Relazione del Presidente Egle Pilla
Buongiorno a tutti.
Benvenuti all’assemblea generale di Area DG.
L’assemblea convocata è la nostra assemblea ordinaria statutariamente prevista, dopo il congresso di Palermo del settembre dello scorso anno e, dunque, la prima del Coordinamento nazionale nella sua attuale composizione.
A me spetta aprire i lavori per rappresentare e condividere con voi le ragioni per le quali abbiamo pensato di organizzare questi due giorni da trascorrere insieme, come avete avuto già modo di vedere nel programma.
1. È trascorso un anno dal Congresso di Palermo e un primo bilancio dell’attività dell’attuale coordinamento appare doverosa.
Un bilancio, a mio parere positivo:
- senz’altro quanto ai rapporti interni tra i componenti in un’ottica di felice continuità con il precedente coordinamento;
- ma anche quanto al rapporto con il gruppo non mi sembra azzardata una valutazione anche in tal caso positiva.
Mi sembra che le prese di posizione, i comunicati, le iniziative del Coordinamento abbiano raccolto generalmente i consensi e l’apprezzamento dell’intero gruppo, soprattutto superati i primissimi tempi di necessario rodaggio.
È chiaro che tutto è assolutamente perfettibile e doverosamente migliorabile; del reato le critiche costruttive e il motivato dissenso non solo rappresentano uno stimolo a progredire, ma appartengono al Dna del Gruppo di Area Dg che ha sempre considerato un valore il pluralismo di idee e il confronto aperto.
Grazie, dunque, all’intero Coordinamento per il rinnovato impegno nella guida del gruppo dopo il Congresso di Palermo.
2. Rispetto alle indicazioni forti e chiare che Area ha espresso proprio a Palermo un anno fa, mi sembra che un filo rosso le richiami e le renda oggi più che mai vive e attuali.
Durante quest’anno abbiamo assistito ad una ribadita affermazione esterna di Area chiara e visibile quale gruppo di magistrati progressisti, protagonisti riconoscibili del dibattito pubblico, come sia pure indirettamente rivelano le polemiche e i duri attacchi che oramai investono noi e le figure più rappresentative del nostro gruppo.
Penso in particolare a Giuseppe Santalucia, che ci raggiungerà più tardi, al quale va il nostro più sentito e caloroso ringraziamento; penso anche al nostro Segretario, come del resto era accaduto senza esclusione di colpi per Eugenio Albamonte che saluto e ringrazio.
3. Il clima generale di aggressione all’istituzione giudiziaria e di delegittimazione della funzione ci investe da qualche tempo.
Appare lontana la stagione in cui le nostre idee ed il nostro lavoro apparivano fondamentali e determinanti nella scommessa dell’attuazione degli obiettivi del PNRR.
È palese la volontà di descrivere la magistratura come straripante, invasiva di spazi altri, non rispettosa degli altri poteri, ostile e nemica della Nazione.
In sede di apertura dell’assemblea generale di Milano -circa un anno e mezzo fa- avevo espresso preoccupazione per la volontà di riforma del reato di abuso di ufficio, preoccupazione fondata dal momento che da agosto l’abuso di ufficio non è più reato, così come un anno fa a Palermo avevamo utilizzato l’espressione “diritti sotto attacco” guardando alla tutela di quei diritti rispetto ai quali non è possibile alcun arretramento perché è lì che si misura il tasso di democraticità di una comunità; anche in tal caso quei temi rimangono di evidente attualità.
Le indicazioni che ci vengono sul fronte della produzione normativa continuano a non essere per nulla rassicuranti: penso al “DDL sicurezza” e al profluvio di nuove norme incriminatrici in relazione alle quali si profilano sospetti di incostituzionalità.
Configurare quale reato la resistenza anche passiva alla esecuzione di ordini nel carcere o nei centri di trattenimento appare una risposta ad esigenze illiberali, a politiche securitarie che stridono violentemente con una Costituzione democratica e liberale che vieta sì la violenza, ma legittima e riconosce il dissenso e la protesta.
La coerenza ci impone di essere fedeli ad un modello di magistrato impegnato negli uffici, attento alla qualità della giurisdizione e alla tutela dei diritti e dunque interlocutore critico di tutte le iniziative che si pongano in contrasto o sviliscano tale modello e che oppongano e valorizzino l’efficientismo che non è efficienza, produttività ad ogni costo dimenticando la qualità, una magistratura sempre più verticistica, dimenticando l’idea del potere giudiziario diffuso e orizzontale che pensavamo fosse divenuto patrimonio comune della magistratura.
4. A fronte di scenari sempre più complessi, il gruppo deve rispondere concretamente.
Su molti fronti è attivissimo: vi è grande vitalità di alcuni gruppi di lavoro su temi molto diversi, ma quanto mai attuali. Penso – solo per ricordarne alcuni – alla innovazione, ma anche all’immigrazione, all’ordinamento giudiziario, all’esecuzione penale, al civile e ringrazio veramente tutti; al collegamento creato poi con i territori e i distretti con moltissime iniziative, piccole e grandi, dal vivo e a distanza. Sono iniziative che colgono il gradimento degli iscritti e dei simpatizzanti, spesso numerosissimi in queste occasioni.
Il Coordinamento ha bisogno dell’aiuto di tutti, per un semplice motivo: perché a mio parere è servente rispetto al gruppo, nella misura in cui è capace di tradurre in pensiero politico e condurre ad unità le molteplici istanze e sensibilità.
Ciò significa che occorre partecipare. Partecipare è faticoso, in qualche modo mi sembra che lo sia sempre di più, non foss’altro perché il collegamento a distanza ci rende sempre meno fisicamente vicini: è senz’altro comodo, ormai indispensabile, ma non è la stessa cosa.
5. Bisogna partecipare e in questo momento in maniera convinta e prepotente in vista delle elezioni ANM del vicinissimo gennaio 2025.
Giuseppe Santalucia, in quest’ultima stagione non ha mai piegato il capo, non ha ceduto alle provocazioni ed alle polemiche.
Insieme a lui l’intera nostra componente in ANM con fermezza e rigore ha manifestato il proprio dissenso in situazione delicatissime e critiche, diversamente da altre componenti della magistratura associata.
Dobbiamo avere l’orgoglio e la pazienza di rivendicarlo, rivendicarlo nel dibattito associativo presidiando le assemblee locali e le liste e le chat locali. Dobbiamo farlo anche nel dibattito negli uffici, nelle conversazioni tra colleghi che si incontrano nel lavoro quotidiano.
Deve essere uno sforzo collettivo che parte dalla consapevolezza della gravità del momento, dell’orgoglio di quanto fatto, della necessità di contribuire tutti.
Serve l’aiuto dei coordinatori locali che devono curare nuove iscrizioni, regolarizzare quelle esistenti, diffondere le iniziative locali
È la prima elezione, (con liste e sistema proporzionale per cui ogni voto è utile), senza i colleghi di Magistratura democratica che presenteranno nomi e proposte molto vicine rispetto ai nostri candidati ed al nostro programma.
Un banco di prova fondamentale per il gruppo. Occorre coinvolgere anche colleghi non iscritti, soprattutto negli uffici (penso alle sezioni civili o alle sedi non distrettuali) meno coinvolti nel dibattito. Serve un forte sforzo in questo senso.
Siamo riusciti a dare rappresentanza nella scelta dei candidati a quasi tutti i distretti: ci sono rappresentanti di tutte le specializzazioni professionali, anche se le vocazioni dei civilisti sono minori.
6. Come Coordinamento avvertiamo l’esigenza di favorire e fare crescere la generazione dei nativi di area, serve farlo anche nei distretti perché il ricambio generazionale è fondamentale e perché serve investire in chi è e si sente più libero rispetto ai condizionamenti dei gruppi fondatori.
Area ha oggi una sua precisa identità.
Un gruppo di magistrati che crede nella giurisdizione come servizio ai cittadini ma anche come potere dello Stato che rappresenta il contrappeso agli altri poteri, investiti della sovranità popolare. Di maggiore suffragio sono investiti gli altri poteri, maggiore è la nostra responsabilità e maggiore è la frizione quando, nel rispetto della legge della Costituzione e della CEDU, adottiamo decisioni non gradite.
Un gruppo di magistrati che è aperto alla società civile, all’accademia, ai soggetti collettivi e con essi dialoga anche cercando alleanze per l’attuazione della Costituzione.
Un gruppo che elabora e pratica politica giudiziaria e cultura dei diritti. Non possiamo rinunciare a fare questo, che è quello che ci differenzia dagli altri gruppi.
Un gruppo che segue vigile e osserva il governo autonomo della magistratura, elaborando principi generali, senza interferire e condizionare in alcun modo le decisioni adottate in quella sede.
7. Rispetto alla stagione delle riforme costituzionali, è sotto gli occhi di tutti come uno dei punti più evocati nell’agenda di governo è sicuramente quello della riforma costituzionale relativa al sistema di governo nelle forme del presidenzialismo o del premierato; della magistratura attraverso la separazione delle carriere; dell’autonomia differenziata.
C’è un collegamento fra le riforme: strategico perché ciascuna è un obiettivo storico di una delle forze di governo, ideologico perché tutte sono volte al ridimensionamento dei vincoli e dei controlli rispetto al potere della maggioranza.
Rafforzare i poteri delle maggioranze di turno -a qualsiasi schieramento esse siano riconducibili - significa indebolire gli organi di controllo e di garanzia.
Riforma della giustizia: non chiamiamola riforma della giustizia, ma riforma della magistratura; non chiamiamola separazione delle carriere perché noi non abbiamo e non vogliamo avere “carriere”.
Autonomia differenziata: l’autonomia differenziata rompe la solidarietà nazionale e lascia indietro le regioni più povere.
Il presidenzialismo o premierato: il rischio di torsione del sistema costituzionale e di squilibrio tra i poteri dello Stato è forte quanto all’alterazione dei rapporti di forza tra Capo del Governo e Presidente della Repubblica, quest’ultimo visibilmente colpito nel suo ruolo di garante rispetto alla forza politica di un premier con un mandato diretto degli elettori.
La magistratura proprio in quanto organo di garanzia è inevitabilmente coinvolta da tutte le riforme.
Ci chiediamo dunque quale debba essere in questo contesto il nostro ruolo. Se dobbiamo offrire il nostro contributo come singoli o come gruppo e attraverso quali forme. È importante che dall’assemblea emergano le posizioni e i pensieri di voi tutte/i.
Grazie e buon lavoro.