Il Museo archeologico nazionale di Cagliari, ubicato nel vecchio Arsenale, fu trasformato nel 1993 da Piero Gazzola e Libero Cecchini nella Cittadella dei Musei. Ospita il Dipartimento di Archeologia, la Pinacoteca Nazionale, le Collezioni Etnografiche e, naturalmente, il Museo Archeologico, diventato autonomo, come i più importanti musei italiani, per Decreto del Ministro della Cultura.
Nacque, per volontà di Carlo Felice nel vicino Palazzo vice regio, come Gabinetto di Archeologia e Storia naturale. Aperto al pubblico nel 1802, andò ampliandosi, per trovare ospitalità, alla fine del 1800, nel Palazzo Vivanet in Via Roma, una volta scorporate le Sezioni naturalistica e mineralogica. Il nucleo di allora, formato dalle celebri collezioni Spano, Timon, Caput, Cara, Gouin, si è arricchito grazie agli scavi archeologici che da allora furono effettuati in tutta la Sardegna. Ai primi del 900 uno dei più illustri architetti, Dionigi Scano, progettò, trasformando la vecchia Zecca in Piazza Indipendenza, il nuovo Museo. L’allestimento di Antonio Taramelli fu quello che molti ricordano perché rimase in vita fino al trasferimento nel vecchio Arsenale.
Il Museo raccoglie le manifestazioni materiali della Sardegna dal Neolitico antico fino al Medioevo con manufatti di assoluto pregio, tra cui merita segnalare la ricca collezione di microliti in ossidiana e gli idoli femminili, volumetrici e cruciformi, che attengono le fasi del Neolitico Medio e Recente. Di particolare prestigio le corrispettive produzioni vascolari che provengono da sepolture assai elaborate a testimoniare culture assai raffinate e complesse. Ma è la collezione dei bronzi figurati e d’uso delle Età del Bronzo e del Ferro, corrispondenti al periodo nuragico, che merita una particolare attenzione costituendo un unicum come lo sono il complesso statuario di Mont'e Prama di Cabras che dà una nuova luce al periodo dei Nuraghi. Il Museo di Cagliari raccoglie tra le collezioni più significative del mondo fenicio e punico che in Sardegna si sviluppò nelle città più importanti ma anche nel mondo rurale. Nelle vetrine si possono ammirare esempi assai importanti della cultura materiale micenea, ma anche molti secoli di testimonianze paleocristiane, copte, bizantine e, naturalmente, della cultura romana che ha lasciato di sé manufatti di rara esemplarità.