Proposta

BINOMINALE MAGGIORITARIO A GRANDI COLLEGI
Proposta “Cartabia”

Si commenta non un testo connotato da ufficialità, ma quello che si può delineare in base a informazioni giornalistiche, dichiarazioni della Ministra Cartabia e interventi convegnistici, dai quali sono emerse peraltro notizie concordanti in ordine al tessuto e all’articolazione della proposta. Come la Ministra ha dichiarato nella relazione annuale al Parlamento sulla giustizia, il testo contenente il modello di riforma del sistema elettorale del CSM verrà presentato dal Governo sotto forma di emendamento al disegno di legge delega “Bonafede” già incardinato alla Camera dei deputati.

Scheda

Caratteristiche

  • Suddivisone del territorio in diversi collegi a seconda della funzione: 4 collegi per i giudicanti, 2 per i P.M., 1 per la legittimità;
  • in ogni collegio vengono presentate almeno 6 candidature (se non si raggiunge il numero, così come se non vi è parità di genere, le candidature vengono integrate mediante sorteggio tra i magistrati che non hanno negato la disponibilità);
  • ogni elettore esprime la preferenza per due candidati purché di genere diverso;
  • in ognuno dei 7 collegi risultano eletti i due candidati che hanno ottenuto il maggior numero di voti per un totale di 14 eletti;
  • i due seggi restanti sono riservati ai due candidati che hanno ottenuto il maggior numero di voti (i due migliori terzi).

Vantaggi

  1. garantisce in fase di candidature la parità di genere;
  2. crea un’ampia platea di candidati.

Svantaggi

  1. La previsione di collegi binominali così grandi potenzia il peso dei gruppi e, soprattutto, dei due gruppi più forti;
  2. il sistema crea nei fatti un sistema bipolare e rende difficilissimo garantire una rappresentanza per gruppi associativi minori o per candidati “indipendenti”;
  3. la preferenza doppia, anche se di genere diverso, potrebbe determinare accordi e “scambi di voti” tra candidati e tra gruppi;
  4. vi è una singolare differenza di dimensione tra i collegi che eleggono i giudici e quelli che eleggono i pubblici ministeri;
  5. premia, tendenzialmente, i candidati dei distretti più grandi.

Obiettivi da perseguire

Assicurare la qualità professionale e morale nonché l’autorevolezza dei candidati e degli eletti
L’obiettivo non è raggiunto

Il sistema premia la maggiore o minore notorietà dei candidati a livello nazionale che può derivare dalla maggiore o minore risonanza mediatica dei procedimenti trattati e, di fatto, non consente candidature indipendenti essendo necessario, in collegi così grandi, l’appoggio di un gruppo organizzato; inoltre, il voto plurimo rischia di incentivare comportamenti opportunistici.

Evitare la concentrazione degli eletti in pochi grandi centri
L’obiettivo non è raggiunto

La suddivisione del territorio in collegi così grandi non garantisce un’equilibrata distribuzione territoriale degli eletti.

Riavvicinare i magistrati all’autogoverno
L’obiettivo non è raggiunto

È sostanzialmente certo che tale sistema creerà, di fatto, un bipolarismo tra le due correnti più rappresentative senza dare spaio a candidati indipendenti o appartenenti a gruppi di minoranza.

Garantire la rappresentanza di genere
L’obiettivo è raggiunto in parte

Si facilita la rappresentanza di genere prevedendo un ugual numero di candidati per ciascun genere, ma non sono previste quote di risultato nel riparto dei seggi e tutti gli eletti potrebbero appartenere ad un unico genere.

Assicurare che il Consiglio sia rappresentativo del pluralismo di idee che caratterizza la magistratura
L’obiettivo non è raggiunto

Da un lato il sistema così delineato crea, come detto, un bipolarismo tra i due gruppi più rappresentativi escludendo tutte le altre componenti della magistratura.

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