Comunicato

Uniti con l’ANM, per contrastare il messaggio sbagliato della riforma

Le ragioni della partecipazione limitata allo sciopero vanno ancora approfondite. Ma già emerge un segnale significativo e preoccupante dalle diverse adesioni tra ufficio e ufficio e tra dirigenti e non. Si conferma l’urgenza della difesa dell’assetto costituzionale della magistratura per la quale la protesta è stata indetta

All’indomani dello sciopero, vogliamo ringraziare la nostra associazione e i suoi organi direttivi.

Li ringraziamo

Sentiamo doveroso farlo oggi, mentre, e anche perché, urlano compiaciuti al flop all’unisono la parte della politica che sta cercando con questa riforma di portare a compimento un regolamento di conti con la magistratura inseguito da anni e singoli dirigenti che cercano forse di accreditarsi come i loro nuovi interlocutori, ragionevoli e moderati. 

Sappiamo bene che il dato dell’adesione allo sciopero è lontano da quelli del passato.

E sappiamo che è necessario analizzarlo in profondità, per comprenderne le cause e interpretare correttamente i segnali: occorre, ad esempio, capire quanto cambi il livello di adesione a seconda della funzione esercitata dai magistrati, della loro età, della collocazione territoriale e della dimensione degli uffici. Però sappiamo anche che i dati del passato non rappresentano, per sé, un serio termine di confronto.

Tra gli scioperi di allora e lo stato attuale delle cose si sono insinuati profondamente il disincanto e la diffidenza di molti di noi, figli della crisi di credibilità, interna ed esterna, della magistratura e delle sue rappresentanze, istituzionali e associative, dopo i fatti emersi con il cd. scandalo Palamara e della comprensibile insofferenza a fronte delle inevitabili difficoltà di cui è disseminato il percorso di cambiamento pur intrapreso con decisione dalla nostra associazione e dagli organi rappresentanti istituzionali. Sappiamo dunque che per i magistrati la scelta dell'astensione è un peso difficile da sostenere.

Tuttavia, pur nella frammentarietà attuale dei dati, una circostanza sembra emergere con chiarezza: la forte adesione nei piccoli uffici di frontiera, mentre i colleghi in Cassazione e quelli incaricati di funzioni direttive e semidirettive hanno aderito in parte minima.

È un dato che a noi allarma e fa riflettere.

Questo sciopero non mirava a difendere prerogative economiche o di status dei magistrati.

Quelle non cambieranno con la riforma.

Anzi, noi riteniamo che, se i magistrati saranno quieti e burocratici, quelle prerogative non saranno certo messe in dubbio.

Questo sciopero puntava a sensibilizzare sui rischi cui la riforma espone l’assetto voluto dal costituente per la magistratura, il suo essere potere diffuso, orizzontale e paritario al proprio interno, senza gerarchia, in cui ci si distingue solo per funzioni, in cui non esiste il concetto di carriera. Un ritorno al passato, agli anni 50, perché questa riforma, inseguendo un’idea astrattamente meritocratica e introducendo un sistema incentrato sulla paura del disciplinare, sui numeri e sull’omogeneità agli orientamenti consolidati, sull’incidenza del governo nella scelta delle priorità, sul progressivo inevitabile allontanamento del p.m. dalla cultura della giurisdizione, incentiva il carrierismo, vera causa delle ben note degenerazioni,  tende a ricreare di fatto la sepolta distinzione fra magistrature superiori ed inferiori, esalta la gerarchia e il conformismo giudiziario, rende la Cassazione giudice non delle sentenze delle “magistrature inferiori”, ma giudice della professionalità del magistrato che le pronuncia.

E, così, rischia di cambiare lentamente la testa dei magistrati. Perché di questa riforma preoccupa il messaggio, prima ancora delle singole disposizioni, e l’effetto che quel messaggio farà sui magistrati.

Il fatto che proprio le magistrature “superiori” e i capi degli uffici per gran parte non abbiano aderito ci fa temere che questa deriva sia già cominciata e ci spinge a stringerci al fianco della nostra associazione perchè continui ad alzare la propria voce per difendere l’idea di magistratura affermata dai costituenti e l’utopia di una giurisdizione capace di promuovere la legalità irrealizzata e di rimuovere le ingiustizie e le illegalità in atto.

18 maggio 2022