Un programma per la Cassazione
UNA CORTE “ASSEDIATA”
Il prossimo Consiglio dovrà impegnarsi con determinazione sui problemi che gravano sulla Corte di cassazione, “assediata” (per mutuare l’espressione dal titolo dato alle più recenti assemblee dell’ANM) da un afflusso esorbitante di procedimenti, a cui da anni si risponde con un crescente sforzo produttivistico, che da un lato riesce solo in parte a far fronte alle sopravvenienze, dall’altro pone in crisi la stessa funzione nomofilattica del Giudice di legittimità. Una situazione che, all’evidenza, pregiudica ogni conseguimento del “benessere organizzativo”, introdotto, nella recente circolare sulle tabelle 2017/2019, come “valore” funzionale al buon andamento della giurisdizione.
L’obiettivo prioritario è allora quello di restituire dignità alla funzione costituzionale e ordinamentale della Corte ovvero quella di garantire l'uniformità, attraverso il potenziamento di tutti gli strumenti anche organizzativi che possono essere messi in campo. L’attenzione ai numeri non comporta che ci si debba concentrare esclusivamente sulle soluzioni organizzative: prima di tutto viene l’esigenza di un rilancio della funzione promozionale e d'inveramento dei diritti e di rimozione o riduzione delle disuguaglianze della Corte Suprema, che in questo ambito gioca un ruolo fondamentale.
LA CRISI DEL GIUDIZIO DI LEGITTIMITÀ E IL RUOLO DEL CSM
L’impegno del nuovo CSM dovrà muoversi sui due diversi piani, consentiti alle sue prerogative: il primo, quello della interlocuzione istituzionale con i poteri e gli organi dello Stato che hanno competenza in materia di modifiche normative e di attribuzione di risorse, per rappresentare la necessità di misure drastiche, che non possono più limitarsi alle periodiche modifiche del rito; il secondo, quello dell’attenzione scrupolosa alle modalità di organizzazione del lavoro dei magistrati della S.C. e della P.G., i quali, soprattutto, sopportano il peso di questo ingente incremento della produttività.
NUMERI CHE PARLANO DA SOLI
La pretesa di una sempre maggiore resa nello smaltimento dei procedimenti ha portato al limite la capacità di lavoro dei magistrati, chiamati ad uno sforzo che però non si inserisce in un progetto di cui siano stati messi a parte, frutto di un esame collettivo della situazione reale, a partire dal quale si concordi un piano mirato volto alla riduzione delle pendenze; risultato, quest’ultimo, che al momento non pare alla portata del pur gravoso impegno profuso dai magistrati. Parlando concretamente di “numeri”, la pendenza complessiva, nel settore civile, è di 108.845 ricorsi, di cui 54.837 presso le sezioni unite, civili ordinarie e lavoro e 54.008 presso la sezione tributaria (cfr. statistiche civile al 31.5.2018). Per quanto riguarda il settore penale, nel 2017 sono sopravvenuti 56.642 procedimenti, mentre ben 56.760 sono i procedimenti esauriti, con un indice di ricambio pari al 100,2% e con una durata media dall’iscrizione del procedimento all’udienza di 200 giorni (40 giorni in meno rispetto all’anno precedente), in una continua rincorsa verso un incremento della produttività, con potenziali gravi rischi per la qualità della nomofilachia.
Nessuna Corte Suprema, nel mondo, presenta numeri simili.
PROMUOVERE UN’ORGANIZZAZIONE CONDIVISA
Per affrontare l’abnorme sbilanciamento fra i flussi in entrata e la possibile capacità di definizione di ogni sezione, è necessario adottare misure organizzative raffinate che partano da una costante comunicazione fra il Primo presidente, i presidenti di sezione e i consiglieri, nonché l’ufficio della Procura generale, con il coinvolgimento di tutti i magistrati in progetti organizzativi che valorizzino sia la specializzazione che la peculiarità del giudizio di legittimità, e puntino, tra l’altro, a limitare l’intervento delle Sezioni Unite, oggi decisamente fuori misura. Quell’adeguamento dell’organico che in termini puramente matematici sarebbe necessario a fronte di numeri così elevati non permetterebbe il rispetto della funzione nomofilattica, data la necessità irrinunciabile di coniugare quantità e qualità delle decisioni giurisdizionali. Anche il ricorso ad ulteriori risorse esterne, ovvero l’aumento delle nomine dei consiglieri “per meriti insigni”, rappresentano palliativi, rispetto ai quali è comunque necessario garantire il mantenimento di livelli di qualità professionale adeguati.
RICONOSCERE IL RUOLO DEL MASSIMARIO E LA SUA IMPORTANZA
L’applicazione dei magistrati del Massimario in via esclusiva presso la Sezione tributaria, voluta dal Legislatore per far fronte al grave carico arretrato, oltre a non poter risultare lo strumento determinante per far fronte al carico, sottrae energie e competenze al compito fondamentale dei magistrati addetti, quello di massimazione e redazione delle relazioni tematiche, che è strategico per l’assolvimento del ruolo della stessa Corte. La pienezza della funzionalità del massimario è, dunque, irrinunciabile e il suo depotenziamento rischia di comportare una ricaduta molto grave sulla stessa funzionalità della Cassazione, rendendo necessario monitorare gli effetti che, a regime, produrrà la recente modifica normativa.
RIORGANIZZARE LA SEZIONE TRIBUTARIA E INCREMENTARNE GLI ORGANICI
Il problema delle enormi e sproporzionate pendenze dalla Sezione tributaria non è solo frutto della sottovalutazione da parte del Legislatore degli effetti dell’eliminazione dello sbarramento costituito dalla Commissione tributaria centrale, ma piuttosto espressione di quella più generale “questione fiscale” che riguarda l’intero Paese e che risulta nodale sui piani dell’equità e della democrazia distributiva. Anche su questo terreno, che tocca direttamente tutti i cittadini e tutte le imprese, occorre favorire il recupero di una funzione nomofilattica che è diretta non solo a regolare la giurisprudenza nazionale, ma anche a orientare l’agire amministrativo del fisco e le scelte dei contribuenti. Servono dunque settorializzazione delle competenze, stabilità degli organici, forme organizzative che consentano la tempestiva individuazione delle questioni aperte e richiedenti una prioritaria trattazione.
VALORIZZARE IL RUOLO DELLA PROCURA GENERALE
Il prossimo Consiglio dovrà farsi portatore di un rilancio del ruolo della Procura Generale. Per una effettiva valorizzazione, occorrerebbe puntare ad un serio coinvolgimento dell’Ufficio in un più complessivo progetto di rafforzamento del ruolo nomofilattico, secondo uno stretto coordinamento con la Corte stessa, a partire dal momento dello spoglio e dell’individuazione delle questioni di rilievo. Per quel che riguarda la funzione disciplinare, l’esigenza riguarda il conseguimento di obbiettivi di trasparenza, volti alla selezione di iniziative non concernenti le mere inadempienze formali, ma attente alla reale offensività delle condotte.
RENDERE TRASPARENTI LE SCELTE ORGANIZZATIVE
A questo impegno sul piano della progettualità complessiva dell’Ufficio deve accompagnarsi un serio sforzo nel portare anche all’interno della Corte, in linea generale, la diffusione di quella cultura dell'organizzazione ormai acquisita presso gli uffici di merito, che concerne tra l’altro il dovere di rendere conto, la trasparenza delle scelte e delle regole nella formazione dei collegi e nelle assegnazioni, la ricerca del benessere organizzativo come valore, il processo civile telematico come vantaggio, anche se foriero di qualche complicazione: la sfida è quella di cercare di battere la resistenza, alquanto diffusa, verso ogni possibile innovazione. Sempre più risulta indispensabile l’adozione del metodo di formazione di un dettagliato bilancio sociale complessivo, da cui emerga con evidenza il quadro del lavoro a cui i magistrati che operano in Cassazione sono chiamati.
DIFENDERE LA QUALITÀ DELLE DECISIONI
È prioritaria la necessità di una seria determinazione di standard di rendimento utili a individuare un grado di efficienza del servizio che deve poggiare sulla constatata inesigibilità di un ulteriore, cieco, aumento della produzione: la difesa delle prerogative del Giudice di legittimità implica la centralità della difesa della qualità delle sue pronunce ed il riconoscimento della prevedibilità delle decisioni.
PREPARARSI AL FLUSSO DEI RICORSI IN MATERIA DI PROTEZIONE INTERNAZIONALE
Sicuramente occorrerà in tempi brevi un serio impegno organizzativo nel razionalizzare il servizio a fronte del prevedibile, ingente flusso di ricorsi nella materia della protezione internazionale, particolarmente delicata e sensibile, che non potrà certo essere affrontata in un’ottica solo produttivistica (si ipotizza l’ingresso di un numero di ricorsi pari al 10% del flusso civile complessivo). Il Consiglio dovrà accompagnare lo sforzo volto ad evitare ogni inclinazione burocratica e favorire l’adozione di misure volte all’affermazione di un ruolo forte ed autorevole della giurisprudenza di legittimità nell’affermazione di principi che sappiano orientare i giudici di merito.
CUSTODIRE E RAFFORZARE LA FUNZIONE NOMOFILATTICA
L’obbiettivo precipuo, va ancora sottolineato, deve essere quello di custodire e rafforzare la funzione di nomofilachia che l’ordinamento affida alla Cassazione, restituirle l’autorevolezza che merita: e questo deve avvenire anche attraverso una forte interlocuzione con gli altri poteri statali, il legislativo innanzitutto, rivendicando il ruolo di vertice delle giurisdizioni che sembra messo in pericolo da estemporanei progetti di commistioni improprie (si veda il progetto contenuto nel “Memorandum delle giurisdizioni”, giustamente avversato dalla magistratura associata). Occorre chiedere anche una maggiore responsabilizzazione da parte dell’Avvocatura, che deve saper garantire livelli di professionalità adeguati al grado di legittimità. Il Consiglio deve farsi interprete istituzionale dei bisogni e delle richieste che dalla Corte provengono e al tempo stesso deve accompagnarla in un processo di razionalizzazione che rafforzi la funzione nomofilattica e escluda ogni inclinazione burocratica.
MIGLIORARE LE CONDIZIONI DI LAVORO
Le modalità di esercizio della giurisdizione della Corte di legittimità e la qualità della sua giurisprudenza, sono essenziali per il lavoro dei magistrati di merito: ne orientano le scelte, favorendo la prevedibilità delle decisioni, ma al tempo stesso ne stimolano la capacità di dialogo e di interlocuzione continua, come fattore di crescita professionale e di evoluzione della stessa civiltà giuridica.
La funzione ordinamentale della Corte di cassazione è, dunque, strettamente correlata alle condizioni di lavoro di tutti i magistrati e concorre a qualificare l’intero servizio reso ai cittadini.
La questione del suo funzionamento ha dunque una forte valenza sul piano della politica generale della giustizia e deve essere rimessa al centro dell’attenzione del nostro Organo di autogoverno.