Il CSM non ostacoli il passaggio tra funzioni requirenti e giudicanti
Esprimiamo forte preoccupazione per le posizioni assunte da alcuni dei componenti laici del CSM riguardo al passaggio dei magistrati dalle funzioni requirenti a quelle giudicanti. Tali passaggi, infatti, sono rigidamente regolamentati dalla legge e accompagnati da procedure poste a salvaguardia così della professionalità, come della garanzia della terzietà e autonomia delle funzioni.
Certamente, le procedure consiliari possono essere ulteriormente migliorate rispetto al parere di competenza del Consiglio Giudiziario, anche al fine di rendere ancora più incisivo il diritto del magistrato a partecipare ai corsi di riconversione professionale demandati, a questo scopo, alla Scuola della Magistratura.
Tuttavia, non è giustificabile un atteggiamento di generale sfavore rispetto a tali legittimi passaggi, che, seppur con accurate cautele, sono consentiti dalla legge, perché, al di là delle intenzioni di chi li critica, esso finisce per veicolare messaggi indiretti di sostegno a iniziative legislative al vaglio del Parlamento.
Per questo esprimiamo, ancora una volta, ferma contrarietà ad ogni iniziativa, palesemente o surrettiziamente finalizzata a separare le carriere di giudici e pubblici ministeri. Ribadiamo che tale soluzione allontanerebbe i pubblici ministeri dal ruolo di garanti della legalità e del principio di uguaglianza davanti alla legge e si risolverebbe in una grave menomazione delle libertà e dei diritti di difesa dei cittadini.
7 novembre 2019