Separazione delle carriere, una proposta che ritorna
Ancora una volta, a fronte di iniziative e provvedimenti giudiziari assunti nell'ambito di inchieste che attingono esponenti politici e loro congiunti, si invoca la separazione delle carriere. È evidente che ciò che si vuol riformare non è il processo penale, ma sono, ancora una volta, la magistratura ed i magistrati, rei di adempiere al proprio dovere professionale in modo autonomo ed indipendente dando concreta attuazione al principio di eguaglianza dei cittadini davanti alla legge.
La separazione delle carriere non risolve alcuno dei molti problemi che affliggono il processo penale e la Giustizia in Italia, ma al contrario rischia solo di aggravarli. Si finirebbe col creare uffici del Pubblico Ministero del tutto autonomi e svincolati da ogni altro potere, che sarebbero sottratti ad ogni controllo se non quelli interni, senza rapporti, se non processuali, con gli uffici giudicanti.
Un’autonomizzazione che, in breve tempo, sfocerebbe nella sottoposizione al controllo del potere esecutivo, come era fino al 1946, oppure condurrebbe a creare un Ufficio del Pubblico Ministero fortissimo, autoreferenziale e teso coltivare tesi accusatorie contro l’imputato, senza esaltare in alcun modo la terzietà del giudice.
Noi riteniamo che per migliorare il sistema delle garanzie e il funzionamento del processo penale la strada da percorrere sia opposta a quella della separazione delle carriere: occorre tenere il PM all’interno della cultura della giurisdizione; coltivare e promuovere l’osmosi delle funzioni incentivando e valorizzando il passaggio da funzioni giudicanti a requirenti e viceversa come strumento per una vera e progressiva formazione comune; favorire la condivisione dei contenuti della giurisdizione e la gestione coordinata degli uffici tra giudicanti e requirenti.
Pertanto, Area Democratica per la Giustizia, ribadisce la propria ferma contrarietà ad ogni ipotesi, anche solo surrettizia o indiretta, di separazione delle carriere, contro cui l’Associazione Nazionale Magistrati, ne siamo certi, saprà reagire in maniera compatta.
22 febbraio 2019