La magistratura non è indenne dalla questione morale: la necessità che i pubblici ministeri e i giudici siano persone specchiate e integerrime, senza agganci con lobbies e poteri occulti è più che mai attuale. Anzi: è un problema di sopravvivenza del sistema giudiziario indipendente per come lo hanno voluto i padri costituenti e per come lo conosciamo oggi.
È ora che tutta la magistratura unitariamente prenda coscienza e affronti il problema.
Tutti dobbiamo sentirci coinvolti e partecipi nell’affermare i principi di legalità.
Occorre individuare e contrastare comportamenti collaterali a interessi economici nazionali e locali.
L’attività del CSM deve diventare trasparente: in particolare, le nomine dei direttivi devono soggiacere a procedure pubbliche, conoscibili durante tutto l’iter, con pubbliche audizioni dei candidati e pubblicazione dei curricula così da assicurare conoscenza e controllo diffusi. I lavori della V Commissione devono diventare pubblici.
La nomina del Procuratore di Roma deve essere l’occasione per un cambio di metodo aprendo i lavori della Quinta Commissione ed introducendo fin d’ora l’audizione obbligatoria per ogni nomina di direttivo.
Per ostacolare accordi che non hanno ragion d’essere, devono essere assegnate a commissioni diverse le competenze per le nomine dei direttivi e per quelle dei semidirettivi.
La stragrande maggioranza dei magistrati si impegna ogni giorno nel far funzionare un sistema privo di mezzi e su cui grava una domanda di giustizia che non ha pari in altri stati Europei: questo quotidiano lavoro, fatto di umiltà – e fondamentale per i cittadini – non può essere macchiato da pochi che si occupano solo di curare i propri personali interessi di potere.
L’Assemblea di AreaDG - Distretto di Genova