendere la decisione più facile anziché quella più giusta.
Con questo assetto i diritti che faticosamente, anche grazie all’impegno dei giudici ordinari, sono stati riconosciuti in questi ultimi anni, sarebbero rimasti privi di tutela.
Non è accettabile il ritorno all’assetto precostituzionale, dove i magistrati diventano subordinati al capo dell’ufficio anziché distinguersi solo per funzioni, come stabilito dalla Costituzione.
Non è accettabile che la professionalità del magistrato sia valutata dalla tenuta dei suoi provvedimenti nei gradi successivi di giudizio, perché non c’è alcuna garanzia che la pronuncia successiva sia più giusta di quella precedente.
Potremmo continuare.
Tuttavia già solo queste considerazioni bastano per indurci a chiedere che l’ANM indica ogni possibile forma di protesta e convochi un’assemblea straordinaria, da tenere contemporaneamente ad una giornata di sciopero, in cui spiegare ai cittadini le plurime aggressioni che questa riforma porta ai loro diritti.
Non ci resta altra scelta, poiché abbiamo lealmente offerto il nostro contributo in ogni sede ed abbiamo partecipato a ogni convocazione, ma dobbiamo constatare che chi ci riceveva voleva solo adempiere ad un obbligo formale, senza alcuna reale intenzione di ascoltarci.
Questa protesta non è una difesa di corporazione perché non cambierebbe nulla, per noi: ci basterebbe adeguarci al volere dei superiori, con buona pace di chi ci chiede giustizia.
GRUPPO AREADG IN CDC ANM
Silvia ALBANO
Lilli ARBORE
Elisabetta CANEVINI
Stefano CELLI
Paola CERVO
Rocco Gustavo MARUOTTI
Tiziana ORRÙ
Domenico SANTORO
Giovanni TEDESCO
13 aprile 2022