Una nuova sperimentazione per gli standard di rendimento, con qualche lacuna
Il CSM delibera un’altra sperimentazione degli standard di rendimento.
È positivo che ciò avvenga di nuovo. Ma non è la prima dopo 16 anni e non sarà neppure l’ultima perché, questa volta, sono esclusi gli Uffici requirenti, i Tribunali di Sorveglianza, la Corte di Cassazione.
Inoltre, la proposta di sperimentazione, nel tentativo di identificare standard omogenei su scala nazionale, tradisce una sua importante premessa.
Ovvero la necessità di considerare la rilevanza del carico di lavoro non solo per la valutazione del singolo magistrato ma per la prioritaria determinazione degli standard di rendimento.
Chiunque lavori negli uffici giudiziari in primo grado, ben sa che una cosa è produrre un certo numero di sentenze con un ruolo di 300 processi pendenti ed un flusso di 100 all’anno; altra cosa è farlo con un ruolo di 1000 ed un flusso di 300.
Questo fattore non può venire in rilievo solo nella fase della valutazione del singolo.
Deve esser considerato nella costruzione del parametro/standard che diversamente danneggia chi lavora in condizioni di maggiore sofferenza.
Si deve tener conto delle realtà molto differenziate dei Tribunali.
La Dgstat nell’Analisi statistica degli indicatori PNRR, pubblicata il 20 luglio 2023 rileva che 17 Tribunali su 165 detengono quasi la metà dell’arretrato nazionale al 31.12.2022. E nelle Corti d’Appello di Roma e Napoli si concentra il 47% dell’arretrato, civile e penale.
In generale, poi, si deve evidenziare che i canestri, con poche eccezioni, raccolgono materie che -per complessità e modalità di definizione- sono molto differenziate quanto al peso specifico dei provvedimenti decisori.
Siamo soddisfatti della ripresa dei lavori.
Ma il lavoro è ancora molto per colmare le lacune e coinvolgere gli altri settori non compresi nella sperimentazione.
9 novembre 2023