Registriamo quotidianamente l’inadeguatezza degli strumenti che dovrebbero garantire alle donne vittime di violenza un sicuro accesso alla giustizia ed effettiva protezione.
Nonostante gli interventi normativi introdotti con il codice rosso non sembra che si sia innalzata la percentuale delle donne che denunciano le violenze patite (che ancora si stima intorno al 10%), né si sono ridotte le tragiche statistiche sulle violenze e sulle morti delle donne per mano di uomini cui erano state legate affettivamente.
Le condizioni imposte dalla pandemia hanno avuto sul fenomeno un effetto devastante, incrementando le situazioni di rischio e riducendo l’operatività degli strumenti di intervento.
Si riscontra ancora una diffusa quanto preoccupante sfiducia nella giustizia, che poggia non soltanto sulla qualità e velocità della risposta alla domanda di tutela, ma anche sulla purtroppo frequente esposizione della vittima a domande ed atteggiamenti che, replicando stereotipi di genere, ne sviliscono la dignità dando luogo ai cosiddetti fenomeni di vittimizzazione secondaria. Così come è ancora diffusa la mancata applicazione dei principi affermati costantemente dalla condivisibile giurisprudenza di legittimità sulla valutazione delle dichiarazioni della donna secondo gli ordinari standard probatori, tenendo conto anche delle cause esterne che la portano a ritrattare.
Sono dunque tuttora attuali ed urgenti i punti programmatici ed operativi prospettati nel rapporto redatto dal Gruppo di Lavoro sulla Violenza di Genere in occasione del Congresso di AreaDG del giugno 2019.
È quindi necessario che le magistrate ed i magistrati di AreaDG garantiscano l’impegno a promuoverne i contenuti, operando concretamente, anche attraverso interpretazioni costituzionalmente e convenzionalmente orientate, per la diffusione negli uffici non solo di una cultura ma anche di prassi operative e di metodi di valutazione volti a riconoscere i rischi di pregiudizio nelle questioni di genere e in particolare nei casi di violenza di genere in ambito domestico e nelle relazione strette, come da tempo imposto dalle fonti sovranazionali, prima fra tutte la Convenzione di Istanbul – che pone al centro la prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne – e la Direttiva Vittime.
Attività che deve essere svolta secondo le specificità degli uffici e della fase processuale in cui si opera, nel doveroso rispetto del delicato equilibrio tra diritti dell’imputato e tutela della vittima, come ormai tracciato dall’evoluzione normativa - nazionale e internazionale – e giurisprudenziale, che pone in risalto la necessaria tutela della vittima nei reati di violenza di genere (commessi ai danni di donne in oltre l’80% de casi) e segnala la parallela importanza di offrire adeguati strumenti agli autori di reato per evitare il forte rischio di recidiva.
Va ricordata e riconosciuta la specificità scientifica della materia ed altrettanto occorre promuovere ed attuare in concreto la formazione e la specializzazione come strumenti organizzativi fondamentali per l’instaurazione di sistemi di lavoro efficaci, condivisi e diffusi. Preso atto che nonostante la promozione della specializzazione in materia di violenza domestica e di genere già espressa con la delibera del CSM del 9.5.2018, ad oggi il settore giudicante (a differenza di quello requirente) non risulta specializzato in misura sufficiente sul territorio (le più recenti rilevazioni attestano che solo il 24% degli uffici giudicanti dibattimentali di primo grado ha attuato la specializzazione, e nessuno degli uffici GIP/GUP), AreaDG, in particolare tramite coloro che ricoprono ruoli direttivi e semidirettivi, si impegna a promuovere le ragioni della specializzazione nella materia della violenza di genere e domestica in modo equilibrato sul territorio e con riferimento a tutti i settori della magistratura giudicante. Anche la formazione richiede un maggiore impegno in tutte le sedi proprio per l’importanza che assume nella capacità di intervenire in questa materia.
Formazione e specializzazione vanno perseguiti nei settori penale, civile e minorile per garantire, in ogni sede, il riconoscimento e la valutazione della violenza (da non confondersi con la conflittualità che presuppone una condizione di parità tra donna e uomo), al fine di garantire un’effettiva tutela della vittima di violenza ed evitare affermazioni prive di riconoscimento scientifico come la PAS (Sindrome da Alienazione Parentale) ancora oggi evocata nelle aule di giustizia.
L’attività di contrasto alla violenza di genere deve oggi essere focalizzata in particolare nei settori che continuano ad essere i più critici quali:
- la tutela cautelare, intesa come obbligo di protezione delle vittime a fronte del riconoscimento degli elementi di rischio (come ha da tempo indicato la CEDU con le pronunce Talpis/Italia e JL/Italia) e dunque quale sede primaria in cui applicare il migliore standard scientifico per la valutazione iniziale e dinamica del rischio, in primis nella fase della richiesta del pubblico ministero e ovviamente in sede di scelta della misura ed emissione del titolo;
- l’uso dell’incidente probatorio speciale quale luogo di elezione per assumere la prova dichiarativa della persona offesa;
- il riconoscimento dei pregiudizi di genere nell’assunzione e nella valutazione della prova;
- la stesura delle motivazioni dei provvedimenti, con riconoscimento e neutralizzazione di espressioni lesive della dignità della vittima e del principio costituzionale di parità di genere;
- il coordinamento tra uffici giudicanti, requirenti, giudicanti civili e minorili e la corretta implementazione dell’art. 64 bis disp. att. con finalità di promuovere l’effettiva tutela dei minori e della donna vittima di violenza.
Nella convinzione che AreaDG sia e debba restare un luogo di confronto e di elaborazione prima di tutto sui contenuti della giurisdizione declinati nel migliore e più efficace riconoscimento dei diritti, e nella consapevolezza di quanto ancora occorra investire nella formazione della magistratura sulle tematiche di genere, che rappresentano uno dei grandi temi sociali in attesa e in continua richiesta di giustizia, AreaDG esprime con convinzione il proprio impegno per una consapevole azione di contrasto a ogni forma di violenza basata sul sesso, sul genere e sull’orientamento sessuale, anche nella prassi giudiziaria, ed agli stereotipi culturali che continuano a favorirne la diffusione.