Categoria magistrati di Legittimità
Paola Filippi
L’assemblea di AREA DG presso la Corte di Cassazione mi ha designato, all’unanimità, insieme a Rita Sanlorenzo, quale candidata alle primarie per le prossime elezioni del Csm - categoria dei giudici di legittimità.
Nel ringraziare i colleghi della Corte di Cassazione, voglio qui esporre le ragioni della mia disponibilità a chi, non era presente in assemblea.
Intendo mettere a disposizione del gruppo di AreaDG la mia esperienza professionale e associativa.
Sono stata per dieci anni giudice – con funzioni penali prima e poi fallimentari – in Abruzzo. Cinque anni presso la Procura della Repubblica di Roma e dal 2015 sono sostituto procuratore generale in Cassazione.
Ho arricchito la mia esperienza utile per l’autogoverno come componente dell’ufficio studi del CSM per sei anni e, da ultimo, durante il mio periodo di servizio alla Procura di Roma, come componente del Consiglio Giudiziario. Dal 2003 al 2008 ho fatto parte del Comitato per le pari opportunità costituito presso il Csm.
Ho vissuto con passione e impegno una lunga esperienza nell’associazionismo, da semplice “militante” a compiti di rappresentanza. Ricordo che sono stata componente del primo coordinamento eletto per Area, progetto in cui credo incondizionatamente.
Ritengo, pertanto, di aver maturato adeguata esperienza di lavoro e di politica associativa, che vorrei mettere a disposizione del gruppo di Area nell’autogoverno.
Quali contenuti propongo?
Intanto credo che i contenuti di un progetto di autogoverno debbano scaturire da un confronto dentro Area, essere collettivamente elaborati ed attuati.
Ed è questo il primo spunto programmatico di metodo su cui vorrei impegnarmi.
Sugli altri temi, mi limito a tratteggiare, come spunti per l’elaborazione collettiva, alcuni obiettivi.
1) Ricordare che le ragioni dello stare insieme, nei gruppi fondatori prima ed ora in Area democratica per la giustizia, sono quelle dell’origine:
- l’aspirazione all’esercizio della funzione giurisdizionale al servizio del cittadino, nel migliore dei modi,
- l’aspirazione all’esercizio della funzione giurisdizionale in chiave di realizzazione della giustizia sociale.
Questi principi, in tutte le possibili declinazioni, devono continuare a costituire in continuità il filo rosso delle scelte dell’autogoverno che vogliamo realizzare.
Sono principi da cui non si può prescindere soprattutto nell’attuale quadro che vede avanzare un qualunquismo imperante, ammantato di populismo, che inevitabilmente ostacola l’efficace azione della politica associativa.
AdG non deve arrendersi a questo atteggiamento e può farlo se ha ben presenti i suoi valori fondanti
2) Comprendere tuttavia, le ragioni di un disagio che spinge molti colleghi ad ascoltare le sirene corporative.
Questo implica in primo luogo ascolto, confronto, vicinanza ai colleghi.
Quanto ai contenuti, come altri hanno già scritto, dovrà prestarsi particolare attenzione all’organizzazione degli uffici per correggere sperequazioni tra i carichi di lavoro; alle difficoltà, anche personali, dei singoli magistrati; alla tutela dei diritti della maternità e della paternità; alle esigenze dei giovani colleghi in sedi lontane da quelle di provenienza, spesso destinati ad uffici di frontiera ove l’inesperienza, in contesti ambientali non scevri da criticità, può mettere in crisi anche i colleghi più preparati; a migliorare le condizioni di lavoro negli uffici anche attraverso proposte concrete in materia di circoscrizioni giudiziarie, organizzazione e funzionamento dei servizi relativi alla giustizia in concreta applicazione dei compiti rimessigli dall’art. 10 della legge 195/58.
L’attenzione a questi temi ci consentirà di far comprendere ai colleghi che mantenere la consapevolezza del proprio ruolo non significa ignorare i problemi della quotidianità. Ma che questi non si risolvono ripiegandosi solo sul proprio particolare.
3) L’autogoverno. Discrezionalità e trasparenza
Il CSM è organo di rilevanza costituzionale e non amministrazione delle “carriere”. Deve, quindi, mantenere la propria discrezionalità dialogando con le altre istituzioni dello Stato.
Ma nell’esercizio della discrezionalità deve perseguire l’obiettivo della trasparenza.
In particolare nella scelta dei dirigenti, fisiologicamente contenuta nei prossimi quattro anni in ragione dell’enorme numero di nomine, determinate dal pensionamento a settant’anni, che ha incisivamente caratterizzato il lavoro dell’attuale Consiglio, dovrà sforzarsi di trovare e attuare criteri che rendano leggibili le scelte, oltre che migliorare nell’ottica che, deve rimanere prioritaria, del dirigente più adatto all’ufficio.
Particolare attenzione dovrà essere riservata alla concreta verifica quadriennale delle capacità organizzative dei dirigenti e in questo settore il compito dei prossimi rappresentanti di Area sarà quello di vigilare affinché, in base a criteri oggettivi e predeterminati, vengano confermati solo i dirigenti idonei a proseguire l’esperienza di direzione dell’ufficio.
4) Le prassi virtuose.
Per non disperdere il lavoro già fatto sarà opportuno proseguire, anche attraverso attività normativa secondaria, nella diffusione delle prassi virtuose su tematiche che vedono impegnata da decenni la magistratura progressista e ciò in un’ottica di efficienza e di uniformità di azione; così come sarà importante proseguire, in fase di applicazione, il lavoro fatto dai nostri consiglieri di Area in materia di organizzazione degli uffici di procura e così proseguire nei percorsi di efficienza iniziati.
5) L’attuazione dei punti programmatici che si sono esposti non può prescindere dal confronto continuo e costante con i colleghi di tutti gli uffici giudiziari, nessuno escluso, a partire dagli uffici che si percepiscono come periferici, ma che tali non sono perché nell’esercizio della funzione giurisdizionale ogni magistrato e ogni ufficio sono parte di un unico corpo. Attenzione costante dovrà essere assicurata alla Corte di Cassazione.
Fondamentale il dialogo con i consigli giudiziari per l’elaborazione delle linee comuni di autogoverno.
I singoli magistrati non devono essere lasciati soli così come i rappresentanti in consiglio non devono essere lasciati soli, né devono isolarsi.
Concludo con quello che ritengo sia un impegno prioritario per ogni contenuto: realizzare insieme ai colleghi di Area democratica per la giustizia una squadra coesa, attrezzata e operativa proiettata al perseguimento degli obiettivi politici e agli specifici punti programmatici che l’assemblea di Area approverà.