Categoria magistrati di Merito
Bruno Giordano
Cos´è Area e perché ti candidi per le primarie di Area?
Questa è la domanda che non mi ha fatto un collega (ci sarà un motivo…) ma mio figlio e a cui ho risposto ovviamente col cuore.
Area è quello che noi vogliamo che sia e diventi. Un percorso (auto)critico, con idee, buona volontà ed anche errori (perché no?), dove la voce di ciascuno è ben lontana dalla cultura del karaoke (che in giapponese vuol dire orchestra vuota) ricorrente in altri gruppi.
Il minimo comun denominatore di Area vuole da sempre che sia la magistratura ad aprire la strada per realizzare il diritto di avere diritti, come scrive Rodotà, con la Costituzione in mano.
Questo è il Paese in cui potrebbe essere semplice realizzare diritti e libertà scritti settanta anni fa nella Costituzione. Ma la semplicità è difficile a farsi (diceva Bertold Brecht). Diritti fondamentali come la procreazione assistita, le unioni civili, l’ambiente, la salute, lo studio, la libertà dal bisogno, la tutela della dignità sul lavoro non si realizzano senza l’iniziativa coraggiosa di quella parte di magistratura che definiamo progressista.
Purtroppo la storia della magistratura italiana insegna che ideali e coraggio non vengono aiutati…anzi! Per questo con Area Democratica per la Giustizia dobbiamo portare dentro il CSM, cassaforte dell’indipendenza della magistratura, il valore dell’efficienza della giurisdizione e dell’effettività dei diritti.
Una giurisdizione efficiente significa non solo scelta di dirigenti nell’esclusivo interesse dell’ufficio da gestire e organizzare, ma anche ripensare che il nostro lavoro non è la sommatoria di carichi e statistiche bensì il prodotto di un sistema giudiziario e amministrativo, rappresentato da tutti i magistrati per i cittadini: un obbligo di risultato che si può raggiungere soltanto se v’è un supporto amministrativo e logistico completo, competente, specializzato.
Se indipendenza vuol dire garanzie e certezze, diversa deve essere la “legalità consiliare” affinché la normazione secondaria non debordi. I vuoti lasciati dal legislatore si sono rivelati un comodo spazio di autonomia ma da maneggiare con cura, distinguendo ad es. le competenze del Consiglio da quelle di un organismo interno qual è il Comitato di Presidenza; la libertà di manifestazione del pensiero dai limiti deontologici nei comportamenti del magistrato; la libertà di scienza dai confini dell’autorizzabilità degli incarichi extragiudiziari.
Indipendenza vuol dire analisi e contrasto della questione morale nella magistratura, quindi un procedimento disciplinare sulle direttrici della tipicità e di una garanzia reale e concreta, non usato per colpirne uno ed educarne cento.
Indipendenza vuol dire occuparsi di tempi, qualità e condizioni di lavoro che non sono solo carichi e numeri ma sicurezza degli uffici giudiziari. Per questo lo strumento delle pratiche a tutela deve essere rivolto non solo per la sacrosanta difesa dei singoli da attacchi esterni ma anche per la serenità, sicurezza e indipendenza interna.
Tutto ciò è incompatibile con carrierismo, neocorporativismo e qualsiasi ...ismo che riportano la magistratura a un periodo oscuro ante costitutionem. E non è vero che tali atteggiamenti hanno facile presa sui “giovani magistrati”.
Penso anzi che non esista la categoria dei “giovani” tra i magistrati; se è vero che il 60% della magistratura ha meno di 45 anni occorre un ripensamento dei meccanismi di assestamento professionale, dalla prima sede ai trasferimenti; una formazione – quindi il ruolo della SSM – non limitata a una sommatoria di corsi; gestire un mutamento di funzioni spesso costretto dal bisogno di trasferimento di sede che non può diventare quasi automaticamente un azzeramento di esperienza professionale. Tutto ciò non può più confinarsi in una talvolta sterile valutazione di professionalità.
Il CSM deve esplicare la capacità di proposta normativa verso la riforma dell’accesso in magistratura. Il concorso di secondo livello ha comportato una selezione per censo, inammissibile se vogliamo una magistratura democraticamente accessibile a tutti i buoni giuristi. La risposta non viene soltanto riportando alla mera laurea il titolo di accesso al concorso ma delineando il modello costituzionale di magistrato cui si deve ispirare una selezione dei migliori laureati, tecnicamente preparati, scientificamente aperti, costituzionalmente sensibili.
Per questo il programma elettorale non è del singolo candidato ma è nella Carta dei Valori di Area DG. Per questo chi la sottoscrive l’8-9 febbraio p.v. potrà scegliere i candidati, tutti impegnati a tradurla in atti, comportamenti, scelte.
Elettori e candidati sanno che ogni scelta è responsabilità, non arbitrio, verso tutta la magistratura.
Mi candido perché chi ci crede ha il dovere di mettercela tutta.