Richiesta al CSM di apertura di una pratica per modifica del T.U. sulla Dirigenza giudiziaria e sulle nomine in Cassazione
Il dibattito di plenum sui posti di Consigliere di Cassazione evidenzia la necessità di avviare un'urgente riflessione sui criteri che devono guidare l'azione e le scelte discrezionali del Csm in materia di nomine.
La ormai pluriennale applicazione del T.U. sulla Dirigenza giudiziaria impone la necessità di verificare se l’obiettivo che con essa il Consiglio Superiore aveva inteso raggiungere, ossia assicurare razionalità e coerenza all’azione consiliare in materia di nomine di dirigenti, sia stato centrato.
L’ampia discrezionalità del Consiglio sia in materia di nomine di dirigenti, sia di nomine presso la Corte di Cassazione e l’Ufficio del Massimario, espone non di rado all’interno della magistratura gli esiti delle decisioni consiliari a critiche e censure che attengono proprio alla loro coerenza rispetto ai criteri fissati nel T.U. sulla Dirigenza giudiziaria; e analogamente ciò avviene per le nomine in Cassazione e presso l’Ufficio del Massimario, rispetto alle quali gli ambiti di discrezionalità sono ancor più ampi e i criteri di selezione persino più scarsamente intellegibili.
Ulteriore e non meno preoccupante aspetto è che l’assenza di criteri vincolanti sollecita una gran pletora di magistrati a partecipare al concorso, con il duplice perverso effetto da un lato, di sollecitare il carrierismo e le pratiche clientelari, dall’altra di porre il Consiglio nella necessità di procedere a moltissime comparazioni in relazione a un numero molto elevato di nomine, gravando in tal modo l’autogoverno locale e centrale di una enorme mole di lavoro. Fatto, anche questo, che non facilita la selezione del miglior candidato o del più adeguato profilo professionale rispetto al posto da ricoprire.
Area Democratica per la Giustizia ritiene che sia necessario e urgente procedere già in quest’ultimo anno di consiliatura , all' introduzione di criteri selettivi trasparenti e verificabili in relazione alle nomine presso la Corte di Cassazione e l'Ufficio del massimario oltre che ad una revisione del T.U. sulla Dirigenza giudiziaria, attraverso l’introduzione di criteri vincolanti quali potrebbero essere, ad esempio: l'introduzione di fasce di anzianità ( volte a valorizzare la durata della concreta esperienza giudiziaria e l’efficacia dei risultati raggiunti nel corso della stessa, come affidabili indici di maturità professionale e capacità organizzativa) o la specializzazione rispetto alla funzione da svolgere.
A tal fine chiediamo ai Consiglieri superiori di AreaDG di avanzare la richiesta di apertura di una pratica, in modo da dotare al più presto il Consiglio Superiore di uno strumento di lavoro che, assicurando coerenza e razionalità alle nomine, riconduca entro limiti fisiologici l’impegno dell’autogoverno, contrasti il carrierismo dilagante e il ricorso alle pratiche clientelari, restituendo ai magistrati italiani piena fiducia nell’autogoverno.
Nota del Coordinamento nazionale di Area Democratica della Giustizia