No alla Commissione parlamentare d’inchiesta
L’istituzione di una Commissione parlamentare d’inchiesta sull’uso politico della giustizia confligge con l’autonomia e l’indipendenza della magistratura (voluti dal Legislatore costituente a beneficio non dei magistrati, ma della collettività), soprattutto se volta a riscrivere o, peggio, a piegare la verità storica di venti anni di attività giudiziaria alle mistificazioni di un instant book.
Si tratta di un’operazione di pura strategia mediatica che vorrebbe accreditare, con affermazioni apodittiche e indimostrate, che nei processi riguardanti leader nazionali e partiti del centro destra, l’azione giudiziaria sia stata condizionata dal Presidente delle Repubblica Giorgio Napolitano e, addirittura, orientata verso la persecuzione di parti politiche avverse, paralizzando così qualsiasi iniziativa ai danni dei partiti di sinistra.
Siamo fermamente convinti che una simile ricostruzione non abbia alcuna credibilità pubblica, né possa fondare la ragion d’essere di un organo istituzionale come una commissione d’inchiesta che voglia essere autorevole e consapevole della storia.
Ovvie sono le finalità di tale iniziativa: riscrivere l’esito di vicende giudiziarie suggellate da sentenze definitive utilizzando qualsiasi argomento, ancorché lontano dalla verità storica e giudiziaria, per mettere in discussione l’indipendenza di pensiero dei tanti magistrati che se ne sono occupati, mai omologabili in quelle tesi precostituite che la manipolazione mediatica vorrebbe accreditare.
È inaccettabile che tale iniziativa sia apertamente sostenuta da rappresentanti della Lista 101 che siedono nel CDC dell’ANM e che questo gruppo, aderendo apertamente a simili mistificazioni, tradisca il ruolo nel quale ha sempre affermato di riconoscersi, ossia contribuire alla tutela dell’autonomia e indipendenza della magistratura.
Tale contraddittoria scelta dimostra, semmai, un inaccettabile collateralismo con le forze politiche che sostengono un simile progetto di mistificazione della storia giudiziaria del Paese e che AreaDG respinge con determinazione.
24 aprile 2021