Voto al CSM, l’occasione per voltare pagina
Mancano tre settimane al voto per le elezioni suppletive del CSM: la campagna elettorale è entrata nel vivo con i tanti candidati che, nelle assemblee distrettuali, alla radio, rispondendo alle domande di AreaDG, si presentano e discutono davanti alla magistratura della loro idea di CSM e di ciò che vorrebbero cambiare.
Per la prima volta da quando questo sistema elettorale è in vigore abbiamo un numero di candidati che consente agli elettori di scegliere davvero: era quello che volevamo, era quello che voleva l’ANM quando ha fatto propria la nostra idea, per evitare che tutto restasse immutato, nonostante quanto accaduto.
Qualunque alternativa sarebbe stata un affronto alle aspettative di cambiamento, all’indignazione spontanea esplosa nelle assemblee di giugno e luglio, alla voglia di partecipare che le animava, e avrebbe determinato la diserzione dal voto e, con essa, lo svilimento del sistema di autogoverno.
Con orgoglio e senza tentennamenti rivendichiamo questa scelta e la coerenza con la quale le stiamo dando attuazione, non “nominando” candidati del nostro gruppo e favorendo tra i nostri iscritti e simpatizzanti la proposta spontanea di candidature dal basso.
Gli altri gruppi associativi, anche quelli che sostengono l’ANM, hanno fatto scelte diverse, anteponendo la convenienza alla coerenza: puntare o, addirittura, presentare un solo candidato, scelto dalla dirigenza della corrente, aumenta le possibilità di vincere un seggio, ma rischia di compromettere la fiducia dei magistrati nel sistema di autogoverno.
Alcuni candidati cercano di tenere nascosta l’appartenenza ad una corrente confidando nella memoria corta altrui; altri rivendicano l’estraneità all’associazionismo giudiziario come un sintomo della propria onestà; c’è chi è arrivato ad equiparare il consenso elettorale a quello mafioso.
Ne siamo colpiti: da magistrati sappiamo quanto è importante distinguere e sappiamo che evocare a sproposito la criminalità organizzata mafiosa significa banalizzarla e minimizzarne la drammatica gravità.
Non vogliamo certo negare le degenerazioni del correntismo, né ignoriamo che i gruppi associativi sono percepiti, non sempre a torto, come strumenti per costruire carriere.
È per questo che vogliamo restituire all’associazionismo giudiziario la dimensione ideale, renderlo di nuovo il luogo dell’elaborazione e del confronto su giurisdizione e magistratura, intenderlo come motore della riflessione collettiva sugli interrogativi evocati dalla nostra attività quotidiana, viverlo all’interno degli uffici, farne strumento di interlocuzione con il legislatore, con l’ordine forense, con il mondo accademico, con la società civile. Senza associazionismo, vi è solo spazio per l’individualismo di singoli senza più identità, esposti agli umori del momento.
Questa campagna elettorale può essere l’occasione per voltare pagina: chiediamo, perciò, a tutti i magistrati di rifiutare i vecchi meccanismi di proselitismo e non dimenticare che il loro voto può determinare il tramonto della fase buia della politica associativa e il superamento dei circuiti di potere, che hanno generato lo scandalo scoperto dalle indagini di Perugia e hanno umiliato la magistratura ed il CSM.
17 settembre 2019