Tribunale di Cremona, inchiesta sulla nomina del Presidente: se i fatti saranno accertati, si attivi la procedura disciplinare
Autorevole stampa nazionale ha diffuso nella giornata di ieri la notizia dell’esistenza di un procedimento penale per corruzione in atti giudiziari relativo alla procedura di nomina del presidente del Tribunale di Cremona che coinvolgerebbe due magistrati, uno dei quali aspirante al detto posto, per un presunto tentativo di condizionare e orientare indebitamente con l’aiuto di un curatore fallimentare l’esito finale del Plenum sulla nomina, attraverso pratiche opache volte ad acquisire voti utili a sostegno di uno dei due proposti.
La proposta di quinta commissione per la nomina del Presidente del Tribunale di Cremona, vacante dal 1° giugno 2017, è stata portata nella seduta del 15 marzo 2018.
Questi gli esiti:
- Tito Ettore Preioni ( D.M. 12.11.1981) attualmente presidente di sezione del Tribunale a Lodi, due voti: Forteleoni componente gruppo consiliare di Magistratura Indipendente e Palamara componente gruppo consiliare di Unicost
- Anna Di Martino (D.M. 12.11.1981) giudice a Brescia dove è stata per otto anni presidente di sezione, due voti: Ardituro componente gruppo consiliare di AreaDG e Balduzzi componente laico
- Pierpaolo Beluzzi (D.M. 13.12.1991) giudice a Cremona, un voto: Morgigni componente consigliere espresso da A&I.
Si apprende dalla stampa che il Ministro della Giustizia avrebbe negato il concerto per uno dei proposti.
Si tratta di una vicenda che, al di là della sua eventuale rilevanza penale, ove confermata, sarebbe comunque gravissima sotto il profilo deontologico, chiamando in causa, anzitutto, l’etica individuale del magistrato e la sua coerenza con il codice etico della magistratura italiana.
L’art. 10 del Codice etico dell’ANM infatti, statuisce che” Il magistrato che aspiri a promozioni, a trasferimenti, ad assegnazioni di sede e ad incarichi di ogni natura non si adopera al fine di influire impropriamente sulla relativa decisione, né accetta che altri lo facciano in suo favore.
Il magistrato si astiene da ogni intervento che non corrisponda ad esigenze istituzionali sulle decisioni concernenti promozioni, trasferimenti, assegnazioni di sede e conferimento di incarichi”.
Principi fondamentali che devono stare a cuore a tutti i magistrati e che contrastano un pericoloso e sempre più dilagante carrierismo.
Siamo convinti che l’autogoverno nasca e si sviluppi a partire da ogni magistrato fino all’istituzione superiore. Pratiche opache e la ricerca di percorsi privilegiati quando non illeciti, danneggiano l’autogoverno e la sua credibilità.
La salvaguardia dell’autogoverno, bene supremo per i magistrati italiani, richiede anzitutto un atto di responsabilità, dei singoli e dei gruppi, alla rigorosa osservanza del nostro codice etico.
Perciò chiediamo all’Associazione Nazionale Magistrati di monitorare con grande attenzione questa vicenda e che, ove i fatti diffusi dalla stampa siano provati, sia immediatamente attivato il Collegio dei Probiviri e la procedura disciplinare ai sensi dell’art. 11 dello Statuto.