Il variegato mondo delle scuole di preparazione al concorso in magistratura
Recenti lanci di stampa hanno portato l’attenzione sulla sconcertante vicenda di una scuola privata per la preparazione al concorso in magistratura, gestita da un noto consigliere di Stato, già magistrato ordinario, nella quale sarebbe stato proposto e imposto, in particolare alle aderenti giovani donne aspiranti magistrato, un vero e proprio “addestramento“ fatto di minigonne, calze velate e occasioni mondane che nulla ha a che vedere con la formazione e ancor meno con l’etica professionale del magistrato.
Si tratta di fatti che, ove accertati, sarebbero gravissimi, ma che, al di là dei profili giuridici e deontologici e degli esiti civili, penali e disciplinari dell’accaduto, aprono la strada ad una seria riflessione sul vasto, sommerso e non regolato mercato delle scuole private per la preparazione del concorso in magistratura.
Sappiamo bene che vi sono varie tipologie di scuole di preparazione al concorso, da quelle private puramente speculative a quelle convenzionate con le Università, con diversi gradi di serietà e di efficacia e non sarebbe corretto assimilarle tra loro e ancor più a quella da cui è scaturita la vicenda in questione.
Il fallimento delle scuole di specializzazione per le professioni forensi e la trasformazione dell’accesso in magistratura in un concorso di secondo grado sui generis, hanno indubbiamente contribuito a favorire la proliferazione e l’espansione delle scuole private, alimentando, così, un sistema lucroso che grava economicamente sulle spalle dei giovani neolaureati e delle loro famiglie.
Infatti le analisi statistiche effettuate su coloro che hanno superato il concorso negli ultimi anni dimostrano che la percentuale degli aspiranti che hanno frequentato una scuola di preparazione al concorso supera il 60%. Ciò favorisce anche un’inaccettabile selezione per censo dei nuovi magistrati, avvantaggiando coloro i quali, per le risorse economiche proprie o familiari, possono permettersi di attendere anni senza un lavoro retribuito, frequentando, in aggiunta alla Scuola di Specializzazione o al tirocinio presso gli uffici giudiziari, costose scuole private, le quali possono (e debbono) offrire una preparazione essenzialmente nozionistica e teorica, funzionale al solo superamento delle prove scritte, ma, allo stato, quasi indispensabile perché calibrata sul concorso. Ciò che, peraltro, indebolisce fortemente anche quel dinamismo sociale nella composizione della magistratura italiana che ha tradizionalmente costituito un suo punto di forza.
Area Democratica per la Giustizia sostiene da tempo la necessità del ritorno al concorso di primo grado e, insieme, la necessità di una urgente e complessiva rivisitazione del sistema di accesso e prima formazione in magistratura, ed ha formulato sul punto alcune proposte concrete.
Si tratta di una riforma urgente, perché disegna la magistratura del futuro e può costituire una delle risposte ai vuoti d’organico della magistratura, legati come sono anche al ritardo nell’accesso ed al disorganico sistema delle “formazioni “.
Per questo chiediamo all’Associazione Nazionale Magistrati di riprendere con vigore l’iniziativa sul tema già portato al Congresso di Siena, chiedendo al Ministro della Giustizia la costituzione di un tavolo di lavoro congiunto che modifichi e metta ordine al sistema nella direzione auspicata, assicurando a tal fine il nostro fattivo contributo di studio e di elaborazione.
19 dicembre 2017